Vita in Abbondanza

venerdì 27 marzo 2020

4. SI, IO TI AMO DI UN AMORE ETERNO


L’amore incondizionato di Dio
È difficile per molti capire come Dio può salvarci quando abbiamo avuto una vita di peccato. Come risultato, la maggior parte della gente fugge da Dio in preda al dubbio o alla paura. Questa è una delle forme attraverso cui il Diavolo rende oscura la buona notizia del Vangelo all’umanità. È per questa importante ragione che tutti abbiamo bisogno di renderci conto che la ragione per la quale Dio ha redento l’umanità in Cristo è dovuta al suo amore incondizionato per noi, non alla nostra bontà. Questa è la salvezza per grazia.
L’apostolo Paolo fece questa profonda dichiarazione al giovane Timoteo: Questa parola è sicura e degna di essere pienamente accettata, che Cristo Gesù è venuto nel mondo per salvare i peccatori, dei quali io sono il primo”. (1 Timoteo 1:15).
Dato che tutti siamo peccatori, ed abbiamo ereditato dal nostro padre Adamo questa condizione, possiamo trovare speranza nel fatto che lo stesso Figlio di Dio ha avuto come obiettivo unico la nostra salvezza.
La ragione per la quale i peccatori non hanno motivo di aver paura di Dio e possono andare a Lui con piena fiducia si deve al fatto che Dio è amore. Una volta che i nostri occhi si aprono a questa evidenza, il Vangelo si trasforma in una straordinaria buona notizia.
Giovanni 3:16 dice: “Poiché Dio ha tanto amato il mondo, che ha dato il suo unigenito Figlio, affinché chiunque crede in lui non perisca, ma abbia vita eterna”.
Il mondo è la razza umana che si era ribellata contro Dio. È per questo che la nostra salvezza non dipende dalla nostra bontà o dal nostro desiderio ma dal fatto che Dio è amore. Questa verità è il fondamento per una corretta comprensione del Vangelo.
L’apostolo Paolo, nel riferirsi al tema della nostra salvezza enfatizza chiaramente che l’amore di Dio per noi è la vera ragione per la quale siamo salvati. Efesini 2:4,5 dichiara: “Ma Dio, che è ricco in misericordia, per il suo grande amore con il quale ci ha amati, anche quando eravamo morti nei falli, ci ha vivificati con Cristo (voi siete salvati per grazia)” e nella sua epistola a Tito, l’apostolo Paolo presenta lo stesso principio: “Ma quando apparvero la bontà di Dio, nostro Salvatore, e il suo amore verso gli uomini, egli ci ha salvati non per mezzo di opere giuste che noi avessimo fatto” (Tito 3:3-5).
Anche se la Bibbia dichiara che tutti ci trovavamo morti nei nostri falli, ossia peccati (cfr. Efesini 2:4-5), afferma anche che l’amore di Dio per noi è incondizionato. Di fatto, questa è una buona notizia.
Ai tempi di Gesù veniva insegnato ad amare il prossimo e odiare il nemico, in Matteo 5:43 infatti leggiamo:
Voi avete udito che fu detto: "Ama il tuo prossimo e odia il tuo nemico".
 La parola “prossimo”, si riferisce qui ad amici giudei e la parola “nemico” si riferisce ai gentili, cioè a tutti quelli che non erano giudei dalla nascita. Questa, oggi, è anche la nostra realtà, dato che sappiamo bene come amare i nostri amici, ma ci è comunque difficile farlo. Contrariamente a questo tipo di relazione, tra il prossimo e il nemico, Gesù descrisse l’amore cristiano dalla prospettiva di Dio nell’affermare in Matteo 5:44 ciò che segue:
Ma io vi dico: Amate i vostri nemici, benedite coloro che vi maledicono, fate del bene a coloro che vi odiano, e pregate per coloro che vi maltrattano e vi perseguitano”.
Le Scritture insegnano che “Dio è amore”, vedi 1 Giovanni 4:8. Questo amore è ciò che Dio è per natura; la sua misericordia, e per tanto, tutto il suo modo di agire, si basa su di esso. Questo amore riflette il sentimento che Dio ha per i peccatori. È questo tipo di amore che mostra il vero cristianesimo al mondo ed è la prova più grande del potere del Vangelo e il fatto che siamo seguaci di Cristo, in Giovanni 13:34-35 leggiamo infatti:
Vi do un nuovo comandamento: che vi amiate gli uni gli altri; come io vi ho amato, anche voi amatevi gli uni gli altri.  Da questo conosceranno tutti che siete miei discepoli, se avete amore gli uni per gli altri.
In Matteo 5:45, il Signore Gesù afferma ancora una volta che Dio “fa sorgere il suo sole sopra i buoni e sopra i malvagi, e fa piovere sopra i giusti e sopra gli ingiusti”. La prospettiva dell’amore di Dio che Gesù ha voluto che intendessimo, è che l’amore di Dio si estende al di là di tutte le barriere. Contrariamente all’amore umano. Dio ama e si prende cura anche di quelli che lo odiano. Per tanto, l’amore di Dio è incondizionato dato che non dipende da ciò che noi facciamo.
In Romani 5:6-10 l’apostolo Paolo mantiene questo principio nel sottolineare che Gesù ha deciso di salvarci e pagare con la sua vita il nostro riscatto nonostante il nostro essere empi, deboli, peccatori ed anche nemici di Dio. Il testo afferma che anche se eravamo incapaci di salvare noi stessi, siamo stati riconciliati con Dio attraverso la morte di suo figlio. Anche se questo amore va al di là della nostra comprensione, è reale, perché Dio lo dice e lo ha dimostrato nella croce dove Cristo morì.
Romani 5:8 afferma: “Ma Dio manifesta il suo amore verso di noi in questo che, mentre eravamo ancora peccatori, Cristo è morto per noi”.
Affinché possiamo capire la profondità di questo amore, il testo ci insegna che è molto difficile che qualcuno possa morire al posto di una persona buona; però è addirittura impossibile, che appaia qualcuno che voglia morire al posto di un malvagio, sia terrorista, violento, canaglia, omicida o ladro. Eppure Gesù lo ha fatto, è morto per noi che non lo meritavamo.
Lo studio dell’amore è interessante nella Bibbia. La lingua greca, la cui semantica è più ricca rispetto a quella italiana ed è anche la lingua originale in cui fu scritto il Nuovo Testamento, ha quattro parole per definire l’amore. Queste sono:
(1) “Eros” (amore intimo nella coppia),
(2) “Storge” (amore verso i familiari e gli amici),
(3) “Phileo” (amore filiale, da figlio a padre),
(4) “Agape” (amore incondizionato).
Di questi quattro, l’amore “eros” fu considerato dai greci come la più alta forma di amore. Platone descrisse questo tipo speciale di “eros” come l’eros celeste, il quale più tardi venne chiamato amore platonico; per Platone questo tipo di amore implicava il privarsi della sensualità per cercare gli dei. In generale, questo tipo di “amore” fu la base delle religioni pagane.
Chiarire i differenti usi che nella Bibbia si fanno della parola amore, ci aiuta nella comprensione di diversi testi biblici. Per esempio, esiste un’apparente contraddizione tra Matteo 22:39 e 2 Timoteo 3:2. Il primo versetto ci comanda di “amare” il nostro prossimo come noi stessi, mentre il secondo afferma che alla fine dei tempi ci sarebbero stati uomini “amanti di sè stessi”. Come posso amare il prossimo come me stesso se gli amanti di sè stessi sono in cima alla lista dei peccatori? La ragione sta nel fatto che da un lato la Bibbia mi insegna che devo amare (“agapao”) il mio prossimo in Matteo 22:39; dall’altro lato, che alla fine dei tempi ci sarebbero stati amanti di sè stessi (“philautos”), o persone con un esagerato amore egoistico, in 2 Timoteo 3:2.
Gli scrittori del Nuovo Testamento non hanno utilizzato la parola “eros”, nel riferirsi all’amore cristiano, nemmeno una volta. Questo fu inaccettabile per alcuni Padri della Chiesa, che diventarono i leader della Chiesa cristiana dopo la morte degli apostoli. Alcuni di questi Padri, che erano di origine greca, volevano sostituire nella Bibbia, la parola “agape” con la parola “eros”; “agape” è la parola chiave utilizzata nel Nuovo Testamento dagli Apostoli per definire l’amore incondizionato di Dio (in alcune occasioni la Parola di Dio utilizza anche “phileo” per riferirsi all’amore di Dio verso di noi e l’amore nostro verso Dio).
In Giovanni 21:15-17 ci vengono insegnati due differenti tipi di amore in un dialogo tra Gesù e Pietro: “Dopo che ebbero mangiato, Gesù disse a Simon Pietro: «Simone di Giona, mi ami (agapao) tu più di costoro?». Gli rispose: «Certo Signore, tu lo sai che io ti amo (phileo)». Gesù gli disse: «Pasci i miei agnelli». Gli chiese di nuovo una seconda volta: «Simone di Giona, mi ami (agapao) tu?». Gli rispose: «Certo Signore, tu lo sai che io ti amo (phileo)». Gesù gli disse: «Abbi cura delle mie pecore». Gli chiese per la terza volta: «Simone di Giona, mi ami (phileo) tu?». Pietro si rattristò che per la terza volta gli avesse chiesto: «Mi ami (phileo) tu?», e gli rispose: «Signore, tu sai ogni cosa, tu sai che io ti amo (phileo)». Gesù gli disse: «Pasci le mie pecore”.
Le nostre Bibbie in italiano non mostrano il vero significato di questo dialogo. Però nei manoscritti antichi c’è una differenza tra la domanda di Gesù, Pietro mi ami? (“agapao”), e la risposta di Pietro, Signore ti amo (“phileo”).
1 Giovanni 4:8 afferma che Dio è amore (agape). Questo tipo di amore è incondizionato. Nella Parola di Dio, sono molti i testi che dichiarano che Dio è amore; tra questi abbiamo: 1 Giovanni 3:16, 1 Giovanni 4:16, ecc. Questo attributo di Dio lo possiamo incontrare in modo chiaro nell’Antico Testamento, in Geremia 31:3, dove il profeta sotto ispirazione divina scrisse:
“Molto tempo fa l'Eterno mi è apparso, dicendo: “Sì, ti ho amata di un amore eterno; per questo ti ho attirata con benevolenza”.
Grazie al suo amore incondizionato Dio chiama coloro che hanno confidato in Lui suoi figli. In 1 Giovanni 3:1-2 la Parola dice quanto segue: “Vedete quale amore il Padre ha profuso su di noi, facendoci chiamare figli di Dio. La ragione per cui il mondo non ci conosce è perché non ha conosciuto lui.  Carissimi, ora siamo figli di Dio, ma non è ancora stato manifestato ciò che saremo; sappiamo però che quando egli sarà manifestato, saremo simili a lui, perché lo vedremo come egli è”. Non solo Dio ama l’umanità in modo incondizionato ma in suo Figlio, i credenti arrivano ad essere adottati come figli e figlie di Dio ed eredi con Cristo. Vedi Romani 8:16-17.
Una volta che sappiamo e crediamo che l’amore di Dio per noi è incondizionato, possiamo confidare in Lui per la certezza della salvezza. Dato che Dio è fedele, il suo amore non difetta mai. Vedi 1 Corinzi 13:8. La conoscenza del perfetto amore di Dio, getta via la paura del giorno del giudizio, in modo tale che il credente non deve vivere nel timore una volta accettato Gesù. Vedi 1 Giovanni 4:17-18. La paura della sentenza è il risultato del nostro problema del peccato. Dato che tutti abbiamo peccato, tutti siamo vittime della paura che produce il salario del peccato, cioè la morte. Solo la conoscenza dell’amore redentore di Dio può spazzare via questo timore.
L’apostolo Paolo va un po’ più al di là quando scrive: “né morte né vita né angeli né principati né potenze né cose presenti né cose future, né altezze né profondità, né alcun'altra creatura potrà separarci dall'amore di Dio che è in Cristo Gesù, nostro Signore”. Vedi Romani 8:38-39.
Come cristiani dobbiamo affrontare molte difficoltà in questo mondo, però la nostra allegria, pace e speranza vengono dal sapere che nulla può separarci dall’amore di Dio. Non arriverà mai un momento in cui Dio smetta di amarci perché il suo amore è incondizionato ed eterno. Questo amore, manifestato in Cristo crocifisso, è la nostra eterna speranza.
Per apprezzare la buona notizia del Vangelo, è importante prima familiarizzare con il modo in cui Satana ha pervertito l’amore di Dio allo scopo di corrompere l’Evangelo. L’amore incondizionato di Dio “agapao”, dona tutto interamente agli altri, è per questo che tutte le religioni basate sull’amore per se stessi (incluse le non cristiane), chiedono che l’uomo debba salvare se stesso attraverso le sue buone opere. Questa è la salvezza per opere o legalismo.
Il messaggio del Vangelo ci dice che Dio ha inviato suo Figlio nel mondo per salvare l’umanità mentre eravamo indifesi, eravamo malvagi, peccatori, e incluso, nemici di Dio, vedi Romani 5:6-10. Fu Agostino, uno dei capi della chiesa del IV secolo, che basandosi sul concetto greco di amore, elaborò una sintesi, che chiamò “caritas” (in italiano carità). Il risultato fu una deformazione del Vangelo, vale a dire, che l’uomo in parte viene salvato per la grazia di Dio, basata nel suo amore agape, e in parte per lo sforzo umano, basato sull’amore per sè stessi. Questo Vangelo distorto sommerse la chiesa cristiana in quella che la storia chiama “Secoli Bui”.
Molti cristiani anche se ben intenzionati hanno sbagliato nell’adottare un “vangelo” distorto, il vangelo CARITAS, il quale non è realmente il Vangelo. Questo tipo di legalismo è la stessa eresia che i falsi maestri tentarono di introdurre in Galazia. E a questo che si riferisce l’apostolo Paolo in Galati 1:6-7 quando scrive: “Mi meraviglio che da colui che vi ha chiamati mediante la grazia di Cristo, passiate così presto ad un altro evangelo, il quale non è un altro evangelo; ma vi sono alcuni che vi turbano e vogliono pervertire l'evangelo di Cristo”. Ancora oggi le persone fanno buone opere e si sforzano per osservare i comandamenti con lo scopo di sentirsi meritevoli di ottenere la salvezza, nonostante il chiaro insegnamento della Scrittura affermi che “nessuno sarà giustificato davanti a Dio mediante le opere della legge”. Vedi Galati 2:16.
È stato in questo modo, tergiversando il vero significato dell’amore di Dio, che Satana è riuscito a pervertire il Vangelo puro. Questo ha rubato il potere del Vangelo. Giustificazione e giustizia non più per fede, ma in parte ottenute per gli sforzi personali e in parte, per la grazia di Dio.
La battaglia tra l’amore agape, e l’amore proprio e l’amore tradotto come “caritas”, nella storia della chiesa, ha prodotto un misto di verità ed errore. Questi concetti di amore hanno prodotto 3 tipi di vangelo che riguardano le religioni del mondo attuale.
La seguente tabella mostra i 3 tipi di metodi sui quali si basa l’uomo per “ottenere” la salvezza. Solo il Vangelo Agape è quello vero.
Vangelo AMORE PROPRIO
Salvezza solo per opere
Vangelo CARITAS
Salvezza per Fede + Opere
Vangelo AGAPE
Salvezza solo per Fede
DIO
DIO
DIO
UOMO
UOMO
UOMO
PAGANESIMO
EVANGELO PERVERTITO
VERO EVANGELO

Sotto il Vangelo Agape, siamo salvati per sola grazia, e questa grazia la riceviamo solamente per fede, vedi Efesini 2:8.
Le Buone opere, Efesini 2:10, motivate dall’amore di Dio (agape) in noi, sono il frutto dello Spirito. Mentre glorificano Dio, queste opere non contribuiscono assolutamente un solo apice nella nostra salvezza, ma danno evidenza della salvezza che già è nostra in Cristo. Nella prossima lettera vedremo come Dio ci ha collocati in Cristo e riconciliati con Lui.
Dio benedica te che leggi e coloro con i quali vorrai condividere il vangelo di Gesù Cristo così come ce lo presenta la Bibbia.

giovedì 26 marzo 2020

3. PERCHE' ABBIAMO BISOGNO DI UN SALVATORE?





Versetto chiave
Quindi, come a causa di un solo uomo il peccato è entrato nel mondo e con il peccato la morte, così anche la morte ha raggiunto tutti gli uomini, perché tutti hanno peccato. Romani 5:12

La parola VANGELO dal Greco εὐανγέλιον euanguélion, è composta da 2 elementi:

  • εὐ o eu - Buona

  • ανγέλιον ó anguélionNotizia
Vangelo quindi significa Buona Notizia. Riferendosi al Vangelo, l'Apostolo Paolo lo chiama: Potere di Dio per la Salvezza! Infatti in Romani 1:16 leggiamo:
 
Infatti io non mi vergogno dell'evangelo di Cristo, perché esso è la potenza di Dio per la salvezza di chiunque crede, del Giudeo prima e poi del Greco.

Ora domandiamoci: per chi è stato scritto il Vangelo? Chi doveva esserne influenzato? In 1 Pietro 1:18-20 leggiamo:

Sapendo che non con cose corruttibili, come argento od oro, siete stati riscattati dal vostro vano modo di vivere tramandatovi dai padri, ma col prezioso sangue di Cristo, come di Agnello senza difetto e senza macchia, preconosciuto prima della fondazione del mondo, ma manifestato negli ultimi tempi per voi.

Cosa significa che Cristo era già destinato a morire sulla croce prima della fondazione del mondo? Andiamo al principio prima dell'esistenza dell'universo.

In Genesi, la Parola di Dio, ci riporta la storia della Creazione. Un processo mediante il quale Dio trasformò il nostro pianeta disordinato, vuoto e oscuro in un mondo perfetto e traboccante di vita. Animali di tutte le specie e piante straordinarie riempirono il pianeta al comando di Dio, e l’ordine e la Sua gloria, resero perfetta e riempirono di luce l’opera che Dio aveva completato. La creazione dell'universo, per Dio, non rappresentava un rischio morale.

Poi Dio creò l’uomo a sua immagine e somiglianza con il proposito di avere dominio sulla sua creazione. La Bibbia lo riporta così in Genesi 1:26

“Poi Dio disse: 'Facciamo l'uomo a nostra immagine e a nostra somiglianza, ed abbia dominio sui pesci del mare, sugli uccelli del cielo, sul bestiame e su tutta la terra, e su tutti i rettili che strisciano sulla terra”. 

Le Sacre Scritture ci presentano il processo mediante il quale l’uomo fu creato: Dio creò l’uomo dalla polvere della terra e dopo gli soffiò nelle narici un alito vitale, trasformandolo così in un’anima vivente. (Genesi 2:7). L’uomo fu chiamato “Adamo” che significa umanità.

Durante i primi cinque giorni, Dio aveva creato questo mondo mediante “la sua parola”. Dopo, nel sesto giorno, venne all’esistenza l’uomo, il quale fu formato dalle mani di Dio dalla polvere della terra; mentre Eva (madre di tutti), sua sposa, fu formata dalla costola di Adamo.
Da questa prima famiglia è venuta all’esistenza tutta la razza umana. Genesi 2:21-24 dichiara: 
“Allora l'Eterno DIO fece cadere un profondo sonno sull'uomo, che si addormentò; e prese una delle sue costole, e rinchiuse la carne al suo posto. Poi l'Eterno DIO con la costola che aveva tolta all'uomo ne formò una donna e la condusse all'uomo. E l'uomo disse: «Questa finalmente è ossa delle mie ossa e carne della mia carne. Lei sarà chiamata donna perché è stata tratta dall'uomo».  Perciò l'uomo lascerà suo padre e sua madre e si unirà a sua moglie, e saranno una sola carne”.

Alla fine della creazione, una coppia perfetta, ricevette dalle mani del Creatore un mondo molto buono. È importante sottolineare che tutta la razza umana, alla quale tutti apparteniamo, è la proliferazione della vita di Adamo. In altre parole, Adamo è la fonte dalla quale sorge tutta l’umanità. Atti 17:26 conferma tutto ciò nel sottolineare che Egli ha tratto da uno solo tutte le nazioni degli uomini:
 
Egli creò da uno solo tutte le nazioni degli uomini, perché abitassero su tutta la faccia della terra. Per essi ha stabilito l'ordine dei tempi e i confini del loro spazio.

Da Adamo ed Eva, discendono tutti gli esseri umani. Questo è un punto fondamentale per la comprensione del vangelo. 

Abbiamo detto prima che la creazione dell’universo per Dio non rappresentava un rischio morale ma la creazione di esseri intelligenti che avrebbero dovuto amare e adorare Dio liberamente rappresentava sì un rischio morale. L'eternità è un periodo di tempo molto lungo e la possibilità che un gruppo di esseri creati cambiassero il loro approccio incentrato su Dio, ad un approccio incentrato su sé stessi, era possibile. Poiché l'amore richiede libertà, un universo popolato di esseri autonomi con libero arbitrio, avrebbe comportato il rischio che ad un certo punto dell'eternità sorgesse il peccato. Dio è amore e l'amore richiede libertà. La creazione di esseri con il libero arbitrio è il risultato del carattere di Dio. La Bibbia insegna che la ribellione e il peccato apparvero nel regno di amore e santità di Dio. Vediamo Isaia 14: 12-14:

Come mai sei caduto dal cielo, o Lucifero, figlio dell'aurora? Come mai sei stato gettato a terra, tu che atterravi le nazioni? Tu dicevi in cuor tuo: "Io salirò in cielo, innalzerò il mio trono al di sopra delle stelle di Dio; mi siederò sul monte dell'assemblea, nella parte estrema del nord; salirò sulle parti più alte delle nubi, sarò simile all'Altissimo".

L'origine del male è legata alla libertà di scelta. Lucifero attirò la sua attenzione su di sé e trascinò con sé la terza parte degli angeli del cielo come leggiamo in Apocalisse 12: 4:

La sua coda trascinava dietro a sé la terza parte delle stelle del cielo e le gettò sulla terra.

Prima del sorgere del peccato in cielo, gli angeli non conoscevano gli attributi essenziali di Dio; fino a quel momento non hanno mai avuto bisogno di grazia, perdono, misericordia, bontà, giustizia.

Quando sorse la ribellione, si chiesero: adesso Dio, come avrebbe affrontato la situazione? Le 3 opzioni di gestione di questo conflitto erano:

Distruggere subito gli angeli cattivi. Ma questo avrebbe comportato un passaggio da una relazione di amore con Dio ad una relazione basata sulla paura.

Distruggere tutti gli angeli, cattivi e buoni. Distruggere però la totalità degli angeli e creare nuovi angeli era una scelta che Dio NON POTEVA prendere; la Sua giustizia gli impediva di trattare gli angeli fedeli come se fossero infedeli.

Permettere al peccato di svilupparsi. Permettere lo sviluppo del peccato, e affrontarlo sulla croce per mezzo di Cristo, anche a costo della propria vita, è quello che Dio ha considerato, prima della fondazione del mondo. Dio è amore. L’amore sceglierà sempre il sacrificio piuttosto che la solitudine. Permettere al peccato di svilupparsi avrebbe anche svelato la verità, chi è Satana e dove porta la sua strada e chi è Dio e cosa ci aspetta se seguiamo le vie di Dio. Il risultato del mondo che abbiamo oggi, della sofferenza, della malvagità, della morte è il risultato del carattere di Satana che vuole soltanto la nostra completa distruzione ma Dio ha sempre avuto un piano per strapparci dalle Sue mani.

Così per mezzo del Vangelo Dio fa conoscere all'universo il suo carattere di amore, misericordia e giustizia. L'obiettivo fondamentale del Vangelo è rivelare il carattere di Dio all'Universo.

Dio sceglie l'umanità, prima della fondazione del mondo, perché questa riveli il suo carattere e sia l'eterna testimonianza della sua gloria.

Per questo Dio creò Adamo libero e gli diede il dominio della sua creazione, autorizzandolo a mangiare di tutti gli alberi del giardino. Alberi straordinari di tutti i tipi coprivano la faccia della terra. Senza dubbio, in tutto questo scenario meraviglioso, Dio collocò due alberi unici al centro del Giardino; l’albero della vita e l’albero della conoscenza del bene e del male. Mentre l’albero della vita aggiungeva anni di esistenza alla vita di Adamo, rendendolo eterno, (Genesi 3:22); egli non era invece autorizzato a mangiare dell’albero della conoscenza del bene e del male. 

In Genesi 2:15-17 infatti leggiamo: “L'Eterno DIO prese dunque l'uomo e lo pose nel giardino dell'Eden perché lo lavorasse e lo custodisse. E l'Eterno DIO comandò l'uomo dicendo: «Mangia pure liberamente di ogni albero del giardino; ma dell'albero della conoscenza del bene e del male non ne mangiare, perché nel giorno che tu ne mangerai, per certo morrai”. 

Era libero di scegliere ma Dio lo mise in guardia sul fatto che scegliere una via diversa da quella che ti mette davanti il CREATORE DELLA TUA VITA porta alla morte e alla separazione eterna da Dio. 

Adamo ed Eva avrebbero dovuto fidarsi di Dio ma scelsero di credere alla bugia di Satana che come leggiamo in Genesi 3:4,5 disse loro che non sarebbero mai morti e anzi sarebbero diventati come Dio (una grandissima bestemmia, la creatura non sarà mai CREATORE). E ancora oggi vediamo come l’uomo tende ad essere dio di sé stesso, crede di poter trovare soluzioni plausibili al male esistente del mondo, c’è perfino qualcuno che pretende di essere vicario di Dio sulla terra, ma come vediamo attorno a noi, il male l’uomo non è mai stato in grado di risolverlo e continue rovine si abbattono sull’umanità che nella sua ottusità e nel suo orgoglio continua a non voler accettare che TORNARE A DIO E’L’UNICA SOLUZIONE E L’UNICA VIA DI SALVEZZA.

Una scelta di fede e obbedienza era necessaria ogni volta che Adamo ed Eva si avvicinavano al centro del giardino. O sceglievano la vita eterna mangiando dell’albero della vita o sceglievano la morte eterna disobbedendo alla Parola di Dio. Adamo si sarebbe reso conto della sua vita eterna con il passare degli anni perché se fosse rimasto fedele a Dio non sarebbe mai morto. Solo per fede nella Parola di Dio, Adamo poteva accettare che l’albero della vita forniva alla coppia vita eterna. 

L’albero della conoscenza del bene e del male, si è trasformato in una prova di amore e fiducia, oltre che ricordare alla giovane coppia che viveva nel giardino, la sua condizione di amministratori e sovrintendenti della Creazione. Come capo e Signore, Dio si prendeva il diritto di stabilire un limite alla signoria del Giardino affidata ad Adamo. Una violazione di questo limite da parte di Adamo, implicava la sua morte e quella di tutta l’umanità che rappresentava, perché egli era la fonte. 

Dato che Dio ha creato l’umanità in Adamo con un libero arbitrio, ha dovuto dargli un’alternativa di scelta. Lealtà a Dio, significava che la vita che aveva ricevuto poteva continuare per sempre. Rifiutare Dio, significava voltare le spalle alla vita stessa, perché Dio è fonte della vita.

La Bibbia racconta il problema della caduta in Genesi 3. L’apostolo Paolo in Romani 5:12 dice che il peccato di Adamo ha influito su tutta l’umanità: 

“Perciò, come per mezzo di un solo uomo il peccato è entrato nel mondo e per mezzo del peccato la morte, così la morte si è estesa a tutti gli uomini, perché tutti hanno peccato”

Quando la caduta di Adamo ha avuto luogo, prima che lui avesse figli, la razza umana intera era ancora dentro di lui. Come risultato, tutti gli esseri umani soffrono le conseguenze di questo peccato, malgrado non siano colpevoli o responsabili della caduta.

Da quel momento, gli esseri umani siamo chiamati a confrontarci con due grandi problemi che non siamo riusciti a risolvere o spiegare: il problema del peccato e della malvagità e il problema della morte. 

Romani 5:12 presenta che la morte, così come il peccato che la produce, colpisce ogni essere umano discendente di Adamo dal primo momento della sua nascita:

Quindi, come a causa di un solo uomo il peccato è entrato nel mondo e con il peccato la morte, così anche la morte ha raggiunto tutti gli uomini, perché tutti hanno peccato.

Poiché Dio è amore, il suo carattere misericordioso lo porta ad essere coinvolto nella soluzione del problema che ha prodotto in ogni persona questa triste realtà.

Dio aveva dichiarato che i figli non avrebbero pagato per i peccati dei loro padri, né i padri per quelli dei figli, così come viene riportato in Ezechiele 18:20 (Colui che ha peccato e non altri deve morire; il figlio non sconta l'iniquità del padre, né il padre l'iniquità del figlio. Al giusto sarà accreditata la sua giustizia e al malvagio la sua malvagità) e Deuteronomio 24:16 (Non si metteranno a morte i padri per una colpa dei figli, né si metteranno a morte i figli per una colpa dei padri; ognuno sarà messo a morte per il proprio peccato). 

L’essere umano, peccatore fin dal concepimento, era sottomesso alle conseguenze del peccato di suo padre Adamo. Grazie alla sua giustizia, Dio si fa carico completamente della soluzione al problema del peccato, in modo tale che ogni essere umano possa avere la possibilità di scampare alla terribile condanna del peccato: la morte eterna.

Con il peccato di Adamo, la fonte, il problema del peccato e la sua condanna passano a tutti i suoi discendenti. Dio ribalta questa situazione inviando un’altra fonte, la fonte eterna di vita, il Signore Gesù, per cancellare tutto quello che Adamo aveva causato. Romani 5:18 lo specifica in questo modo: “Per cui, come per una sola trasgressione (di Adamo) la condanna si è estesa a tutti gli uomini, così pure, con un solo atto di giustizia (di Gesù Cristo) la grazia si è estesa a tutti gli uomini in giustificazione di vita”.
 
Il termine “giustificazione” (essere dichiarato giusto) è un termine legale che indica che qualcuno paga per la pena o il castigo di un altro. Nel vangelo, la giustificazione viene presentata come un dono di Dio a causa delle azioni giuste di un uomo, Gesù Cristo, e del suo sacrificio di morte. Egli, come la vera fonte di vita (Giovanni 1:1-4), viene trasformato nel sostituto legale davanti a Dio per pagare la condanna dell’umanità perduta. Questa è la buona notizia del Vangelo!

Come risultato della caduta, tutti siamo sotto il peccato. Romani 3:9-12 sottolinea: “Che dunque? Abbiamo noi qualche superiorità? Niente affatto! Abbiamo infatti dimostrato precedentemente che tanto Giudei che Greci sono tutti sotto peccato, come sta scritto: Non c'è alcun giusto, neppure uno. Non c'è alcuno che abbia intendimento, non c'è alcuno che ricerchi Dio. Tutti si sono sviati, tutti quanti sono divenuti inutili; non c'è alcuno che faccia il bene, neppure uno”

La preposizione “sotto” denota dipendenza, subordinazione e sottomissione. Si tratta di un termine utilizzato per riferirsi agli schiavi nei tempi biblici. Allo stesso modo in cui lo schiavo non aveva libertà perché governato dal suo signore, così anche tutta l’umanità è “sotto peccato”, o è stata schiavizzata dal peccato, (Romani 7:14). La nostra unica speranza di liberazione è un Salvatore, un Liberatore. 

Tutti rimaniamo condannati sotto il giudizio di Dio, a causa del peccato di Adamo (Romani 3:19). Tutti pecchiamo ed è solo mediante la redenzione in Cristo Gesù che siamo giustificati gratuitamente così come lo afferma Romani 3:23-24. La Bibbia è chiara, l’unica speranza di salvezza dell’essere umano è Gesù Cristo:

 In nessun altro è la salvezza; perché non vi è sotto il cielo nessun altro nome che sia stato dato agli uomini, per mezzo del quale noi dobbiamo essere salvati. Atti 4:12

Fin dal momento in cui nasciamo noi siamo deformati a causa della malvagità e iniquità della nostra natura. Nel Salmo 51:5 il Salmista infatti afferma:

Ecco, io sono stato formato nell'iniquità, e mia madre mi ha concepito nel peccato.

L’iniquità, il principio dell’egoismo, è una condizione o uno stato che tutti ereditiamo fin dalla nascita. È qualcosa che eredita la razza umana fin dalla caduta di Adamo. Non c’è nulla che possiamo fare per fuggire da esso. La nostra unica speranza è nella redenzione che ci viene offerta in Gesù Cristo. Gli esseri umani fin dalla nascita vengono deformati così come è espresso nel Salmo 58:3. A causa di questo, la nostra condizione è di peccato, è perversa e malvagia, fin dalla stessa nascita.

Anche i nostri cuori ci ingannano nel farci credere che possiamo salvarci da soli per mezzo delle nostre buone opere. Come è scritto in Geremia 17:9, queste opere non sono una garanzia di salvezza:

Il cuore è ingannevole più di ogni altra cosa e insanabilmente malato; chi lo può conoscere?
Da noi stessi non possiamo renderci conto della nostra reale condizione e tendiamo a giustificarci dicendo a noi stessi che siamo migliori di quanto non si possa immaginare. Apocalisse 3:17 presenta questa realtà, chiaramente caratterizzata dalla chiesa di Laodicea, nel dire: 

“Poiché tu dici: "Io sono ricco, mi sono arricchito e non ho bisogno di nulla"; e non sai invece di essere disgraziato, miserabile, povero, cieco e nudo”. 

Siamo così separati da Dio che la maggior parte di noi non sa nemmeno quanto deviata è la propria situazione. È per questo che in Filippesi 2:21, l’apostolo Paolo dichiara: “Tutti infatti cercano i loro propri interessi e non le cose di Cristo Gesù”. Questo problema dell’egoismo è inerente a ogni essere umano fin dal momento della nascita.

Questa è la ragione per la quale Dio per primo deve convincerci del nostro stato di peccato prima che possiamo apprezzare il suo regalo della salvezza. È da questa condizione di completa separazione da Dio, che Gesù è venuto a salvarci. Dato che Dio ci offre la Salvezza gratuitamente attraverso il suo figlio Gesù Cristo, tutti possiamo sfuggire a questo problema del peccato. Questo è lo scopo del vangelo.

Nel conoscere la verità del Vangelo, siamo liberati dal peccato, così come è scritto in Giovanni 8:32 dove leggiamo: “conoscerete la verità e la verità vi farà liberi”

Nel contesto di questa dichiarazione, nel versetto 34, Gesù indica che siamo schiavi del peccato e la nostra unica soluzione a questo problema è la libertà provveduta dal Figlio di Dio (versetto 36). Gesù è l’unica risposta al problema del peccato. Senza di lui continuiamo ad essere schiavi e il salario del peccato è la morte come è scritto in Romani 6:23.

L’apostolo Paolo scrive in 1 Timoteo 1:15, che la ragione fondamentale per la quale Gesù è venuto al mondo fu: “per salvare i peccatori, dei quali io sono il primo”. 

1 Giovanni 1:8,10 sottolinea che nel dire che non abbiamo peccato, inganniamo noi stessi, la verità non è in noi e facciamo di Dio un bugiardo. L’unica ragione per la quale la Parola di Dio sottolinea il nostro peccato non è per condannarci, ma per mostrarci la necessità di un Salvatore.
 
Una volta riconosciuto questo, il Vangelo di Gesù Cristo che è una buona notizia, comincia a cambiare le nostre vite.

Nel confessare i nostri peccati a Dio, Egli li perdona e ci purifica da ogni malvagità, grazie alla sua fedeltà e giustizia come è scritto in 1 Giovanni 1:9. La maggior parte delle persone pensano che sono peccatori per aver commesso molti peccati; però la verità è che commettiamo i peccati perché siamo nati peccatori. L’unica speranza di sfuggire da questo problema universale di peccato e morte è Gesù Cristo, il Salvatore del mondo. 

Il peccato è la violazione della legge di Dio. 1 Giovanni 3:4
Peccato è anche saper fare il bene e non farlo. Giacomo 4:17.
Non credere in Cristo è Peccato. Giovanni 16 :8,9

Gesù ha portato sulla croce i i nostri peccati, ha subito la condanna al posto nostro. A quel punto il potere salvifico della croce rende possibile la creazione di una vita santa nella vita del credente, il quale dopo aver accettato Cristo inizierà un percorso di trasformazione caratteriale a Sua immagine. 

Sin dal momento in cui è stato concepito Dio ha rivelato che la prima venuta di Gesù sulla terra, aveva il proposito di salvarci dal peccato. L'angelo Gabriele disse a Giuseppe: Giuseppe, figlio di Davide, non temere di prendere con te Maria come tua moglie, perché ciò che è stato concepito in lei è opera dello Spirito Santo. Ed ella partorirà un figlio e tu gli porrai nome Gesù, perché egli salverà il suo popolo dai loro peccati. Matteo 1:20-21.

Nel nostro prossimo studio, lo studio numero 4, conosceremo la ragione fondamentale per la quale Dio ci salva. Non te lo perdere!

Dio benedica te che leggi e coloro con i quali vorrai condividere il vangelo di Gesù Cristo così come ce lo presenta la Bibbia.

20. BEATI SIETE VOI QUANDO VI INSULTANO E VI PERSEGUITANO PERCHE' CREDENDO FATE LA VOLONTA' DI DIO

Cari lettori, siamo giunti al commento dell'ultima beatitudine che possiamo leggere nel Vangelo di Matteo 5:10-12: "Beati i persegu...