Vita in Abbondanza

lunedì 18 giugno 2018

Il rimedio divino contro lo stress


Cari lettori eccoci al quarto studio sulla bibbia e le emozioni umane. Oggi parleremo del piano divino per lo stress, la fatica, l’esaurimento nervoso.

Lo stress è un stato di tensione nervosa causato dall’eccesso di lavoro, dalle aspettative che a volte non vengono soddisfatte, dalle difficoltà, dalle afflizioni della vita. Lo stress si manifesta generalmente attraverso una serie di reazioni che vanno dalla fatica prolungata e l’esaurimento nervoso fino al mal di testa, gastrite, ulcera e in alcuni casi anche disturbi psicologici.
In una società come la nostra è chiaro che non possiamo esseri completamente liberi dai fattori che causano stress ma possiamo imparare ad alleviare questa emozione negativa, a gestirla in qualche modo.

Uno dei personaggi biblici che è stato vittima di stress è Elia. Un uomo di Dio che a un certo punto è stato influenzato negativamente dalle lotte e dai problemi costanti che la vita presenta.
Elia era stato chiamato da Dio in un momento molto difficile in cui l’idolatria si era diffusa in tutto Israele. Il re Acab si era sposato con una donna pagana di nome Iezabel, il cui obiettivo era quello di corrompere il popolo affinché non adorasse il vero Dio. In tutto il popolo d’Israele era stato istituito tutto un sistema completo di adorazione a Baal ed Elia aveva il compito difficile di portare a ravvedimento il popolo di Dio. La storia completa la possiamo leggere in 1 Re 16,17,18. 

Elia cominciò il suo mandato annunciando una terribile siccità su Israele e questo era già un affronto che includeva un grande pericolo perché anche se Acab era il re, a governare era sua moglie. Nessuno poteva affrontare questa donna senza subirne le conseguenze, per cui questa notizia da parte di Elia era un fattore distruttivo per lui. Fu costretto a fuggire. Dio ordinò ad Elia di nascondersi presso il torrente Cherit e lì il Signore lo sfamò attraverso i corvi che gli portavano pane al mattino e carne alla sera. Elia non fu mai abbandonato dal Signore ma nonostante questo la sofferenza era presente nella sua vita. Immaginate come si poteva sentire nel vivere come fuggiasco e nell’essere costretto a nascondersi.

Quando finì anche l’acqua del torrente a causa della siccità Dio lo condusse a Sarepta dove una vedova gli diede cibo in modo miracoloso con una manciata di farina e un po’ d’olio che per mano di Dio non finivano mai. Vi rendete conto di come Dio aveva cura del suo servo?
Dopo un po’ di tempo avvenne anche che il figlio della vedova morì ed Elia fu usato come strumento di Dio per resuscitarlo. E ancora Elia affrontò da solo i quattrocentocinquanta profeti di Baal sul monte Carmelo; la sfida era vedere chi era il vero Dio che mediante il fuoco avrebbe consumato l’olocausto. I profeti di Baal invocarono inutilmente Baal ma Dio diede ad Elia la vittoria facendo scendere dal cielo un fuoco che consumò l’altare che aveva costruito con sopra l’olocausto, nonostante fosse inzuppato di acqua. 

La vita del profeta non era solo una successione di vittorie, anche se godeva continuamente delle benedizioni di Dio, egli affrontava comunque la sofferenza, il dolore e l’afflizione. Subito dopo la morte dei profeti di Baal, Elia fu nuovamente costretto a fuggire e se ne andò verso Oreb perché Iezebel voleva ucciderlo. Leggiamo quanto riportato in 1 Re 19:4:

“Egli invece si inoltrò nel deserto una giornata di cammino, andò a sedersi sotto una ginestra e chiese di poter morire, dicendo: - Ora basta, o Eterno! Prendi la mia vita, perché io non sono migliore dei miei padri”. 

Io non so se vi siete mai soffermati a pensare, mi chiedo che turbinio di sentimenti stava provando Elia per arrivare a desiderare di morire. Desiderare la morte è l’estremo di una situazione di stress. La persona sente che non ha più forze per andare avanti, che non vale più la pena continuare a lottare ed Elia era un uomo di Dio. Cosa voglio dire con questo? Non disperare, non ti sentire un peccatore finito solo perché nella vita qualche volta sei arrivato a pensare che non vale più la pena lottare. È bellissimo leggere ciò che dice Giacomo del profeta Elia. Nel libro di Giacomo 5:17,18 leggiamo:

“Elia era un uomo sottoposto alle stesse nostre passioni, eppure pregò intensamente che non piovesse e non piovve sulla terra per tre anni e sei mesi. Poi pregò di nuovo, e il cielo diede la pioggia e la terra produsse il suo frutto”.

Elia era un uomo simile a noi nelle nostre stesse passioni, eppure Dio lo usò in modo straordinario come Suo strumento. Questo significa che se anche cadiamo come esseri umani, questo non significa che non valiamo più nulla o che siamo a quel punto messi da parte per sempre. Quando attraversiamo questi momenti è necessario che Dio si prenda cura di noi e curi le nostre ferite.
Nel caso di Elia leggiamo ciò che Dio fece per lui in 1 Re 19:5-8:

“Poi si coricò e si addormentò sotto la ginestra; ma ecco un angelo lo toccò e gli disse: - Alzati e mangia. Egli guardò e vide vicino al suo capo una focaccia cotta su delle pietre calde e una brocca d’acqua. Egli mangiò e bevve, poi tornò a coricarsi. L’angelo dell’Eterno tornò una seconda volta, lo toccò e disse: - Alzati e mangia, poiché il cammino è troppo lungo per te. Egli si alzò, mangiò e bevve, poi, con la forza datagli da quel cibo, camminò quaranta giorni e quaranta notti fino al monte di Dio, l’Horeb”.

Dio diede dei rimedi ad Elia: riposo, cibo e intenso esercizio fisico (Elia camminò per quaranta giorni e quaranta notti). Un trattamento comune per lo stress si chiama “piano di attività”. Consiste nel pianificare un orario ben preciso con attività di svago e obbiettivi da raggiungere (partire sempre da piccoli obbiettivi: quotidiani, settimanali, poi mensili e cosi via). Questo tipo di organizzazione aiuta la persona vittima di stress ad evitare di vittimizzarsi e reagire per riempire il suo tempo in modo positivo. L’esercizio fisico è un altro modo di alleviare lo stress (una passeggiata, un giro in bici, un’ora di palestra).  

Vediamo adesso qual è il modo per prevenire lo stress secondo Gesù. Leggiamo ciò che è scritto nel vangelo di Marco 6:31:

“Ed Egli disse loro: - Venitevene in disparte in un luogo solitario e riposatevi un po’. Poiché era tanta la gente che andava e veniva, che essi non avevano neppure il tempo di mangiare”.

Che situazione difficile! Quante volte vi capita di non avere tempo nemmeno per mangiare e se a volte si arriva al punto di non avere tempo per mangiare, non si avrà tempo nemmeno per la famiglia, per il fidanzato, per la fidanzata, per il riposo, per gli amici, e ancora più improbabile sarà aver tempo per Dio, per la preghiera, per lo studio della Bibbia. Il risultato sarà la separazione dalla fonte del potere e della salute che è Gesù Cristo. 

Gesù visse una vita quotidianamente piena di impegni ma tutti i giorni trovava il tempo per ritirarsi in preghiera e comunione con Dio e questa era la sua forza per gestire tutte le sofferenze e i problemi di ogni giorno. In atti 10:38 leggiamo:

“Come Dio abbia unto di Spirito Santo e di potenza Gesù di Nazaret, il quale andò attorno facendo del bene e guarendo tutti coloro che erano oppressi dal diavolo, perché Dio era con lui”.

Anche il servizio verso gli altri è un buon metodo per renderci conto che non siamo solo noi ad avere problemi, quando ci apriamo al prossimo scopriamo che la sofferenza è dappertutto e nel prenderci cura dell’altro ci dimentichiamo dei nostri problemi. È una medicina il servizio, è un fattore curativo aiutare gli altri. L’egoismo invece è un assassino crudele, pensi sempre di non avere abbastanza e più vuoi avere più cadi nella depressione. Quando invece impariamo ad essere grati per quello che abbiamo, quando decidiamo di mettere nelle mani di Dio le nostre preoccupazioni per trovare soluzioni ai nostri problemi, quando ricordiamo come Dio ci ha benedetti fino a qui, troviamo la motivazione per andare avanti e l’incoraggiamento che Dio agirà anche questa volta in un modo o in un altro. Concluso con il Salmo 34:7:

“L’angelo dell’Eterno si accampa attorno a quelli che lo temono e li libera”

lunedì 4 giugno 2018

Il rimedio divino contro l'ansietà


Cari lettori, siamo al terzo studio sulla bibbia e le emozioni umane. Oggi scrivo sul rimedio divino contro l’ansietà.
Ansietà è una parola molto usata ai nostri giorni. L’ansia può essere una reazione normale di fronte a diverse circostanze della vita, può anche essere un’emozione causata da una malattia o può essere una malattia in sé. Tutto dipende dal modo in cui la gestiamo.

Che cos’è realmente l’ansia? Per capirlo dovremmo parlare di un’altra emozione che è strettamente legata all’essere ansiosi, ed è la paura. La paura è un’emozione accompagnata da una serie di reazioni fisiche che compaiono non solo nell’essere umano ma anche in qualsiasi animale di fronte ad una situazione di pericolo. Se ad esempio ci troviamo coinvolti in un incendio o attaccati da qualche animale feroce, ci ritroviamo improvvisamente a provare una sensazione sgradevole che ci porta subito o a correre per scappare o - dipende dai casi - a difenderci lottando. 

I sintomi comuni dell’ansia e della paura sono: battiti e respirazione accelerati, i vasi sanguigni che si contraggono, diventiamo pallidi, siamo tesi, ci sentiamo affaticati, abbiamo difficoltà a concentrarci e viviamo in un eccessivo stato di allerta. Questa e altre reazioni vengono prodotte dalla paura senza che possiamo evitarle. 

Tutte queste reazioni sono causate da un ormone molto conosciuto chiamato “adrenalina”. In un primo momento una scarica di adrenalina può essere utile quando serve a darci la carica e il coraggio di reagire di fronte al pericolo come può essere un incendio dal quale dobbiamo scappare. Ma cosa ha a che vedere tutto questo con l’ansietà? L’ansietà è la paura per qualcosa che è relazionato con il futuro o un pericolo immaginario. Paura e ansia sono difficili da distinguere, la paura può essere momentanea ma l’ansia si può prolungare nel tempo. 

La domanda è: l’ansietà è la malattia del nostro secolo? La verità è che la vita non è esente dai pericoli e l’adrenalina ci dovrebbe aiutare di fronte ad essi. La psicologia afferma tutto questo ma quello che non accetta è che la paura e l’ansia sono emozioni sorte nel cuore dell’uomo come conseguenza della sua disubbidienza. La psicologia moderna cerca di giustificare il peccato, la bibbia afferma che la paura apparve subito dopo che Adamo ed Eva peccarono. 

In Genesi 3:6-10 leggiamo:

Allora la donna vide che l'albero era buono da mangiare, gradito agli occhi e desiderabile per acquistare saggezza; prese del suo frutto e ne mangiò, poi ne diede anche al marito, che era con lei, e anch'egli ne mangiò.  Allora si aprirono gli occhi di tutti e due e si accorsero di essere nudi; intrecciarono foglie di fico e se ne fecero cinture. Poi udirono il Signore Dio che passeggiava nel giardino alla brezza del giorno e l'uomo con sua moglie si nascosero dal Signore Dio, in mezzo agli alberi del giardino. Ma il Signore Dio chiamò l'uomo e gli disse: «Dove sei?». Rispose: «Ho udito il tuo passo nel giardino: ho avuto paura, perché sono nudo, e mi sono nascosto».

Adamo disse di aver avuto paura. Questo è il risultato del peccato. Da quel momento in poi tutti gli esseri umani sono nati portando nella loro natura questo sentimento della paura.
Oggi ci sono diversi tipi di paura. C’è gente che ha paura del buio, del rumore, del futuro, del passato, della vita, delle relazioni, del matrimonio, della morte. Nella Bibbia però troviamo promesse meravigliose che possono aiutarci ad affrontare la paura.

Salmo 23:4:
Quand'anche camminassi nella valle dell'ombra della morte,
io non temerei alcun male,
perché tu sei con me;
il tuo bastone e la tua verga mi danno sicurezza.

Non avrò paura. La ragione per non aver paura non è il fatto che non ci sia una valle dell’ombra della morte ma il fatto che Gesù, il buon pastore, è una realtà per affrontare i pericoli della vita. La paura è radicata dentro la nostra natura ma possiamo imparare a gestirla se iniziamo a confidare in Cristo e nel fatto che non ci lascia mai soli.

Proverbi 1:33:
“Ma chi mi ascolta starà al sicuro,
vivrà tranquillo, senza paura di nessun male”.

La ricetta contro l’ansietà e la paura è ascoltare la parola di Dio, i suoi consigli e le sue raccomandazioni. Nella psicologia moderna non c’è posto per questi consigli di Dio.

Nella Bibbia abbiamo una storia relativa al problema dell’ansietà, ed è l’esperienza di Abramo. Dio aveva promesso ad Abramo la terra di Canaan e gli aveva anche promesso che avrebbe avuto una discendenza numerosa come le stelle del cielo. Però gli anni passavano e il figlio promesso non arrivava. Abramo era un essere umano come tutti e iniziò a preoccuparsi; come si sarebbe potuta compiere la promessa divina se sua moglie era sterile? Da dove sarebbe venuta la discendenza promessa? Abramo era dominato dall’ansietà ma un giorno Dio gli apparve in visione e gli disse:

Dopo questi fatti, la parola del SIGNORE fu rivolta in visione ad Abramo, dicendo: «Non temere, Abramo, io sono il tuo scudo, e la tua ricompensa sarà grandissima». (Genesi 15:1).

Non aver paura! La paura, l’ansia continua che ti porta a pensare tutti i giorni a problemi che ancora non sono nemmeno arrivati, non ti porta a nulla di buono. In Deuteronomio 31:8 leggiamo:

“Il SIGNORE cammina egli stesso davanti a te; egli sarà con te; non ti lascerà e non ti abbandonerà; non temere e non perderti di animo”.

In che circostanza Dio fece questa promessa? La fece a Giosuè davanti alla sfida che doveva affrontare nel condurre il popolo d’Israele nella terra promessa. Giosuè era un uomo valoroso ma allo stesso tempo era anche un essere umano. Egli pensava ai pericoli che doveva affrontare, non erano ancora sopraggiunti ma egli era già preoccupato. Dio allora gli dice di non temere, di non perdersi d’animo, perché Dio stesso sarebbe stato davanti a lui preparando il cammino. 

Qual è la sfida, il problema, la preoccupazione che stai vivendo in questo momento? Oggi? Hai paura? Pensi che non riuscirai a superare il problema? A raggiungere il tuo obiettivo? Avrai difficoltà? Sicuramente, perché viviamo in un mondo di peccato. Ma tu non temere, perché Dio è con te.

Nella bibbia c’è un altro episodio riguardante la paura. Il popolo d’Israele si trovava di fronte a un nemico potente. Gli Ammoniti insieme ai Moabiti si erano uniti contro Israele. Il re era preoccupato ma Dio disse:

“Non sarete voi a combattere in questa battaglia; prendete posizione, state fermi e vedrete la liberazione dell'Eterno, che è con voi. O Giuda, o Gerusalemme, non temete e non sgomentatevi; domani uscite contro di loro, perché l'Eterno è con voi". (2 Cronache 20:17).

Qual è l’esercito che in questo momento hai bisogno di sconfiggere nella tua vita? Non temere, prendi posizione e lascia combattere Dio per te.
Consideriamo adesso cosa significa confidare nell’Eterno. Confidare in Dio è la soluzione contro l’ansietà. In Giovanni 14:1 leggiamo che Gesù disse:

“Il vostro cuore non sia turbato; credete in Dio e credete anche in me”.

Le persone ansiose in modo costante di solito si concentrano in:
·         Un 50% di eventi che non succederanno mai.
·         Un 25% di fatti accaduti nel passato e che non si possono cambiare.
·         Un 10% di critiche che non vengono confermate dagli altri.
·         Un 10% riguardo lo stato di salute (molti pensieri sono solo paure).
·         Un 5% di problemi reali che invece è giusto affrontare.

Come vedete nella maggior parte dei casi la nostra paura e la nostra ansia non sono fondati sulla realtà dei fatti ma su problemi immaginari e che non accadranno mai. È quella tendenza a pre-occuparsi prima del tempo. Chiediamo invece al Signore di insegnarci a “occuparci” dell’oggi, del presente così come Egli stesso ci ha consigliato nel vangelo di Matteo 6:34:

Non siate dunque in ansia per il domani, perché il domani si preoccuperà di se stesso. Basta a ciascun giorno il suo affanno”.

Chiediamo a Dio di insegnarci ad essere contenti e soddisfatti dell’oggi senza un’eccessiva preoccupazione di quello che potrebbe succedere domani.Vi lascio con un bellissimo canto di Zigani: non sono solo. Buon ascolto!


mercoledì 23 maggio 2018

Gesù: fonte di amore e potere per la gestione delle emozioni umane


Cari lettori, siamo al secondo studio di questa serie sulle emozioni umane.

Oggi vedremo come Gesù ha manifestato e utilizzato le sue emozioni pensando sempre al bene del prossimo. Nel vangelo di Marco 8:1-3 leggiamo che una grande folla era venuta da tutte le parti per vedere Gesù e per ricevere il suo aiuto. Leggiamo quanto segue:

“In quei giorni, essendovi una folla grandissima e non avendo da mangiare, Gesù chiamò a sé i suoi discepoli, e disse loro: ho “pietà” (compassione) di questa folla, perché sono già tre giorni che stanno con me, e non hanno di che mangiare. E se li rimando digiuni a casa, verranno meno per la via; alcuni di loro, infatti, sono venuti da lontano”.

Una prima emozione positiva che  possiamo notare è la “compassione” , l’ “empatia”, la capacità di mettersi nei panni degli altri, di capire come si possono sentire e desiderare di dare loro aiuto. Nessuno aveva pensato ai bisogni di quella gente che da tre giorni seguiva Gesù e che aveva mangiato poco o niente, ma Gesù si seppe mettere nei loro panni. Il problema di queste persone non era solo la fame ma era anche il vuoto, la disperazione, queste persone cercavano una soluzione ai loro problemi e Gesù provò “pietà” nel vedere quello che il peccato aveva causato nelle vite degli esseri umani. La sua compassione nasceva dalla comprensione completa che aveva della natura umana. Questa emozione positiva di Gesù non si limita soltanto al comprendere come l’altro si possa sentire ma porta all’azione, a voler fare qualcosa per risollevare l’altro che è nel bisogno. Questa compassione letteralmente si riferisce all’attorcigliarsi delle budella, la radice della parola “compassione” in ebraico è la stessa della parola “utero”, quindi il movente dell’agire di Gesù è questa compassione viscerale, questo sentimento uterino di fronte all’indigenza, al bisogno, alla vista di un’umanità perduta che lo porta all’azione.

Un altro episodio nel quale Gesù dimostrò compassione fu quello dei malati di lebbra (Vangelo di Marco 1:40,41). Gesù non aveva paura o pregiudizi che lo limitavano dal dare loro aiuto, non aveva paura di avvicinarsi a loro o di toccarli. Queste erano persone che portavano il peso del rifiuto da parte degli altri. Le malattie in generale a quei tempi erano viste come simbolo del peccato. Gesù ruppe tutte quelle barriere avvicinandosi alla gente, toccandole, trasformando le loro vite, offrendo aiuto e soluzione. Quante persone oggi sperimentano attorno a noi il rifiuto a causa di molteplici fattori (malattia, povertà, diversità etnica, l’aver commesso azioni punibili per legge)? Noi siamo chiamati ad andare incontro a queste persone, a fare tutto quello che è nelle nostre possibilità per alleviare il loro dolore, per portare un messaggio di speranza nonostante la loro condizione attuale. 

Una seconda emozione positiva che Gesù provò fu “l’amore” che va oltre le circostanze, come nel caso del giovane ricco (Vangelo di Marco 10:17-31). Questo giovane credeva che la salvezza eterna era frutto delle opere buone che lui compiva ma in realtà si sentiva vuoto e incompleto. Credeva di osservare tutti i comandamenti di Dio e che questo gli bastava ma in realtà stava cercando la sua felicità nel “denaro”, nelle “ricchezze”, al punto tale che quando Gesù gli disse di vendere tutto quello che aveva per darlo ai poveri, il giovane, rattristato se ne andò. Quel giovane non riuscì a dire no al dio denaro e a fidarsi di Gesù che è la fonte di vera gioia, pace, soddisfazione e serenità nella vita. Gesù però l’amò ugualmente. L’amore di Gesù non è condizionato dal nostro comportamento, Egli ci ama qualsiasi sia la nostra condizione morale ed etica, ma se non scegliamo di cercare in Lui la vera gioia della nostra vita, saremo noi a dimostrare di stare rifiutando le sue benedizioni, non è Gesù che ci rifiuta. A cosa ti stai aggrappando oggi e in che cosa stai riponendo la tua fiducia nella speranza di trovare la felicità? Tutto è passeggero in questa vita, l’unica via della felicità è Cristo. Ricevere il Suo amore ci aiuterà di conseguenza a sapere amare gli altri al di là delle circostanze, nella fiducia che come Cristo ha cambiato noi in meglio, potrà cambiare anche il nostro prossimo. Solo in questo modo riusciremo a gestire i torti subiti e non permetteremo alle emozioni negative quali rabbia, rancore, desiderio di vendetta, di dominarci.

Gesù sperimentò anche delle emozioni negative. Una di queste è il “dolore” manifestato nel “pianto”. Un primo esempio lo troviamo nel vangelo di Luca 19:41-44. Gesù pianse di fronte alla città di Gerusalemme per la tristezza che sentiva nel guardare quella che sarebbe stata la sua sorte a causa della disobbedienza dei suoi abitanti. Il popolo sembrava non capire o non voleva capire ma si stava incamminando verso la morte avendo rifiutato Gesù e il suo messaggio. Oggi noi abbiamo la possibilità di scegliere o per la vita o per la morte. La decisione è personale, nessuno può obbligarci a scegliere, nemmeno Dio. Però Gesù amava così tanto quelle persone che in quel momento pianse vedendo quale sarebbe stata la loro sorte scegliendo il male e non il bene. Credo che sarebbe opportuno se ognuno di noi si domandasse: quali sono le emozioni che io provoco in Gesù? Allegria? Tristezza o dolore? Mi importa del suo sacrificio fatto per me sulla croce? E quali sono le emozioni che con il mio comportamento io provoco negli altri? Allegria, felicità, gioia, soddisfazione, amore, pace? O dolore, rabbia, rancore, tristezza? Sono domande alle quali solo in modo personale ognuno di noi può rispondere. 

Nei vangeli sono riportate due occasioni in cui Gesù pianse. Un’altra occasione fu alla morte di Lazzaro. Potete leggere il testo nel vangelo di Giovanni 11:32-38. Perché Gesù Pianse? Non di certo per la preoccupazione di non rivedere più il suo amico, perché se leggete l’intero capitolo si sa che Gesù subito dopo resuscitò Lazzaro. Gesù pianse perché era sensibile alla tristezza degli altri, Gesù pianse per quello che il peccato ha causato nella vita dell’uomo, la morte. Gesù capisce quando ci sentiamo tristi a causa di problemi di vario tipo, compresa la perdita di nostri cari. Ma il vangelo è speranza, Gesù con la sua resurrezione ha dimostrato di aver sconfitto anche la morte, con la stessa potenza al suo ritorno risusciterà i morti che mentre erano in vita lo hanno ricevuto. Qual è la scelta che facciamo noi oggi mentre ancora siamo in vita? Oggi è il tempo favorevole per scegliere di stare dalla parte di Cristo. Con lui tutto acquista un nuovo significato.

C’è un piano divino per tutte le emozioni negative che causano sofferenza oggi alle nostre vite. Quando Gesù ritornerà farà tutto nuovo e queste emozioni negative sorte a causa del peccato, al ritorno di Gesù non ci saranno più. A volte nella nostra società sembra che alcuni godano di privilegi più di altri, in realtà dietro tutto ciò che oggi sembra procurare piacere nella nostra società (denaro, bellezza, potere, beni materiali, fama) spesso si nasconde il vuoto e la più totale assenza di significato, perché i mezzi usati per ottenere tali cose sono dettati dall’egoismo e dall’orgoglio a discapito del bene altrui.
Solo una vita in cui regna Cristo può produrre emozioni positive e può rendere capaci di gestire quelle negative avendo lo sguardo fisso non alle cose passeggere ed effimere di questa vita ma a quelle eterne che possono iniziare a manifestarsi già ora nel nostro cammino terreno. Quello che deve cambiare è l’oggetto della nostra gioia, sono i punti di riferimento sbagliati per la ricerca di felicità che vanno eliminati per fare spazio a Cristo, unica fonte inesauribile di gioia. E concludo con la bellissima prospettiva di quello che ci attende al ritorno di Cristo:

“Poi vidi un nuovo cielo e una nuova terra, perché il primo cielo e la prima terra erano passati, e il mare non c’era più. E io, Giovanni, vidi la santa città, la nuova Gerusalemme, che scendeva dal cielo da presso Dio, pronta come una sposa adorna per il suo sposo. E udii una gran voce dal cielo che diceva: ecco il tabernacolo di Dio con gli uomini! Ed Egli abiterà con loro; ed essi saranno suo popolo e Dio stesso sarà con loro e sarà il loro Dio. E Dio asciugherà ogni lacrima dai loro occhi, e la morte non ci sarà più; e non vi sarà più cordoglio né grido né fatica, perché le cose di prima sono passate”. (Apocalisse 21:1-5).

Nel prossimo studio parleremo di un'emozione che è tra le più pericolose per la salute mentale e fisica: l'ansia, la paura di ciò che potrebbe accadere.

lunedì 21 maggio 2018

Emozioni umane e loro gestione


Cari lettori, eccoci al primo studio dopo l’introduzione, sulla gestione delle emozioni umane, positive e negative. Dio può aiutarci a gestire le nostre emozioni con saggezza, per avere una vita abbondante e soddisfacente. 
 
In principio, quando fu creato, l’essere umano era perfetto, la bibbia usa l’espressione “ogni cosa era molto buona”:

“Dio vide quanto aveva fatto, ed ecco, era cosa molto buona”. (Genesi 1:31).

In questa perfezione non c’era spazio per lo squilibrio emozionale, non esistevano ancora le emozioni negative (ira, rabbia, odio, rancore, risentimento, dolore, paura); questi sentimenti negativi sono frutto dell’entrata del peccato. La nostra realtà oggi non è quella di Adamo ed Eva prima dell’entrata del peccato, oggi abbiamo bisogno di imparare a gestire le emozioni, specialmente quelle negative.
Parliamo di alcune di queste emozioni negative e della conseguenza di una gestione sbagliata delle stesse, prendendo in considerazione una storia che troviamo nel libro di 2 Samuele 13. La storia racconta che Amnon, figlio del re Davide, si innamorò di sua sorella Tamar, sorella di padre. Analizziamo le diverse emozioni negative del capitolo:


  • La prima emozione negativa è che quello che provava Amnon in realtà non era amore ma una passione malata, senza controllo (stiamo parlando di incesto), dettata semplicemente da un forte impulso sessuale. Addirittura al versetto 4 ci viene riportato come Amnon a causa di questa passione sfrenata si ammalò e dimagriva di giorno in giorno. L’amore irrazionale non è mai un’emozione positiva. Nessun amore autentico è irrazionale, la passione lo è, perché la passione desidera e non vuole sentire altro, portando molte volte l’essere umano a compiere delle sciocchezze che poi hanno delle conseguenze negative (considerate i tradimenti che ormai oggi si compiono all’ordine del giorno. Il tradimento è frutto di una passione non controllata che al momento ti procura piacere ma dopo te ne fa piangere le conseguenze, non è amore, è infatuazione momentanea). Amnon accarezzò per diverso tempo questa passione sfrenata fino al punto di arrivare a violentare Tamar, la quale cercò di farlo ragionare ma senza esito (versetti 11-14).
  • La seconda emozione negativa è la vergogna e l’umiliazione che provò Tamar nel subire questa violenza (versetto 13). Ci sono molte persone che si sentono fallite a causa della vergogna. Vergogna dello loro posizione sociale, della loro situazione economica, della loro razza, della loro età, ecc. La vergogna è dannosa, ti fa sentire inferiore agli altri.
  • La terza emozione negativa è l’odio e il desiderio di vendetta che provò Absalom, fratello di Tamar per parte di madre e padre. Absalom fece uccidere Amnon per vendicare la sorella. Il sentimento di vendetta non porta ad alcun bene, inoltre è dimostrato che nella maggior parte dei casi chi si vendica dopo si pente di averlo fatto, solo che ormai non può tornare indietro e i danni causati sono fonte di dolori, fonte di angoscia.
  • La quarta emozione negativa è il dolore e la rabbia provati dal re Davide per tutto ciò che era successo tra i suoi figli. La rabbia è quel sentimento che proviamo quando viene commessa quella che noi riteniamo un’ingiustizia nei nostri confronti o nei confronti di persone che amiamo. Non ci permette di vedere le cose con chiarezza. Una rabbia non controllata ha portato molta gente a compiere anche omicidi. La rabbia porta spesso anche a dire cose delle quali ci pentiamo e che poi sentiamo il bisogno di recuperare.

Le emozioni negative hanno anche conseguenze negative per il nostro benessere psicofisico. L’odio, la vergogna, la rabbia, il desiderio di vendetta, l’eccessiva preoccupazione, la paura, producono reazioni fisiologiche immediate: palpitazioni, muscoli tesi, secchezza delle fauci, sudorazione, mal di stomaco. Un’esposizione prolungata a questi sintomi porta quindi ad avere complicazioni cardiache e digestive.

Al contrario, le emozioni positive come la compassione, il perdono, l’amore, la calma, la pazienza, l’umiltà, si associano ad una visione positiva della vita, al benessere psicofisico e a buone relazioni con gli altri e con Dio. Le emozioni positive promuovono la salute e la longevità. In Colossesi 3:12-14 leggiamo:

“Rivestitevi dunque come eletti di Dio, santi e diletti, di viscere di misericordia, di benignità, di umiltà, di mansuetudine e di pazienza, sopportandovi gli uni e gli altri e perdonandovi, se uno ha qualche lamentela contro un altro, e come Cristo vi ha perdonato, così fate pure voi. E sopra tutte queste cose, rivestitevi dell’amore, che è il vincolo della perfezione”.

L’amore è il vincolo perfetto. L’amore non è un’emozione, è un principio ed è la fonte di tutte le emozioni positive. Dio è amore, per cui, quando l’apostolo Paolo dice di “rivestirci” sta dicendo di andare a Dio, il solo che può produrre in noi i frutti dello Spirito menzionati in Galati 5:22:

“Ma il frutto dello Spirito è: amore, gioia, pace, pazienza, gentilezza, bontà, fede, mansuetudine, autocontrollo”.

Gesù disse nel vangelo di Giovanni 15:4:

“Dimorate in me e io dimorerò in voi, come il tralcio non può da se portare frutto se non dimora nella vite, così neanche voi, se non dimorate in me”.

Solo dimorando in Cristo Gesù impareremo a reagire in modo positivo alle circostanze avverse della vita e a gestire anche le emozioni negative quando sopraggiungono. 

Nel prossimo studio vedremo come vivere una vita di comunione con la fonte del potere e d’amore che è Gesù, ci aiuterà a gestire in modo sano le emozioni negative e a vivere e usare come benedizioni quelle positive.

20. BEATI SIETE VOI QUANDO VI INSULTANO E VI PERSEGUITANO PERCHE' CREDENDO FATE LA VOLONTA' DI DIO

Cari lettori, siamo giunti al commento dell'ultima beatitudine che possiamo leggere nel Vangelo di Matteo 5:10-12: "Beati i persegu...