Vita in Abbondanza

lunedì 18 giugno 2018

Il rimedio divino contro lo stress


Cari lettori eccoci al quarto studio sulla bibbia e le emozioni umane. Oggi parleremo del piano divino per lo stress, la fatica, l’esaurimento nervoso.

Lo stress è un stato di tensione nervosa causato dall’eccesso di lavoro, dalle aspettative che a volte non vengono soddisfatte, dalle difficoltà, dalle afflizioni della vita. Lo stress si manifesta generalmente attraverso una serie di reazioni che vanno dalla fatica prolungata e l’esaurimento nervoso fino al mal di testa, gastrite, ulcera e in alcuni casi anche disturbi psicologici.
In una società come la nostra è chiaro che non possiamo esseri completamente liberi dai fattori che causano stress ma possiamo imparare ad alleviare questa emozione negativa, a gestirla in qualche modo.

Uno dei personaggi biblici che è stato vittima di stress è Elia. Un uomo di Dio che a un certo punto è stato influenzato negativamente dalle lotte e dai problemi costanti che la vita presenta.
Elia era stato chiamato da Dio in un momento molto difficile in cui l’idolatria si era diffusa in tutto Israele. Il re Acab si era sposato con una donna pagana di nome Iezabel, il cui obiettivo era quello di corrompere il popolo affinché non adorasse il vero Dio. In tutto il popolo d’Israele era stato istituito tutto un sistema completo di adorazione a Baal ed Elia aveva il compito difficile di portare a ravvedimento il popolo di Dio. La storia completa la possiamo leggere in 1 Re 16,17,18. 

Elia cominciò il suo mandato annunciando una terribile siccità su Israele e questo era già un affronto che includeva un grande pericolo perché anche se Acab era il re, a governare era sua moglie. Nessuno poteva affrontare questa donna senza subirne le conseguenze, per cui questa notizia da parte di Elia era un fattore distruttivo per lui. Fu costretto a fuggire. Dio ordinò ad Elia di nascondersi presso il torrente Cherit e lì il Signore lo sfamò attraverso i corvi che gli portavano pane al mattino e carne alla sera. Elia non fu mai abbandonato dal Signore ma nonostante questo la sofferenza era presente nella sua vita. Immaginate come si poteva sentire nel vivere come fuggiasco e nell’essere costretto a nascondersi.

Quando finì anche l’acqua del torrente a causa della siccità Dio lo condusse a Sarepta dove una vedova gli diede cibo in modo miracoloso con una manciata di farina e un po’ d’olio che per mano di Dio non finivano mai. Vi rendete conto di come Dio aveva cura del suo servo?
Dopo un po’ di tempo avvenne anche che il figlio della vedova morì ed Elia fu usato come strumento di Dio per resuscitarlo. E ancora Elia affrontò da solo i quattrocentocinquanta profeti di Baal sul monte Carmelo; la sfida era vedere chi era il vero Dio che mediante il fuoco avrebbe consumato l’olocausto. I profeti di Baal invocarono inutilmente Baal ma Dio diede ad Elia la vittoria facendo scendere dal cielo un fuoco che consumò l’altare che aveva costruito con sopra l’olocausto, nonostante fosse inzuppato di acqua. 

La vita del profeta non era solo una successione di vittorie, anche se godeva continuamente delle benedizioni di Dio, egli affrontava comunque la sofferenza, il dolore e l’afflizione. Subito dopo la morte dei profeti di Baal, Elia fu nuovamente costretto a fuggire e se ne andò verso Oreb perché Iezebel voleva ucciderlo. Leggiamo quanto riportato in 1 Re 19:4:

“Egli invece si inoltrò nel deserto una giornata di cammino, andò a sedersi sotto una ginestra e chiese di poter morire, dicendo: - Ora basta, o Eterno! Prendi la mia vita, perché io non sono migliore dei miei padri”. 

Io non so se vi siete mai soffermati a pensare, mi chiedo che turbinio di sentimenti stava provando Elia per arrivare a desiderare di morire. Desiderare la morte è l’estremo di una situazione di stress. La persona sente che non ha più forze per andare avanti, che non vale più la pena continuare a lottare ed Elia era un uomo di Dio. Cosa voglio dire con questo? Non disperare, non ti sentire un peccatore finito solo perché nella vita qualche volta sei arrivato a pensare che non vale più la pena lottare. È bellissimo leggere ciò che dice Giacomo del profeta Elia. Nel libro di Giacomo 5:17,18 leggiamo:

“Elia era un uomo sottoposto alle stesse nostre passioni, eppure pregò intensamente che non piovesse e non piovve sulla terra per tre anni e sei mesi. Poi pregò di nuovo, e il cielo diede la pioggia e la terra produsse il suo frutto”.

Elia era un uomo simile a noi nelle nostre stesse passioni, eppure Dio lo usò in modo straordinario come Suo strumento. Questo significa che se anche cadiamo come esseri umani, questo non significa che non valiamo più nulla o che siamo a quel punto messi da parte per sempre. Quando attraversiamo questi momenti è necessario che Dio si prenda cura di noi e curi le nostre ferite.
Nel caso di Elia leggiamo ciò che Dio fece per lui in 1 Re 19:5-8:

“Poi si coricò e si addormentò sotto la ginestra; ma ecco un angelo lo toccò e gli disse: - Alzati e mangia. Egli guardò e vide vicino al suo capo una focaccia cotta su delle pietre calde e una brocca d’acqua. Egli mangiò e bevve, poi tornò a coricarsi. L’angelo dell’Eterno tornò una seconda volta, lo toccò e disse: - Alzati e mangia, poiché il cammino è troppo lungo per te. Egli si alzò, mangiò e bevve, poi, con la forza datagli da quel cibo, camminò quaranta giorni e quaranta notti fino al monte di Dio, l’Horeb”.

Dio diede dei rimedi ad Elia: riposo, cibo e intenso esercizio fisico (Elia camminò per quaranta giorni e quaranta notti). Un trattamento comune per lo stress si chiama “piano di attività”. Consiste nel pianificare un orario ben preciso con attività di svago e obbiettivi da raggiungere (partire sempre da piccoli obbiettivi: quotidiani, settimanali, poi mensili e cosi via). Questo tipo di organizzazione aiuta la persona vittima di stress ad evitare di vittimizzarsi e reagire per riempire il suo tempo in modo positivo. L’esercizio fisico è un altro modo di alleviare lo stress (una passeggiata, un giro in bici, un’ora di palestra).  

Vediamo adesso qual è il modo per prevenire lo stress secondo Gesù. Leggiamo ciò che è scritto nel vangelo di Marco 6:31:

“Ed Egli disse loro: - Venitevene in disparte in un luogo solitario e riposatevi un po’. Poiché era tanta la gente che andava e veniva, che essi non avevano neppure il tempo di mangiare”.

Che situazione difficile! Quante volte vi capita di non avere tempo nemmeno per mangiare e se a volte si arriva al punto di non avere tempo per mangiare, non si avrà tempo nemmeno per la famiglia, per il fidanzato, per la fidanzata, per il riposo, per gli amici, e ancora più improbabile sarà aver tempo per Dio, per la preghiera, per lo studio della Bibbia. Il risultato sarà la separazione dalla fonte del potere e della salute che è Gesù Cristo. 

Gesù visse una vita quotidianamente piena di impegni ma tutti i giorni trovava il tempo per ritirarsi in preghiera e comunione con Dio e questa era la sua forza per gestire tutte le sofferenze e i problemi di ogni giorno. In atti 10:38 leggiamo:

“Come Dio abbia unto di Spirito Santo e di potenza Gesù di Nazaret, il quale andò attorno facendo del bene e guarendo tutti coloro che erano oppressi dal diavolo, perché Dio era con lui”.

Anche il servizio verso gli altri è un buon metodo per renderci conto che non siamo solo noi ad avere problemi, quando ci apriamo al prossimo scopriamo che la sofferenza è dappertutto e nel prenderci cura dell’altro ci dimentichiamo dei nostri problemi. È una medicina il servizio, è un fattore curativo aiutare gli altri. L’egoismo invece è un assassino crudele, pensi sempre di non avere abbastanza e più vuoi avere più cadi nella depressione. Quando invece impariamo ad essere grati per quello che abbiamo, quando decidiamo di mettere nelle mani di Dio le nostre preoccupazioni per trovare soluzioni ai nostri problemi, quando ricordiamo come Dio ci ha benedetti fino a qui, troviamo la motivazione per andare avanti e l’incoraggiamento che Dio agirà anche questa volta in un modo o in un altro. Concluso con il Salmo 34:7:

“L’angelo dell’Eterno si accampa attorno a quelli che lo temono e li libera”

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