Vita in Abbondanza

mercoledì 9 maggio 2018

Io sono il Pane della vita.


Cari lettori, eccoci al sesto studio della serie “pienezza in Cristo”. Il testo da cui partiamo oggi lo troviamo nel vangelo di Giovanni 6:35:

“Gesù rispose: Io sono il pane della vita; chi viene a me non avrà più fame e chi crede in me non avrà più sete”.

Ci sono tre necessità vitali per l’essere umano: aria, pane e acqua. Gesù in questo testo prende in considerazione due di queste necessità, il pane e l’acqua. 

Gesù qui sta parlando di soddisfazione. Oggi, nella nostra società, la soddisfazione è qualcosa di strano, non si è mai vissuto un tempo come oggi in cui c’è così tanta scoperta, avanzamento, nuove tecnologie e allo stesso tempo tanta insoddisfazione da parte dell’essere umano. In realtà questo problema è sempre esistito, la differenza è che ai nostri giorni si è diversificata l’area di insoddisfazione. Corriamo continuamente, cerchiamo ogni giorno cose nuove, viviamo in una cultura consumistica che predilige prodotti pronti all’uso, soluzioni rapide, risultati senza troppa fatica, ricette infallibili, parliamo di “navigazione” in internet ma in realtà sono convinta che molti galleggiano senza sapere dove stanno andando e che cosa stanno cercando veramente. 

Mancanza. Oggi cerchiamo ma non troviamo, e dove cerchiamo le nostre soddisfazioni? Di quale pane ci cibiamo? Che tipo di letture prediligiamo? Che tipo di programmi televisivi guardiamo e qual è la morale di fondo: volgarità, tutto è lecito, bellezza stereotipata, violenza, problemi personali messi alla mercè di tutti e soprattutto di chi in fondo non ha nessun interesse nell’aiutarti ma vuole solo trarne profitto per l’audience? 

Nella Bibbia il re Salomone era la tipica persona che cercava in continuazione. Nel periodo in cui si cibò di Dio nella sua vita fu tranquillo e felice, fu l’uomo più saggio e soddisfatto. Quando si separò da Dio iniziò a non essere più soddisfatto di nulla, per citare un esempio si sposò con 700 donne ed ebbe 300 concubine, 1000 donne. Immaginate di convivere con 1000 donne, per quale motivo? Insoddisfazione. L’insoddisfazione è volere sempre di più. Noi esseri umani siamo costantemente insoddisfatti. Ci sentiamo continuamente vuoti. 

Gesù però dice: io sono il pane della vita. Non c’è cosa più semplice del pane. Ai tempi di Gesù il pane era il minimo che un uomo poteva avere. Oggi è la stessa cosa. Pane: farina più acqua. Semplicità. Quello che Gesù sta volendo dire è che la vita è semplice, siamo noi che ce la complichiamo perché siamo perennemente insoddisfatti. Gesù è colui che riempie il cuore, colui che dà la vera soddisfazione e se io dico di essere un cristiano ma tutti i giorni non passo tempo con Cristo allora non so veramente quello che sto dicendo. Essere in Cristo non è una teoria, è un’esperienza. Quando io sto in Cristo costantemente, il suo carattere inizierà a riprodursi nel mio. A volte partiamo dal percorso inverso, citiamo una lista di cose da fare: dire buone parole, perdonare, aiutare il prossimo, non mormorare, non essere invidiosi dell’altro, non disperare nelle situazioni difficili, non essere schiavi del denaro, ecc. ma come possiamo minimamente pensare di riuscire in questo se non andiamo a Gesù? La prima cosa importante è andare a Gesù, passare del tempo quotidianamente con lui e il resto sarà il risultato di questo rapporto. 

La cosa più difficile nella vita cristiana non è non fare una lista di cose: non uccidere, non mentire, non rubare; la cosa più difficile nella vita cristiana è riuscire a dimorare in Cristo ogni singolo giorno, pregare e passare del tempo nello studio della sua parola ogni giorno. Questo perché a noi essere umani per natura non piace dimorare in Cristo, a noi piace molto di più alzarci la mattina e correre, pensando a tutto ciò che abbiamo da fare ma non all’importanza di ritagliarci del tempo con Cristo. Spesso e volentieri non abbiamo voglia di passare del tempo nella preghiera e nello studio della bibbia ma dovremmo imparare proprio in questi momenti ad essere sinceri con Dio e dirgli: Padre celeste, so che la mia vita ha veramente senso se faccio di te la priorità, crea allora in me il desiderio e il bisogno di cercarti ogni singolo giorno, perché mi rendo conto che questa vita difficile con tutte le ferite che comporta senza di te è veramente nulla.

Il nemico ci rende schiavi, ci fa affondare, ci porta a cercare soddisfazioni nei piaceri mondani, ci fa vedere miraggi irraggiungibili e quando scopriamo che nulla colma i nostri vuoti e nulla ci soddisfa e vorremmo tornare a Dio, ci fa pensare che è troppo tardi. Allora mette in noi dei dubbi: pensi che Dio ti ascolterà? Pensi che questo peccato commesso possa essere perdonato? E il fatto che torni a commetterlo ancora una volta, due volte, tre volte? Molti cadono in questa trappola pensando di non riuscire mai a sconfiggere i lati negativi visibili e nascosti del proprio essere ma io ti dico qualcosa in più oggi, non è mai troppo tardi per tornare a Dio e nutrirci della sua parola. Non è mai troppo tardi per fare di Gesù il pane della nostra vita che ci sazia e ci fa crescere nella fede. Dio in Isaia 1:18 ci dice:

“Venite quindi e discutiamo assieme, dice l'Eterno, anche se i vostri peccati fossero come scarlatto, diventeranno bianchi come neve; anche se fossero rossi come porpora, diventeranno come lana”.

Non pensare che non sei bravo a compiere il tuo dovere di cristiano, pensa ad andare a Cristo e alla sua parola costantemente e senza che te ne renderai conto sarà Gesù stesso a trasformarti a sua immagine e a compiere per te quello che tu da solo non potresti mai fare. In 2 Corinzi 3:18 leggiamo:

“E noi tutti, contemplando a faccia scoperta come in uno specchio la gloria del Signore, siamo trasformati nella stessa immagine di gloria in gloria, come per lo Spirito del Signore”.

Dio può compiere per noi quello che non possiamo fare, Dio può compiere la trasformazione del nostro carattere e darci la vera soddisfazione in questa vita ma a noi spetta di cercarlo e avere comunione con lui tutti i giorni. Nel vangelo di  Giovanni 6:27,28 leggiamo:

“Procuratevi non il cibo che perisce, ma quello che dura per la vita eterna, e che il Figlio dell'uomo vi darà. Perché su di lui il Padre, Dio, ha messo il suo sigillo». Gli dissero allora: «Che cosa dobbiamo fare per compiere le opere di Dio?». Gesù rispose: «Questa è l'opera di Dio: credere in colui che egli ha mandato”.

E per credere in Gesù dobbiamo frequentarlo, ogni singolo giorno. Il nostro “credere” deve essere un credere pratico, non teorico. Vai a Gesù così come sei, cibati di lui ed egli farà tutto il resto, ti purificherà e ti trasformerà, trasformerà anche la tua visione della vita e in lui troverai la vera soddisfazione.
In conclusione ti lascio un canto di adorazione dal titolo "Così come sei". Che le parole di questo canto possano fluire nel tuo cuore e darti consolazione e voglia di andare a Gesù.



lunedì 7 maggio 2018

Io sono la Luce


Cari lettori, siamo al quinto studio della serie “pienezza in Cristo”. Il testo di oggi è quello del vangelo di Giovanni 8:12:

Di nuovo Gesù parlò loro: «Io sono la luce del mondo; chi segue me, non camminerà nelle tenebre, ma avrà la luce della vita».

Abbiamo due termini chiave in questo testo: luce e tenebre. Nel dizionario il termine “luce” in senso figurato indica la vita, l’esistenza umana, il potere di liberare dall’ignoranza intellettuale e spirituale; il termine “tenebre” indica invece la mancanza di chiarezza e verità.

La vita è un continuo “andare”, è camminare, che sia nelle tenebre o nella luce. Il giorno che smetti di camminare smetti anche di vivere. Camminare significa avanzare, imparare; il giorno che smetti di imparare smetti anche di vivere. Nessuno può arrivare al punto di dire: io so già tutto. Nessuno! Tutti in questo mondo continuiamo ad andare avanti, a camminare e camminando stiamo anche imparando. Se non vogliamo più andare avanti e camminare allora ci possiamo considerare morti, possiamo forse continuare ad esistere, a respirare, ma la vita è un’altra cosa. 

Il problema è che imparare è doloroso, non riferito allo sforzo fatto per imparare, ma riferito al dolore di avanzare verso ciò che è sconosciuto. Imparare significa uscire fuori dalla nostra zona di comfort per calpestare un suolo che non si conosce, ecco perché è doloroso, perché andiamo contro quello che già è stabile nella nostra vita, contro quello che già ci dà sicurezza e protezione. Proprio perché l’apprendimento richiede questo tipo di dolore, c’è molta gente che non vuole avanzare e crescere. Noi abbiamo sempre da imparare; impariamo da un bambino, da un anziano, dal marito, dalla moglie, dal fidanzato, dalla fidanzata, dagli amici, perfino dagli animali, i quali ci insegnano lezioni di nobiltà e fedeltà; la vita è un continuo apprendere. 

Torniamo al testo iniziale. Il versetto inizia in questo modo: “di nuovo” Gesù parlò loro. Perché “di nuovo”? Gesù diceva le cose di continuo perché noi essere umani facciamo fatica ad imparare, specialmente per ciò che riguarda le cose spirituali perché probabilmente quando leggiamo la Bibbia, tendiamo a relazionare le cose con un senso materiale. Vediamo alcuni esempi:


  • Gesù parlava del “regno di Dio” e quando parlava di questo si riferiva al regno spirituale. La gente diceva di comprendere ma in realtà non aveva capito niente, Gesù si riferiva al regno spirituale e loro invece pensavano che avrebbe stabilito un regno temporale su questa terra e lo volevano fare re (Giovanni 6:15).
  • Un giorno Gesù incontrandosi con Nicodemo gli parlò della “nuova nascita”. Di quale nascita stava parlando Gesù? Del battesimo. A quale nascita stava pensando Nicodemo? Egli pensava a come può un uomo vecchio entrare nel grembo della madre ed uscire di nuovo! E Nicodemo era un teologo, eppure in quel momento non capiva (Giovanni 3:1-21)
  • Un altro giorno Gesù incontrò la donna samaritana e le parlò “dell’acqua”. A quale acqua si riferiva Gesù? All’acqua della vita. E a quale acqua stava pensando la donna samaritana? All’acqua del pozzo (Giovanni 4:1-15).
  • Un giorno Gesù stava con i discepoli e disse loro di guardarsi dal lievito dei farisei. A quale lievito si riferiva Gesù? Alla loro dottrina. A cosa pensavano i discepoli? Pensavano che Gesù si stesse riferendo al fatto che non avevano portato del pane (Marco 8:11-21).

Gesù parlava essendo sintonizzato su una frequenza, quella spirituale, e tutte queste persone non capivano perché sintonizzati su una frequenza materiale.
Noi non siamo tanto diversi oggi, ecco perché abbiamo bisogno che lo stesso messaggio ci venga ripetuto varie volte, perché siamo duri nell’apprendere. Cosa è necessario imparare oggi? Abbiamo bisogno di imparare che noi “non possiamo” ma Cristo “può”. Abbiamo bisogno di imparare ad arrenderci a Cristo. Noi da soli non possiamo fare niente e a volte vogliamo fare tutto, spesso esitiamo a venire a Gesù perché pensiamo che prima dobbiamo essere perfetti e liberarci di ogni groviglio ma non abbiamo capito che funziona al contrario: abbiamo bisogno di venire a Cristo e arrenderci a Lui il quale compirà ogni cosa in noi. 

Qual è quindi il nostro compito? È quello di cercare Gesù, è quello di studiare la Bibbia tutti i giorni, pregare tutti i giorni. Qualcuno penserà allora di non potercela fare perché non ha la minima voglia di farlo né tanto meno ne sente il bisogno, però intanto le cose nella vita non vanno, intanto si cercano svariate soluzioni ai problemi  ma nessuna è sufficientemente buona o se lo è non è duratura nel tempo. Non hai forza di volontà per farlo? Chiedi a Dio che crei in te il desiderio e il bisogno di farlo. Molte volte nella vita concentriamo la nostra forza di volontà per cose che crediamo siano importanti: se dobbiamo andare a lavorare ci svegliamo presto la mattina, se abbiamo una visita dal medico ci presentiamo puntuali ma per studiare la parola di Dio e pregare non abbiamo tempo né voglia di farlo. La verità è che non ci rendiamo conto di quanto ne abbiamo bisogno, siamo troppo concentrati sulle cose materiali, siamo dentro un vortice che rischia di risucchiarci e ancora non vogliamo arrenderci e non vogliamo andare ai piedi di Gesù perché dia significato alla nostra vita.

Il grande dramma dell’essere umano è che vuole vivere la sua vita da “solo”, vuole essere “indipendente” da Dio ma nella sua indipendenza perde di vista il senso della vita. 

Lascia che Cristo curi le tue ferite, lascia che Cristo ti aiuti a fare le scelte giuste, lascia che Cristo combatta per te le battaglie di questa vita, lascia che ti mostri la via d’uscita che altrimenti non potresti vedere. È vero, ci sono momenti nella nostra vita nei quali non vediamo luce, ci sono momenti nei quali a volte pensiamo che l’unica via d’uscita sia la morte. Ci sono momenti in cui non sappiamo veramente cosa fare. Da cosa senti il bisogno di essere liberato oggi? Quale area della tua vita hai bisogno di mettere nelle mani di Dio? Dio conosce la tua vita molto meglio di come la conosci tu. Aspetta ancora un pò. Non desistere. Dio sta lavorando dietro le quinte della tua vita, forse stai pensando di non avere via d’uscita per certi problemi (situazioni difficili nelle relazioni famigliari, nel matrimonio, nel fidanzamento, problemi di salute, problemi economici, sensi di colpa per i peccati commessi); ricorda che Dio sta lavorando anche se così non sembra e quando meno te lo aspetti vedrai il meraviglioso intervento divino. 

Ascolta solo le parole di Gesù: io sono la luce del mondo, chi segue me non camminerà nelle tenebre. 
Prenditi ora del tempo per lasciare i tuoi pesi ai piedi di Cristo attraverso questo canto dal titolo: lascia i tuoi pesi!




domenica 6 maggio 2018

Io sono la Porta


Cari lettori, questo è il quarto studio della serie “Pienezza in Cristo”.

Il testo di questo studio lo troviamo nel vangelo di Giovanni 10:1-9:

“In verità, in verità vi dico: chi non entra nel recinto delle pecore per la porta, ma vi sale da un'altra parte, è un ladro e un brigante. Chi invece entra per la porta, è il pastore delle pecore. Il guardiano gli apre e le pecore ascoltano la sua voce: egli chiama le sue pecore una per una e le conduce fuori. E quando ha condotto fuori tutte le sue pecore, cammina innanzi a loro, e le pecore lo seguono, perché conoscono la sua voce. Un estraneo invece non lo seguiranno, ma fuggiranno via da lui, perché non conoscono la voce degli estranei». Questa similitudine disse loro Gesù; ma essi non capirono che cosa significava ciò che diceva loro. Allora Gesù disse loro di nuovo: «In verità, in verità vi dico: io sono la porta delle pecore. Tutti coloro che sono venuti prima di me, sono ladri e briganti; ma le pecore non li hanno ascoltati. Io sono la porta: se uno entra attraverso di me, sarà salvo; entrerà e uscirà e troverà pascolo”.

Gesù dichiara: io sono la “Porta”. C’è solo un modo di ottenere la salvezza eterna. C’è solo un modo per entrare nel meraviglioso regno di Dio, la porta è Cristo. La bibbia è chiara su questo. Nel libro degli Atti al capitolo 4:12 leggiamo:

“In nessun altro c'è salvezza; non vi è infatti altro nome dato agli uomini sotto il cielo nel quale è stabilito che possiamo essere salvati”.

Ripeto: esiste solo un modo di ottenere la salvezza, ed è Cristo. Non è Cristo più le opere. Ma solo Cristo. Il testo di Giovanni ci dice che purtroppo ci sono anche tante porte false che ti fanno pensare che tu puoi fare qualcosa in favore della salvezza, che in qualche modo la salvezza ha a che vedere con le tue opere. Faccio subito una premessa: non sto dicendo che nella vita del cristiano la chiesa non ha importanza ma sto volendo dire che l’osservanza dei comandamenti di Dio è una conseguenza dell’avere accettato la salvezza, è il segno intangibile del fatto che abbiamo accettato Gesù Cristo e che da quel momento desideriamo essere trasformati a sua immagine e i comandamenti di Dio rappresentano il carattere perfetto di Cristo. Quindi non voglio assolutamente dire che non hanno importanza, Gesù dice nel vangelo di Matteo 5:17-19:

“Non pensate che io sia venuto per abolire la legge o i profeti; io sono venuto non per abolire ma per portare a compimento. Poiché in verità vi dico: finché non siano passati il cielo e la terra, neppure un iota o un apice della legge passerà senza che tutto sia adempiuto. Chi dunque avrà violato uno di questi minimi comandamenti e avrà così insegnato agli uomini, sarà chiamato minimo nel regno dei cieli; ma chi li avrà messi in pratica e insegnati sarà chiamato grande nel regno dei cieli”.

Abolire la legge (i dieci comandamenti contenuti in Esodo 20) significherebbe annullare lo stesso carattere di Cristo. Quello che invece dobbiamo capire è che non siamo sicuramente salvati in virtù della legge ma che l’ubbidienza a Cristo è la conseguenza dell’aver ricevuto il suo amore e la sua salvezza e di amarlo a nostra volta, Gesù stesso nel Vangelo di Giovanni 14:21 dice:

“Chi accoglie i miei comandamenti e li osserva, questi mi ama. Chi mi ama sarà amato dal Padre mio e anch'io lo amerò e mi manifesterò a lui”.

Anche nelle nostre relazioni umane quando ci sentiamo profondamente amati reagiamo a questo portando il massimo rispetto a chi ci sta vicino, desideriamo il meglio, desideriamo amarlo a nostra volta, ecco perché quando riceviamo l’amore di Gesù Cristo e il nostro cuore ne è toccato non possiamo fare altro che vivere questo amore essendo ubbidienti alla sua legge, alla sua volontà, perché sappiamo che è la cosa migliore per avere una vita in abbondanza. 

La salvezza ha due caratteristiche: la causa e il risultato. A causa di cosa sei salvato? A causa di Gesù Cristo. Cristo è la porta. Qual è il risultato della salvezza? L’ubbidienza, una vita che va in direzione degli insegnamenti di Gesù, una vita il cui fine è lodare Cristo.
Quindi possiamo fare quello che ci pare? Possiamo farci delle leggi a convenienza? Assolutamente no. L’obbedienza è un’espressione di allegria di chi è entrato per la “porta”. L’obbedienza è un’espressione di amore di chi si è innamorato di Gesù Cristo. E quando iniziamo ad innamorarci di Cristo iniziamo ad accettare i suoi insegnamenti, è un percorso di trasformazione che non avviene in automatico, perché questo significa cambiare il nostro modo di vedere la vita, le cose, il nostro modo di pensare, le nostre abitudini, è un processo che avviene man mano che iniziamo a frequentare Gesù, e come tutti i cambiamenti comporta dei sacrifici, comporta anche dolore, perché non è facile accettare di cambiare rotta e accettare di essere sulla via sbagliata, un nuovo cammino spaventa sempre ma ciò che ci attende dall’altra parte è indiscutibilmente meraviglioso. 

Quando entriamo per la porta che è Cristo ci rendiamo conto che ci sono molte cose che a Gesù piacciono ma a noi no, e molte cose che a Gesù non piacciono ma a noi si. Ma l’amore risolve il problema della vita cristiana, l’amore ci trasforma e ci mette d’accordo. Nel libro di Amos 3:3 leggiamo:

“Possono due camminare insieme, se prima non si sono messi d'accordo?”

A volte pensiamo di ottenere tutto con i nostri sforzi ma in realtà abbiamo bisogno di innamorarci di Gesù. Abbiamo bisogno di sentirci amati e accettati e di ricambiare questo amore. Se oggi senti questo bisogno arrenditi a Cristo, prega, apri la tua Bibbia, inizia a leggerla e lascia fluire l’amore di Cristo nella tua vita. A poco a poco che lo farai, lo Spirito Santo lavorerà in te, ti consolerà, riempirà il vuoto che è in te e inizierà a trasformarti a immagine di Cristo e a farti acquisire il suo carattere, ti metterà d’accordo con la mentalità di Gesù e l’ubbidienza sarà il risultato di aver ricevuto il suo meraviglioso amore.
Camminando con Gesù impareremo ad andare d’accordo con Lui, con il suo modo di pensare, con il suo modo di vedere le cose, con il suo modo di vivere la vita. E’ lui la possibilità di uscire dai nostri schemi, dalle nostre paure, dalle nostre ottuse certezze, verso una nuova libertà. Cristo è la porta capace di aprire nuovi spazi nel cuore e nella mente di ognuno.

venerdì 4 maggio 2018

Io sono la Vita

Cari lettori, continuiamo insieme questo viaggio con il terzo studio sulla serie “Pienezza in Cristo”. 
Prendetevi del tempo per ascoltare il brano "Stupenda Grazia" e trovare conforto nelle sue belle parole. Nel suo titolo originale "Amazing Grace", un brano di John Newton https://it.wikipedia.org/wiki/Amazing_Grace (nel link riportato trovate la storia di questo brano. Possiamo anche allontanarci da Dio e sperimentare il vuoto, ma nel momento in cui decidiamo di tornare, se lo facciamo con tutto il cuore, Dio, per la Sua grazia, è pronto ad accoglierci a braccia aperte e ridare senso alla nostra vita). Come dirà John Newton in uno dei suoi sermoni:

«La mia memoria è quasi del tutto svanita, ma ricordo due cose: che io sono un grande peccatore e che Cristo è un grande Salvatore».

Partiamo anche per oggi dal vangelo di Giovanni 14:6:
“Gesù gli disse: io sono la via, la verità e la vita”.

Abbiamo parlato di Gesù come “Via”, come “Verità” ed oggi parliamo di Gesù come “Vita”.
Cos’è la vita? Non è il semplice respiro e il fatto che il cuore batte. Da un punto di vista biologico può anche esserlo, però la vera vita con significato non è un periodo di tempo. Gesù dichiarò: io sono la vita. Gesù è la vita e se tu vuoi vivere con pienezza, gioia, allegria, se vuoi svegliarti la mattina con la voglia di sognare, di sperare, di lavorare, di vivere, hai bisogno allora di stare in comunione con la persona “vita” che è Gesù Cristo.

Nel vangelo di Matteo 6:25 Gesù disse:
“Perciò io vi dico: Non siate con ansietà solleciti per la vostra vita, di quello che mangerete o berrete, né per il vostro corpo, di che vi vestirete. La vita non vale più del cibo e il corpo più del vestito?”

Gesù sta dicendo qui che la vita non è quello che generalmente pensiamo che sia, vivere non è semplicemente respirare ed esistere. La maggior parte delle persone esistono ma non vivono. La differenza tra la vita degli animali e quella degli esseri umani è che gli animali sopravvivono (esistono), nascono, crescono, si riproducono e muoiono. Però non hanno sogni, progetti. L’essere umano invece è stato creato con la capacità di sognare, di guardare al futuro, di desiderare il raggiungimento di obiettivi, di crescere, migliorarsi. Tutti questi desideri, sogni, progetti si possono realizzare se scegli di vivere a fianco della persona chiamata “Vita”.
La vita senza Cristo è un pozzo senza fondo, un tunnel senza uscita, è una confusione. 

Leggiamo anche il testo del libro di Ecclesiaste 2:17:
“Perciò ho preso in odio la vita, perché tutto ciò che si fa sotto il sole mi è divenuto disgustoso, perché tutto è vanità e un cercare di afferrare il vento”.

Questo versetto è stato scritto dal saggio re Salomone, egli ha vissuto tre tappe diverse nella sua vita. Una prima tappa l’ha vissuta insieme a Dio, con fede e successo, crebbe in potenza e in gloria riflettendo sempre di più il carattere di Dio.  Chiese a Dio saggezza e fu il più grande re di Israele. Salomone comprese che chi ha grosse responsabilità, se vuole adempiere bene il suo compito, deve attingere alla fonte della saggezza che è Dio. Egli infatti non desiderò per se stesso ricchezze materiali ma aspirò alla sapienza e all’intelligenza sviluppando così doti come l’acutezza, la generosità e la sensibilità. Salomone riusciva in ogni sua impresa e il fatto che dimostrò umiltà ricercando come bene supremo la sapienza e l’intelligenza, gli portò come conseguenza anche ricchezza, onori e lunga vita. 

Una seconda tappa l’ha vissuta invece lontano da Dio, si era inorgoglito, insuperbito, sprofondò nel peccato e pensò di non dover dipendere più da Dio per avere successo nella vita, così apostatò servendo dèi pagani. Salomone perse di vista la fonte del suo potere e della sua gloria che era Dio. Iniziò a sentirsi autonomo e a poggiare tutto sulle sue sole forze. Fu l’inizio della rovina. Iniziò ad utilizzare le sue ricchezze solo per fini egoistici, iniziò a trascurare la necessità di affinare la bellezza e la perfezione del carattere, concentrandosi invece su tutti gli onori terreni e materialistici, accumulò ricchezze di ogni tipo, ebbe fama, successo, donne ma alla fine di tutto ciò iniziò a sentire un grande vuoto dentro. Aveva tutto ma non era felice. Così scrisse di aver preso in odio la vita, e che tutto quello che apparentemente sembrava soddisfarlo (soldi, potere, gloria, avere una posizione lavorativa rilevante, ecc.) in realtà lontano da Dio lasciava in lui sempre un vuoto incolmabile. 

La vita senza Cristo è una vita vuota, puoi avere tutto nel mondo ma ugualmente sentirti vuoto. Basta seguire i quotidiani per vedere come anche le più note celebrità che sembrano avere tutto nella vita (soldi, beni, bellezza, fama, onore) siano per la maggior parte dei casi continuamente insoddisfatti, prede della disperazione, vittime di alcol e droghe, suicida, sperimentando quel vuoto esistenziale che solo il Creatore può colmare. Quando si è lontani da Dio non si riesce a godere in modo sano dei beni che si hanno (siano essi materiali che relazionali).

Noi siamo stati creati da Dio e per essere felici dobbiamo tornare a Dio, consacrarci a Dio. È questo che manca quando sperimentiamo l’insoddisfazione e il vuoto. Il problema dell’essere umano oggi è che sente che gli manca qualcosa ma non capisce “cosa”. Pensa che gli manchi denaro e corre e si affatica, accumula denaro giorno e notte per poi scoprire di sentirsi ancora vuoto. Pensa che gli manchi la fama, corre e si affatica, diventa famoso e poi scopre di sentirsi ancora vuoto. Pensa che gli manchino beni materiali, corre e compra tutto quello che desidera e poi scopre che si sente ancora vuoto. Il problema è che non si rende conto che il vuoto lo può colmare solo Dio.
Noi possiamo essere completi e felici nella misura in cui decidiamo di tornare al nostro Creatore e dipendere da Lui che ci ha creati. Questo è quello che comprese alla fine della sua vita il re Salomone, aveva ottenuto tutto dalla sua vita ma l’unico in grado di soddisfarlo e colmare il vuoto che sentiva dentro era Dio. Alla fine della sua vita Salomone scrisse nel libro di Ecclesiaste 12:1,13:

Ricòrdati del tuo creatore
nei giorni della tua giovinezza,
prima che vengano i giorni tristi
e giungano gli anni di cui dovrai dire:
«Non ci provo alcun gusto».
Conclusione del discorso, dopo che si è ascoltato ogni cosa: Temi Dio e osserva i suoi comandamenti, perché questo per l'uomo è tutto.

Purtroppo l’essere umano per capire questo che è così semplice ha bisogno di essere ferito, di fallire, di cadere, di sbattere la testa contro un muro, di piangere, di mangiare la polvere della terra e quando alla fine non trova via d’uscita si ricorda di Dio. La bellezza di Dio è che non ci rinfaccia nulla e in qualsiasi momento ci pentiamo e decidiamo di tornare a Lui ci accoglie a braccia aperte.
Noi siamo bravi nel complicarci la vita. Sappiamo che l’OMS ha dichiarato che la malattia del nostro secolo è la depressione. Questa voglia di piangere ininterrottamente, il vedere una vita buia, senza colore, niente soddisfa completamente e si passano anche numerose notti insonni. Che peccato che l’uomo non si renda conto che tutto questo è la conseguenza dell’allontanamento da Dio. Senza Dio la vita non è vera vita.

Spesso però non ci rendiamo conto che la vita senza Dio non ha senso. Siamo macchine da lavoro, ci alziamo, andiamo a lavorare, torniamo, ceniamo, guardiamo un po’ la tv, andiamo a dormire. Ci svegliamo, ci alziamo nuovamente, andiamo a lavorare, torniamo, ceniamo, guardiamo un po’ la tv e andiamo a dormire. E così via. La domenica se abbiamo un po’ di tempo e ce lo possiamo permettere andiamo a fare un giro, forse una cenetta fuori e il lunedì si ricomincia con la stessa routine. A fine mese prendiamo lo stipendio, magari dopo quindici giorni è già finito e facciamo fatica ad arrivare a fine mese o, per amore di arrivarci viviamo in continui sacrifici. Questa è vita?
Mi chiedo come l’essere umano spesso non si domandi se veramente ci sia qualcosa in più. Pensi che Dio ti abbia creato e messo in questo mondo semplicemente per questo? Ci dev’essere qualcosa in più! C’è gente che si alza la mattina esclamando con sospiro: andiamo avanti, un altro giorno in cui “sopravvivere”!

Alzati, respira, ringrazia Dio di essere vivo, gioisci, apprezza quello che hai. Ma per fare questo devi conoscere Dio, devi voler iniziare una relazione intima e personale con Lui.
In questa vita cari lettori avremo sempre delle difficoltà. È chiaro che capita di sentirsi feriti, di perdere il lavoro, di veder morire dei cari, di avere problemi di salute. Dio è interessato ad ognuno dei nostri problemi. La differenza tra un cristiano e un non cristiano è che quando il cristiano attraversa momenti bui nella vita, in mezzo a quelle difficoltà, grazie a Gesù, riesce a vedere una via d’uscita senza disperarsi, riesce a trovare l’ottimismo necessario per far fronte al dolore. Non tutto è perduto quando credi in Dio. E credetemi che la forza per superare ogni difficoltà viene da Dio, gli esseri umani siamo molto fragili, riusciamo anche ad utilizzare tecniche di auto-aiuto, ma a volte poi basta un niente per crollare. Dio è la vera fonte infallibile che non crolla mai e che può sostenerci. Il non cristiano in mezzo a momenti di difficoltà di dispera; ormai gli omicidi, le violenze, sono all’ordine al giorno, basta una lite anche minima per prendere un’arma e fare fuori l’altro. Questo è il risultato dell’allontanamento da Dio. Tutti siamo vittime di tradimenti, delusioni, rifiuto, abbandono; se affronteremo tutto questo con Dio alla fine riusciremo a superare ogni difficoltà, se non abbiamo Dio la disperazione è dietro l’angolo. 

In conclusione, menomale che Dio e la Sua esistenza non dipendono da quello che credo io, che credi tu, che crediamo noi. Se tu credi in Dio, Egli esiste. Se tu non credi in Dio, Egli esiste ugualmente. Meglio credere. Se tu non credi, Dio non perde nulla ma se tu non credi perdi tutto. Dio è sempre li, a braccia aperte, con tanta voglia di accoglierti. Lascia che ti riempia con il suo amore. Nel vangelo di Matteo 11:28 Gesù ci dice:
“Venite a me, voi tutti che siete affaticati e oppressi, e io vi darò riposo”.

20. BEATI SIETE VOI QUANDO VI INSULTANO E VI PERSEGUITANO PERCHE' CREDENDO FATE LA VOLONTA' DI DIO

Cari lettori, siamo giunti al commento dell'ultima beatitudine che possiamo leggere nel Vangelo di Matteo 5:10-12: "Beati i persegu...