Vita in Abbondanza

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martedì 17 marzo 2020

PREGHIERA AL TEMPO DEL CORONAVIRUS


La preghiera del profeta Daniele in tempi angosciosi


Il capitolo 9 di Daniele contiene una delle più grandi preghiere di tutta la Bibbia. Nei momenti determinanti della sua esistenza, Daniele si affida alla preghiera per riuscire a gestire le sfide che lo attendono.
Il profeta sostiene di aver capito, meditando sui libri, la profezia che sta studiando con tanta accuratezza.
Si capisce bene che la conclusione cui giunge Daniele nasce da uno studio profondo delle precedenti rivelazioni di Dio a Mosè e ad altri profeti. Avendo appreso dal rotolo di Geremia che il suo periodo di schiavitù sarebbe durato settant'anni (Gr 25:11-12; 29:10), Daniele comprende l'importanza del momento storico in cui sta vivendo. Ricordiamoci che questa preghiera cade nel 539 a.C., anno della caduta di Babilonia per mano dei Medo-Persiani. Sono passati dunque quasi settant'anni da quando Nabucodonosor ha conquistato Gerusalemme e distrutto il tempio. Perciò, secondo la profezia di Geremia, il popolo di Dio, esiliato in Babilonia, tornerà presto nella sua terra natale. Avendo fiducia nella parola del Signore, Daniele sa che sta per accadere qualcosa di memorabile al suo popolo e che, come Dio ha promesso, l'esilio a Babilonia sta per finire.
In base allo studio delle Scritture di cui poteva disporre, Daniele capisce anche la gravità dei peccati commessi dal suo popolo. Per avere infranto il patto hanno interrotto la relazione con Dio; la conseguenza inevitabile è stata l'esilio (Le 26:14-45).

Ecco che Daniele pregava allora in questo modo: “Com’è scritto nella legge di Mosè, tutta questa calamità ci è venuta addosso; tuttavia non abbiamo implorato l’Eterno, il nostro Dio, per convertirci dalle nostre iniquità e prestare attenzione alla tua verità. Signore ascolta! Signore perdona! Signore, guarda e agisci senza indugio per amore di te stesso, o mio Dio, perché il tuo nome è invocato sulla tua città e sul tuo popolo”. Daniele 9:13,19
È grazie allo studio della rivelazione di Dio che Daniele acquisisce consa­pevolezza dei tempi, e ciò gli conferisce un senso di urgenza nell'implorare Dio a beneficio del suo popolo.

Questa preghiera è uno spunto più che mai attuale per i tempi in cui stiamo vivendo. In queste settimane l’OMS ha dichiarato la pandemia riguardo questo nuovo virus, il CORONAVIRUS, micidiale, che sta mietendo tante vittime. C’è paura, sgomento, si cerca di correre ai ripari, si spera che il prossimo ad esserne colpito magari non sia qualcuno della nostra famiglia, ma questa non è l’unica volta che un virus, una peste, una malattia infettiva ha minacciato la vita umana.

Quello che invece è importante capire, è la necessità di andare oltre a tutto questo, per renderci conto che dietro a un intensificarsi di queste pestilenze, c’è l’adempimento dei segni dei tempi che precedono il nostro ritorno a casa, così come era al tempo del profeta Daniele, questi segni dei tempi precedono il 2° avvento di Gesù sulla Terra per la nostra completa redenzione, la fine del male e il nostro ingresso nella Gerusalemme celeste. Proprio come Daniele in vista del ritorno a casa del suo popolo comprendeva la necessità del pentimento, del ravvedimento, così oggi noi, in vista del ritorno di Gesù, abbiamo bisogno di comprendere l'importanza della trasformazione del nostro carattere in conformità ai principi di Dio e del suo regno, e abbiamo bisogno di riconoscere i nostri peccati, pentirci e abbandonarli completamente.

Mentre ci avviciniamo al tema degli ultimi giorni della storia di questo pianeta, è più che mai indispensabile studiare e vivere in coerenza con la parola di Dio, la sola che può garantirci una spiegazione autorevole del mondo in cui viviamo. Dopo tutto, essa narra il racconto del gran conflitto tra il bene e il male, fino a rivelare che la storia umana si concluderà con l'annientamento del peccato e con l'affermazione del regno eterno di Dio. Più studiamo la Bibbia, meglio comprenderemo la situazione contemporanea della terra e il nostro ruolo oggi, come anche le motivazioni per sperare, nonostante l'evidenza di una realtà che non pare offrire alcuna speranza.

In Luca 21: 10,11,26-28 Gesù disse:

“Insorgerà nazione contro nazione e regno contro regno; vi saranno grandi terremoti, e in vari luoghi pestilenze e carestie; vi saranno fenomeni spaventosi e grandi segni dal cielo. Gli uomini verranno meno per la paurosa attesa di quello che starà per accadere al mondo; poiché le potenze dei cieli saranno scrollate. Allora vedranno il Figlio dell'uomo venire sulle nuvole con potenza e gloria grande. Ma quando queste cose cominceranno ad avvenire, rialzatevi, levate il capo, perché la vostra liberazione si avvicina”.

Questo testo si può far scorrere parallelo alla preghiera di Daniele. Dio ha sempre avvisato gli uomini degli imminenti giudizi. Coloro che hanno avuto fede nel Suo messaggio per il loro tempo e hanno agito secondo la loro fede, ubbidendo ai Suoi comandamenti (se volete conoscere i comandamenti di Dio leggete Esodo 20, la Bibbia dice che il peccato è la trasgressione della legge e che a causa della trasgressione oggi viviamo in un mondo pieno di sofferenza, calamità, malattie, carestie, che minacciano continuamente la nostra vita), sono scampati ai giudizi riservati ai disubbidenti e agli increduli.

Daniele conosceva bene il motivo della calamità che si era abbattuta sul popolo. Le sofferenze di oggi sono dovute all’ostinazione dell’uomo a voler vivere senza Dio, a seguire delle leggi contrarie al governo divino, al voler essere dio di sé stessi, al voler essere indipendenti da Dio quando invece dovremmo stargli attaccati e non poter vivere senza di Lui, perché in effetti, la vita vissuta senza di Lui non è vita e noi non riusciamo ad avere più il controllo delle cose.
Daniele cita quindi più volte, rincarando la dose, il motivo delle calamità, o ai nostri giorni, delle malattie, delle pestilenze: «e non abbiamo ascoltato la voce del Signore, del nostro Dio, per camminare secondo le sue leggi che egli ci aveva date mediante i profeti, suoi servi» (9:10).

Una volta compreso che il male che ci viene addosso è conseguenza della trasgressione della legge di Dio, siamo invitati come uomini a pentirci, a tornare a Dio, un Dio misericordioso che vuole salvarci, redimerci e portarci in braccio in quest’ultima fase della storia terrena. 

Un appunto sulla legge santa di Dio che oggi non viene rispettata. 

I comandamenti di Dio sono 10, i primi 4 evidenziano il rapporto che l’uomo ha con Dio, gli atri 6 evidenziano il rapporto che l’uomo ha con il suo prossimo. In relazione al momento difficile che stiamo vivendo a causa del coronavirus analizziamo due di questi comandamenti:      

  1.  Il secondo comandamento dice di non farsi immagini né idoli e di non prostrarsi davanti a loro né di adorarli (Esodo 20:4-6), perché c’è un solo e unico Dio in cielo, e un solo mediatore che è Gesù Cristo. Vi faccio una domanda: a chi state rivolgendo le vostre preghiere in questo momento di crisi? Quale santo state invocando perché vi salvi da questa pestilenza? Il male che esiste oggi nel mondo è causa della trasgressione della legge di Dio. E Dio dice: quando griderai, venga a salvarti la folla dei tuoi idoli. Il vento li spazzerà via tutti, un soffio li porterà via. Ma chi si rifugia in me possederà il paese ed erediterà il mio santo monte (Isaia 57:13). È peccato farsi degli idoli e pregarli per essere liberati. Ma Dio è sempre pronto a perdonare, e non vede l’ora di accoglierti fra le sue braccia, lui lo ha promesso dicendo: Su, venite e discutiamo - dice il Signore. Anche se i vostri peccati fossero come scarlatto, diventeranno bianchi come neve. Se fossero rossi come porpora, diventeranno come lana. (Isaia 1:18). 
  2.  Il quarto comandamento dice di osservare il sabato come giorno di riposo (Esodo 20:8-11). Il sabato è stato un segno che ha distinto il vero popolo di Dio nel corso di tutta la storia, a partire da Adamo ed Eva per continuare all’epoca d’Israele. Si è perpetuato anche al tempo della chiesa del Nuovo Testamento con l’esempio di Gesù e degli apostoli e come impronta distintiva del popolo di Dio negli ultimi tempi il quale osserva i comandamenti e la legge di Dio (Apocalisse 14:12). Il sabato si trova nel cuore dei dieci comandamenti; fu dato dal Creatore come segno o sigillo della sua autorità. Ecco che osservarlo significa riconoscere l’autorità di Dio, riconoscerlo come nostro Creatore e datore di tutte le cose che abbiamo e riconoscere la nostra incapacità di salvarci da soli. Apocalisse 14:9, 10 riferendosi ai tempi che precedono di poco la venuta di Gesù mette in guardia il mondo intero di evitare di prendere il “marchio della bestia” per evitare le ultime 7 piaghe di Dio e non bere il calice della sua ira. Il versetto 12 dice: “Qui è la costanza dei santi che osservano i comandamenti di Dio e la fede in Gesù”. Tra questi comandamenti è compreso il sabato, che indica Dio quale Creatore e unico a essere degno di adorazione. Non c’è quindi da meravigliarsi se è opinione diffusa che la questione relativa al marchio della bestia sia direttamente collegata all’adorazione della domenica, un «sabato» contraffatto che la Bibbia non ordina di osservare e che si contrappone al quarto comandamento.
Tutto ciò significa che i credenti cristiani che adorano Dio in giorno di domenica hanno già oggi il marchio della bestia? No. Ma dal momento in cui ci sarà una legge universale che imporrà per qualsiasi motivo di osservare obbligatoriamente il giorno di domenica, chi accetterà andando contro la legge di Dio, a quel punto riceverà il marchio della bestia. Cosa fare allora se fino ad ora non avendo saputo la verità è stato osservato un giorno falso di riposo? Ancora una volta l’invito è di pentirsi e tornare a Dio, il quale vuole che tutti gli uomini siano salvati e giungano alla conoscenza della verità (1 Timoteo 2:3,4) e che nessuno perisca ma che tutti giungano a ravvedimento (2 Pietro 3:9)

Una volta fatto questo appunto è importante sottolineare che il peccato riguarda tutti noi che in un modo o nell’altro siamo trasgressori della legge di Dio, non lo mettiamo al primo posto, non ci rivolgiamo a Lui per essere salvati, non curiamo una relazione quotidiana con Lui attraverso lo studio della Bibbia e la preghiera. Tutti noi in questo momento di sconforto, di epidemia che può colpirci da un momento all'altro, siamo chiamati a rivolgerci a Dio, a temerlo, a cercare il suo volto, ad affidarci a Lui, a capire il perchè di questo male e a riuscire ad andare oltre il pericolo stesso, puntando gli occhi sul prossimo ritorno di Cristo e la vita eterna promessa a coloro che lo accettano e lo seguono. Ecco che allora tornando alla preghiera di Daniele ai versetti 18-19 leggiamo:  

O mio Dio, inclina il tuo orecchio e ascolta! Apri gli occhi e guarda le nostre desolazioni, guarda la città sulla quale è invocato il tuo nome; poiché non ti supplichiamo fondandoci sulla nostra giustizia, ma sulla tua grande misericordia. Signore, ascolta! Signore, perdona! Signore, guarda e agisci senza indugio per amore di te stesso, o mio Dio, perché il tuo nome è invocato sulla tua città e sul tuo popolo.

Ci troviamo quindi in presenza di un appello alla grazia di Dio, alla sua disponibilità a perdonare il suo popolo nonostante i peccati e le malvagità commesse, un potente riflesso del vangelo: peccatori che non hanno alcun merito proprio e che, nondimeno, ricercano quella grazia e quel perdono che non si sono guadagnati. Non è forse l'esempio che riflette la posizione di ciascuno di noi davanti a Dio? L’apostolo Giovanni infatti scrive: Se diciamo di essere senza peccato, inganniamo noi stessi, e la verità non è in noi. (1 Giovanni 1:8).

Traendo le conclusioni:

  • Per Dio il male, la ribellione, l’ingiustizia, l’idolatria, la trasgressione della sua legge, sono cose importanti di fronte al quale Egli deve prendere posizione. Che questa posizione si esprima direttamente punendo in prima persona, o ritirando la sua protezione di fronte ai nemici dei suoi figli infedeli, o se semplicemente lascia che si manifestino le conseguenze del nostro stesso male è discutibile dato che possiamo pensarla tutti diversamente, ma una cosa dobbiamo evitare: sottovalutare il male e la disapprovazione divina, così come le conseguenze inevitabili che ne conseguono.
  • Quando Daniele si appella a Dio invitandolo a guardare al dolore della città nella quale il Suo nome è invocato, al suo stesso buon nome, lo fa perché sa che il cuore di Dio, anche quando punisce, è colmo di pena per la sofferenza dei suoi figli, e che il suo “nome”, cioè la sua essenza, la sua natura, sono fondamentalmente costituiti dalla misericordia, dal perdono, dall’amore e dalla salvezza. Infatti, Dio cerca sempre, con ogni mezzo possibile, di operare per la nostra salvezza, per portarci a ravvedimento, anche attraverso la sofferenza. E noi abbiamo la stessa fiducia di quest’uomo di Dio quale fu Daniele, che di fronte alla calamità, alle minacce di morte, alla sofferenza – o se vogliamo attualizzarlo a noi – alla pestilenza, alla malattia, si umiliò davanti a Dio riconoscendo i propri peccati e quelli del popolo, chiedendo perdono e avendo fiducia nell’intervento divino che salva. Chiediamo quindi a Dio cosa possiamo imparare da questa sofferenza che improvvisamente si è abbattuta su di noi. Egli promette:

Infatti io so i pensieri che medito per voi", dice il SIGNORE: "pensieri di pace e non di male, per darvi un avvenire e una speranza. Voi m'invocherete, verrete a pregarmi e io vi esaudirò. Voi mi cercherete e mi troverete, perché mi cercherete con tutto il vostro cuore; io mi lascerò trovare da voi", dice il SIGNORE. "Vi farò tornare dalla vostra prigionia; vi raccoglierò da tutte le nazioni e da tutti i luoghi dove vi ho cacciati", dice il SIGNORE; "vi ricondurrò nel luogo da cui vi ho fatti deportare". (Geremia 29:11-14)


domenica 16 febbraio 2020

Dai Gloria a Dio - Il tuo carattere morale e spirituale sta passando in rassegna davanti a Dio.


Apocalisse 14:6
Poi vidi un altro angelo che volava in mezzo al cielo e che aveva l'evangelo eterno da annunziare agli abitanti della terra e ad ogni nazione, tribù, lingua e popolo, e diceva a gran voce: «Temete Dio e dategli gloria, perché l'ora del suo giudizio è venuta; adorate colui che ha fatto il cielo, la terra, il mare e le fonti delle acque».
La volta scorsa abbiamo visto come “Temere Dio” significhi:
  • Riconoscergli un intenso rispetto;
  • Avere riverenza nei suoi confronti desiderando essere santi come lo è Lui, si nei nostri pensieri, che nelle nostre parole e azioni;
  •  Avere una profonda venerazione che ci porta ad obbedire a ogni requisito di Dio, per amore nei suoi confronti.

In questa riflessione vediamo invece cosa insegna la Bibbia sul “Date Gloria a Dio”.
Esodo 33:18
Allora Mosè disse: «Deh, fammi vedere la tua gloria!».
Mosè si trovava sul monte Sinai e fece questa richiesta a Dio.
Esodo 33:19
L'Eterno gli rispose: «Io farò passare davanti a te tutta la mia bontà e proclamerò il nome dell'Eterno davanti a te (quanto è interessante ciò che mostra Dio a Mosè! Mosè gli chiede: mostrami la tua gloria e Dio risponde: farò passare davanti a te il mio bene e proclamerò il mio nome. Nella Bibbia il nome denota il carattere della persona). Farò grazia a chi farò grazia e avrò pietà di chi avrò pietà»
In altre parole quindi, la gloria di Dio è il suo carattere. Dio rispose: farò in modo che la mia misericordia passi davanti a te.
Esodo 34:6,7
E l'Eterno passò davanti a lui e gridò: «L'Eterno, l'Eterno Dio, misericordioso e pietoso, lento all'ira, ricco in benignità e fedeltà, che usa misericordia a migliaia, che perdona l'iniquità, la trasgressione e il peccato ma non lascia il colpevole impunito (ancora una volta Dio mostra a Mosè il suo carattere, i cui tratti sono pietà, misericordia, giustizia, essere lento all’ira), e che visita l'iniquità dei padri sui figli e sui figli dei figli fino alla terza e alla quarta generazione».
Esodo 34:29
Or Mosè, quando scese dal monte Sinai (scendendo dal monte Mosè aveva in mano le due tavole della testimonianza), non sapeva che la pelle del suo volto era divenuta raggiante, perché era stato a parlare con l'Eterno.
In altre parole, Mosè venne contagiato da Dio al punto tale che la Bibbia lo descrive in questo modo:
Or Mosè era un uomo molto mansueto, più di chiunque altro sulla faccia della terra (Numeri 12:3).
Non sempre Mosè era stato molto mansueto. C’è stato un periodo della sua vita che egli aveva un carattere così istintivo che poteva arrabbiarsi facilmente fino al punto di uccidere qualcuno.
Esodo 2:11,12
In quei giorni, quando Mosè si era fatto grande, avvenne che egli uscì a trovare i suoi fratelli e notò i loro duri lavori; e vide un Egiziano che percuoteva un uomo ebreo, uno dei suoi fratelli.  Egli guardò di qua e di là e, visto che non c'era nessuno, uccise l'Egiziano e lo nascose poi nella sabbia.
Mosè aveva quindi un carattere violento quando era in Egitto.
Eppure in Numeri c’è scritto che a quel tempo egli era l’uomo più mansueto che esisteva sulla terra. Come è potuto avvenire un tale cambiamento?
Mosè aveva trascorso 40 anni nel deserto. Ogni giorno saliva sulla montagna e incontrava Dio e quanto più parlava con Dio, più rifletteva la sua gloria, il suo carattere. (Nota l’espressione “Ogni giorno”. Se vuoi dare gloria a Dio riflettendo il suo stesso carattere, devi incontrarti con Lui nello studio della Parola e nella preghiera ogni giorno. Se pensi di sapere ormai le cose importanti e che quello che sai su Dio sia sufficiente, forse hai una comprensione molto limitata delle realtà eterne. Colui che è infinito, non si può finire mai di conoscere, ecco perché un vero rapporto con Dio non può prescindere dall’incontro quotidiano con Lui, non si finisce mai di conoscere a fondo Dio. Colui che è innamorato di Dio desidererà ogni giorno stare con Lui). Dio condanna la chiesa di Laodicea proprio perché ogni membro pensa di essere a posto, di sapere ormai tutto o comunque le cose essenziali e quindi di non aver bisogno di niente:
"Io conosco le tue opere: tu non sei né freddo né fervente. Oh, fossi tu pur freddo o fervente! Così, perché sei tiepido e non sei né freddo né fervente, io ti vomiterò dalla mia bocca. Tu dici: 'Sono ricco, mi sono arricchito e non ho bisogno di niente!' Tu non sai, invece, che sei infelice fra tutti, miserabile, povero, cieco e nudo. Perciò io ti consiglio di comperare da me dell'oro purificato dal fuoco, per arricchirti; e delle vesti bianche per vestirti e perché non appaia la vergogna della tua nudità; e del collirio per ungerti gli occhi e vedere. Tutti quelli che amo, io li riprendo e li correggo; sii dunque zelante e ravvediti”.
Mosè rifletté così tanto il carattere di Dio che ebbe la sua stessa pietà e misericordia. Il popolo di Israele era un popolo difficile da gestire, lamentoso, si lamentava del cibo e mormorava, si stancava di chi li dirigeva e mormorava, sentiva caldo e mormorava, e ogni volta che metteva alla prova Mosè, egli diceva: bene, permettetemi di andare a consultare il Signore per vedere cosa fare. Mosè intercedeva fino ad essere disposto a dare la sua vita eterna per il perdono del popolo.
Esodo 32:30-33
L'indomani Mosè disse al popolo: «Voi avete commesso un grande peccato; ma ora io salirò all'Eterno; forse potrò fare espiazione per il vostro peccato». Mosè dunque ritornò dall'Eterno e disse: «Ahimè, questo popolo ha commesso un grande peccato e si è fatto un dio d'oro. Ciò nonostante ora, ti prego, perdona il loro peccato; se no deh, cancellami dal tuo libro che hai scritto!». Ma l'Eterno rispose a Mosè: «Colui che ha peccato contro di me, quello cancellerò dal mio libro!
Guardate la differenza. Siamo tutti figli di Dio, ma non tutti riflettiamo il suo carattere. C’era una grande differenza tra Mosè e il popolo. Mosè rifletteva così tanto il carattere di Dio, da avere lo stesso suo amore per la il popolo e per la loro salvezza, il popolo invece non faceva altro che lamentarsi e divorarsi a vicenda. La differenza stava nella comunione che si ha con Dio, più siamo in comunione con lui e più saremo trasformati a sua immagine.
Mosè era un simbolo di Gesù, ed era stato così tanto in comunione con Lui, che adesso ne rifletteva il carattere.
Noi abbiamo bisogno di comprendere la gloria sul volto di Gesù.
Giovanni 1:14
E la Parola si è fatta carne ed ha abitato fra di noi; e noi abbiamo contemplato la sua gloria, come gloria dell'unigenito proceduto dal Padre, piena di grazia e di verità. (Gesù è venuto a mostrare la gloria del Padre, ovvero il suo carattere di cui due attributi sono grazia e verità).
Giovanni 2:11
Gesù fece questo inizio dei segni in Cana di Galilea e manifestò la sua gloria, e i suoi discepoli credettero in lui.
I miracoli di Gesù erano dati dalla sua gloria. E cosa faceva Gesù nei miracoli? Rivelava l’amore di Dio; la misericordia di Dio; la pazienza di Dio, il fatto che Egli si preoccupa della razza umana. E i discepoli credettero in Lui. Se vogliamo che le persone credano in Dio dobbiamo acquisire il suo carattere, se con il nostro carattere non riveliamo la gloria di Dio, le persone non si avvicineranno a Cristo.
La gente vede l’incoerenza, vede che in noi non c’è potenza ma solo apparenza, ecco perché non crede in Gesù.
Quale grande responsabilità abbiamo?
Temete Dio e dategli gloria.
L’unico modo per dare gloria a Dio è riflettendo il suo carattere in noi e nelle nostre vite.
Matteo 5:16
Così risplenda la vostra luce davanti agli uomini, affinché vedano le vostre buone opere e glorifichino il Padre vostro che è nei cieli».
Se quello che facciamo e il modo in cui ci comportiamo, pensiamo e parliamo non porta le persone a glorificare Dio allora dobbiamo seriamente considerare in quale direzione stiamo andando.
Quando ascoltate le conversazioni vane e frivole e sentite le risate, gli scherzi, i giochi, tutto questo equivale a imitare il Modello? Se continuate ad ascoltare, nelle vostre conversazioni menzionate Gesù? La Verità è il tema delle vostre conversazioni? Gli ascoltatori stanno glorificando Cristo crocifisso? (Ellen White, Tesori delle Testimonianze, Volume 1).
Non possiamo continuare a vivere di autocompiacimento, spesso in tutto quello che facciamo cerchiamo la gloria personale ma non portiamo le persone a dare gloria a Dio.
La cosa più bella che la gente ti possa dire è: Dio è con te, Dio è in te, tu riveli il carattere di Cristo, sia nei pensieri che nelle parole che nelle azioni.
Gesù era capace di rivelare i tratti del carattere del Padre perché stava a lungo in comunione con Lui.
Marco 1:35
Poi il mattino seguente, essendo ancora molto buio, Gesù si alzò, uscì e se ne andò in un luogo solitario e là pregava.
Noi abbiamo bisogno di passare tempo con Dio se vogliamo riflettere il suo carattere, alla fine della storia di questa terra Gesù avrà un popolo che rifletterà il suo carattere.
2 Corinzi 3:18
E noi tutti, contemplando a faccia scoperta come in uno specchio la gloria del Signore, siamo trasformati nella stessa immagine di gloria in gloria, come per lo Spirito del Signore.
Quanto più trascorriamo del tempo con qualcuno, tanto più ne rifletteremo il carattere.
Il verbo utilizzato per «trasformare» è «metamorfoo», ossia, metamorfosi che è quella che avviene quando c’è una trasformazione radicale. Questo è il cambiamento che si realizza quando contempliamo Gesù Cristo, pregando e studiando la sua parola ogni giorno.
La ragione per la quale noi non otteniamo vittorie nella nostra vita cristiana è perché guardiamo troppa televisione, ascoltiamo troppa musica mondana, stiamo troppo sui social, dedichiamo il nostro tempo a cose che non edificano, ci intratteniamo in conversazioni frivole e riflettiamo così il carattere di ciò che vediamo e ascoltiamo. Abbiamo così l’apparenza della pietà ma in realtà ne abbiamo rinnegato la potenza, ossia lo Spirito Santo in noi.
Se vuoi avere il carattere di Gesù e dargli gloria devi passare tempo ogni giorno contemplando la sua vita e studiando la Sua Parola (la Bibbia). Solo così sarai un figlio che assomiglia veramente al Padre.
Concludiamo con alcune citazioni importanti sul carattere e il dare gloria a Dio:
Se fra voi sono nati dei disaccordi, e non vi comportate più come cristiani fedeli al messaggio biblico, convertitevi; il carattere che manifestate nei momenti difficili sarà lo stesso che avrete quando Gesù ritornerà. Se desiderate essere uno dei giusti nel regno dei cieli dovete comportarvi così anche ora. I tratti del carattere che avrete coltivato nella vostra vita non saranno trasformati dalla morte o dalla resurrezione. Uscirete dalla tomba con le stesse disposizioni d’animo che avrete manifestato nell’ambito familiare e sociale. Gesù non cambierà il vostro carattere al momento del suo ritorno. L’opera di trasformazione deve compiersi ora. Il nostro stile di vita quotidiano determina il nostro destino eterno (Ellen White, Famiglia Cristiana, Capitolo 8).
Una mancanza di cortesia, un cambiamento di umore, un gesto rude, una parola insensata possono bastare a offuscare la vostra reputazione e impedire per sempre l’accesso ai cuori (Ellen White, Famiglia Cristiana, Capitolo 17).
Non lasciate credere a nessuno che possiamo beneficiare dell’amore di Cristo anche senza impegnarci. Se abbiamo abituato la nostra mente a soffermarsi sulle realtà terrene, è piuttosto difficile cambiare modo di pensare. Troppo spesso rivolgiamo la nostra attenzione e i nostri interessi a ciò che gli occhi vedono e le orecchie ascoltano. Ma se vogliamo entrare nella città di Dio e contemplare il Cristo nella sua gloria, dobbiamo abituarci a considerarlo con gli occhi della fede fin da ora. Le parole e il carattere del Cristo devono essere al centro dei nostri pensieri e delle nostre conversazioni. Dobbiamo dedicare ogni giorno del tempo alla preghiera e alla meditazione. (Ellen White, Messaggi ai Giovani).
Possa tu sentire il continuo bisogno di Dio, sentire che non è mai abbastanza e possa tu umiliarti davanti a Lui per essere da Lui innalzato a tempo opportuno. Possa tu rifletterne il carattere, solo così otterrai vittorie spirituali, e solo così guadagnerai gli altri per il Regno Eterno di Dio.





20. BEATI SIETE VOI QUANDO VI INSULTANO E VI PERSEGUITANO PERCHE' CREDENDO FATE LA VOLONTA' DI DIO

Cari lettori, siamo giunti al commento dell'ultima beatitudine che possiamo leggere nel Vangelo di Matteo 5:10-12: "Beati i persegu...