Apocalisse 14:6,7
Poi vidi un altro
angelo che volava in mezzo al cielo e che aveva l'evangelo eterno da
annunziare agli abitanti della terra e ad ogni nazione, tribù, lingua e popolo,
e diceva a gran voce: «Temete Dio e dategli gloria, perché l'ora del suo
giudizio è venuta; adorate colui che ha fatto il cielo, la terra, il mare e le
fonti delle acque».
Abbiamo visto come
l’Evangelo Eterno rappresenta Cristo che con il suo sacrificio ha pagato per
noi il salario del peccato donandoci la salvezza e la vita eterna per grazia.
Gesù ha bevuto al posto nostro il calice dell’ira di Dio contro il peccato.
Solo che quando
studiamo il messaggio dei 3 angeli di Apocalisse, rischiamo di enfatizzare solo
la parte dell’Evangelo Eterno e quindi la salvezza per grazia, ma trascuriamo
cosa significa accettare la salvezza di Cristo e il cambiamento che dovrebbe
avvenire in noi che la riceviamo. Trascuriamo qual’ è la conseguenza dell’aver
ricevuto l’Evangelo Eterno, rischiando così di trasformare la salvezza per grazia
in una salvezza a buon mercato.
Il verbo “temete” nell’originale greco è scritto
all’imperativo. Quindi è un comando di Dio. Quelli che si sono innamorati di
Gesù e lo amano avendo capito il sacrificio che ha fatto per noi, adesso come
prima cosa lo temono.
Per capire cosa
significa “temere Dio”, dobbiamo
vedere questa espressione così come la si trova in tutta la Bibbia.
Chi riceve veramente l’Evangelo Eterno è chiamato a
cambiare vita per conformarsi agli insegnamenti di Gesù.
Tito 2:11-14
Infatti la grazia salvifica (l’Evangelo Eterno) di
Dio è apparsa a tutti gli uomini, e ci insegna (la grazia di Dio non
solo ci salva ma ci insegna a fare qualcosa) a rinunziare all'empietà e alle mondane concupiscenze, perché viviamo
nella presente età saggiamente, giustamente e piamente (il vero Evangelo
cambia la vita e cambia la nostra attitudine verso Dio e verso gli uomini),
(mentre stiamo) aspettando la
beata speranza e l'apparizione della gloria del grande Dio e Salvatore nostro,
Gesù Cristo, il quale ha dato se stesso per noi, per riscattarci da ogni
iniquità e purificare per sé un popolo speciale, zelante nelle buone opere.
Proverbi 9:10
Il timore
dell'Eterno è il principio
della sapienza, e la conoscenza del Santo è l'intelligenza. (Puoi anche essere la persona più istruita ma
se non hai timore dell’Eterno non hai ancora cominciato ad
essere una persona veramente saggia. La
vera sapienza e vera intelligenza, capaci di farti discernere il bene dal male,
vengono dal Temere Dio).
Proverbi 15:16
Meglio poco con il timore dell'Eterno, che un gran tesoro con
preoccupazioni. (Puoi avere grandi ricchezze e affannarti per esse ma
secondo la Parola di Dio se non hai timore dell’Eterno non hai nulla e quello
che possiedi non ti giova a nulla. Il Timore dell’Eterno equivale ad avere la pace interiore
che nessuna difficoltà terrena può scuotere).
Isaia 45:8,9
Stillate, o
cieli, dall'alto e le nuvole facciano piovere la giustizia. Si apra la terra,
produca la salvezza e faccia germogliare insieme la giustizia. Io, l'Eterno, ho
creato questo. Guai a chi contende
con chi l'ha formato, un frammento di vasi di terra con altri frammenti di vasi di terra. Dirà l'argilla a
chi la forma: «Che fai?», o dirà la tua opera: «Non ha mani?». (Dio è il Creatore, è eterno, è onnipotente,
è onnisciente, è immortale. E noi siamo argilla, siamo fango, siamo opera delle
sue mani, siamo creature. Per questa ragione dobbiamo
a Dio il timore che è dovuto al suo nome. Per avere timore dell’Eterno
dobbiamo capire bene: chi è Dio e chi siamo noi?).
Salmo 9:20
O Eterno, infondi in loro spavento; fa' che le nazioni riconoscano di essere semplicemente dei mortali. (Questo Salmo sta dicendo che l’uomo dal più semplice al ministro,
governante, presidente, re, capo religioso, è tenuto a riconoscere che non è dio
ma è un semplice mortale. Il vero Dio è colui che rimane in eterno e richiede la nostra “riverenza”. Spesso l’uomo ha bisogno di essere atterrato per riconoscere di essere
fango, di essere argilla, di essere comune mortale).
Levitico 19:3
Ognuno di voi rispetti sua madre e suo padre e
osservate i miei sabati. Io sono
l'Eterno, il vostro DIO. (Noi rispettiamo e onoriamo i nostri genitori perché ci hanno dato la
vita. O meglio, Dio, attraverso di loro ci ha dato la vita, ma in un certo
senso sapendo che ci hanno messo al mondo e ci hanno cresciuti, ci sentiamo in
dovere di rispettarli e onorarli. Temere
Dio non significa avere paura di Lui pensando che ci distruggerà. Ma è
un’attitudine di rispetto che dobbiamo avere nei suoi confronti come quella che
dovremmo avere verso i nostri genitori).
Deuteronomio 13:4
Seguirete l'Eterno, il vostro DIO, lui temerete,
osserverete i suoi comandamenti, ubbidirete alla sua voce, lo servirete e
rimarrete stretti a lui. (Seguire l’Eterno significa avvicinarsi a Lui. In
alcuni testi dell’AT questa parola ebraica viene tradotta con “attaccare” come la colla. Temere Dio
significa quindi essere “attaccati” a Lui in
un legame indissolubile, non poter fare a meno
di Lui, riconoscere che dipendiamo da Lui e sentirne il bisogno
quotidianamente).
Deuteronomio 28:58
Se non hai
cura di mettere in pratica tutte le parole di questa legge, scritte in questo
libro, avendo timore di questo nome glorioso e tremendo, l'Eterno, il
tuo DIO… (Il nome dell’Eterno è così sublime,
sovrano ed elevato che bisogna averne grande rispetto. Temere Dio significa rispettare il suo
nome. Il nome di Dio
è così grande e degno di essere rispettato che tra i 10 comandamenti che Dio ci
ha dato il terzo si riferisce proprio a questo). In Esodo 20:7
infatti leggiamo:
Non userai il nome dell'Eterno, il tuo DIO, invano, perché l'Eterno non
lascerà impunito chi usa il suo nome invano. (La parola «invano» significa in modo inutile). Il Padre Nostro, la
preghiera insegnataci da Gesù inizia con: “Santificato sia il Tuo Nome”. Quindi dovrei chiedermi ogni giorno: il mio atteggiamento, le mie
parole, i miei pensieri, le mie azioni, le cose che leggo, i programmi
televisivi che guardo, le conversazioni che ho con le altre persone, il modo in
cui uso internet, stanno santificando il Nome di Dio?
1 Cronache 16:29,30
Date all'Eterno la gloria dovuta
al suo nome, portategli offerte (i nostri corpi, i nostri pensieri, le
nostre parole dovrebbero essere offerte al Signore ogni giorno) e venite davanti a lui. Prostratevi
davanti all'Eterno nello splendore della sua
santità; tremate davanti a lui, o
abitanti di tutta la terra! Sì, il mondo è stabile e non sarà smosso. (Temere Dio significa avere riverenza
nei suoi confronti. Non solo spesso non temiamo Dio nella nostra
quotidianità, nelle nostre case, nel posto di lavoro, con gli amici ma questo
si manifesta anche in chiesa. Il concetto che abbiamo di Dio durante la
settimana determinerà anche il nostro comportamento che avremo in chiesa. Se ci soffermassimo di più a pensare chi è
Dio e chi siamo noi, capiremmo il rispetto che gli dobbiamo ogni giorno nella
nostra vita, nel modo in cui parliamo, nei nostri sguardi, nel modo in cui
vestiamo (saremmo meno provocanti, più semplici), nel modo in cui pensiamo e questo si rifletterebbe anche all’interno
della chiesa).
In Marco 11:17 leggiamo cosa insegnava Gesù riguardo
l’atteggiamento che dovremmo avere anche in chiesa nel temere Dio:
E insegnava, dicendo loro: «Non è scritto: "La mia casa sarà chiamata casa di preghiera
per tutte le genti"? Ma voi ne avete fatto un covo di ladroni”.
I mercanti
continuavano a portare avanti i loro affari nella casa dell’Eterno. Noi oggi
non siamo da meno, il rapporto che abbiamo con Dio durante la settimana
determina il nostro atteggiamento che abbiamo in chiesa: seduti comodamente tra
le panche, continuiamo a parlare dei nostri affari, della nostra settimana, non
ascoltiamo le predicazioni, ci guardiamo a destra e a sinistra distratti da
ogni cosa e ogni persona, ci vestiamo in un certo modo, pensiamo in un certo
modo, non mostriamo riverenza e la
chiesa è diventata un “mercato” più che un luogo di culto.
Tutti i figli d'Israele, quando videro il fuoco
scendere e la gloria dell'Eterno posarsi
sul tempio, si prostrarono con la faccia a terra sul pavimento, adorarono e
lodarono l'Eterno, «perché è
buono, perché la sua benignità dura
in eterno». Poi il re e tutto il popolo offrirono sacrifici davanti
all'Eterno!
Guardate l’attitudine.
Nella casa dell’Eterno dovremmo offrire in sacrificio vivente i nostri corpi,
il nostro cuore e la nostra mente a Dio e inchinarci fino a terra davanti a
Lui, ossia umiliarci davanti alla Sua presenza. Sapete perché ai tempi biblici le persone si prostravano con la fronte
fino a terra? Perché riconoscevano che erano fatti della stessa materia, erano
polvere. Sapete che la nostra parola “umiltà”
deriva dal latino “humus”? Humus
è terra, polvere. Quindi avere
umiltà significa riconoscere che siamo polvere, che bisogna andare alla
presenza di Dio con timore e tremore. I
profeti lo sapevano bene questo:
- Quando il profeta Isaia vide il tempio del cielo dove era seduto Dio (Isaia 6) si rese subito conto di essere «impuro» e di non essere «nulla» a confronto.
- Quando Mosè incontrò Dio nel pruno ardente (Esodo 3:5,6) si coprì il viso perché aveva paura di guardare Dio, sapeva di trovarsi alla Sua presenza.
Quando andiamo a Dio
con umiltà, con timore e tremore, allora Dio ci accoglie e ci abbraccia come
figli.
Deuteronomio 10:12,13
E ora, o
Israele, che cosa richiede da te l'Eterno, il tuo DIO, se non di temere
l'Eterno, il tuo DIO, di camminare in
tutte le sue vie, di amarlo e di servire l'Eterno, il tuo DIO, con tutto il
tuo cuore e con tutta la tua anima, e di osservare
per il tuo bene i comandamenti dell'Eterno e i suoi statuti che oggi ti
comando? (Temere Dio è strettamente legato
all’ubbidirgli. In altre parole: il primo angelo sta
dicendo: l’Evangelo Eterno ti ha salvato, Cristo ha bevuto la tua coppa. È
morto per te. E adesso, per gratitudine e per amore nei suoi confronti temi
Gesù e ubbidiscigli).
Romani 3:10-18
Come sta scritto: «Non c'è alcun giusto,
neppure uno. Non c'è alcuno che abbia intendimento, non c'è alcuno che
ricerchi Dio. Tutti si sono sviati, tutti quanti sono divenuti
inutili; non c'è alcuno che faccia il bene, neppure uno. La loro gola è un
sepolcro aperto, con le loro lingue hanno tramato inganni, c'è un veleno di aspidi sotto le loro
labbra; la loro bocca è piena di maledizione e di amarezza; i loro piedi sono veloci per spandere il
sangue; sulle loro vie c'è
rovina e calamità, e non hanno conosciuto la via della pace; non c'è il
timore di Dio davanti ai loro occhi». (Il timore di Dio è
separarsi dal male. Chi fa queste cose non sta temendo Dio).
Chi vive le opere
della carne non si sta separando dal male e non erediterà il regno di Dio. In Galati 5:19-21 leggiamo:
Del resto le opere della carne sono ben note: fornicazione, impurità,
libertinaggio, idolatria, stregonerie, inimicizie, discordia, gelosia,
dissensi, divisioni, fazioni, invidie, ubriachezze, orge e cose del
genere; circa queste cose vi preavviso, come già ho detto, che chi le compie non erediterà il regno di
Dio.
Al contrario, temere
Dio significa vivere una vita di santità rispondendo all’amore di Cristo per
noi e portando il frutto dello Spirito. In Galati 5:22,24,25 leggiamo:
Il frutto dello Spirito invece è amore, gioia, pace, pazienza,
benevolenza, bontà, fedeltà, mitezza, dominio di sé. Ora quelli che sono di
Cristo Gesù hanno crocifisso la loro carne con le sue passioni e i suoi
desideri. Se pertanto viviamo dello Spirito, camminiamo anche secondo lo
Spirito.
Ebrei 12:14
Procacciate la pace con tutti e la santificazione, senza la quale nessuno vedrà il Signore.
Ecclesiaste 12:13,14
Ascoltiamo dunque la
conclusione di tutto il discorso: «Temi DIO e osserva i suoi comandamenti,
perché questo è il tutto dell'uomo». Poiché DIO farà venire in
giudizio ogni opera, anche tutto ciò che è nascosto, sia bene o male.
Nel
prossimo studio esamineremo ancora meglio come al “Temete Dio”, segue il “Dategli
gloria” procacciando la santificazione e permettendo allo Spirito Santo di
compiere in noi una trasformazione totale a immagine di Cristo Gesù per
ereditare il Suo Regno.
Passiamo intere
giornate a volte senza pensare chi è Dio. Passiamo intere giornate senza
pensare nemmeno a Dio. Prendiamo sul serio l’appello del Signore e chiediamogli
di seminare nei nostri cuori il Timore di Dio e di consacrare ogni giorno il
nostro tempo a Lui, meditando sulla sua Parola e passando tempo in preghiera.
Chiediamo a Gesù di
fare in modo che noi riconosciamo il bisogno che abbiamo di Lui e possiamo fare
di Dio la nostra priorità quotidiana.
Dio ti benedica. Amen