Cari lettori, siamo al settimo e ultimo studio della serie “Pienezza
in Cristo”. Il testo chiave di questa riflessione lo troviamo nel vangelo di
Giovanni 10:11,14:
“Io sono il buon
pastore. Il buon pastore offre la vita per le pecore. Io sono il buon pastore,
conosco le mie pecore e le mie pecore conoscono me”.
Gesù dice di se stesso di essere il buon pastore. Il buon
pastore dà la vita per le sue pecore. La croce è stata la più grande e
meravigliosa dichiarazione d’amore di Dio agli uomini. La croce è
manifestazione d’amore di Dio per noi ma allo stesso tempo è sangue, dolore,
sacrificio, perché questo è l’amore, l’amore è rinuncia, un amore che si dona
completamente, un amore che si sacrifica per l’altro.
Noi abbiamo scelto di non fidarci di Dio, lo abbiamo tradito
e continuiamo a farlo perché la nostra natura ci porta a non dipendere da Lui,
a non fidarci di Lui, a non dargli il dovuto rispetto, il dovuto amore, la
dovuta gloria. Noi meritavamo e meriteremmo di morire ma Gesù è morto al posto
nostro per dimostrarci il Suo amore, che siamo suoi e che se anche noi lo
rigettiamo lui è sempre pronto ad accoglierci, a perdonarci, a sacrificarsi per
noi. Quale amore più grande! Chi di noi nella nostra debole natura umana è
portato a ricambiare con amore i torti subiti? Reagiamo spontaneamente con
dolcezza e comprensione e amore al rifiuto, all’indifferenza, al disprezzo,
alle offese degli altri? No. Eppure Gesù ha reagito con l’amore al nostro
rifiuto nei suoi confronti. Quale esempio più grande di amore!
La cosa più importante che abbiamo bisogno di imparare è che
noi non possiamo fare niente perché Dio ci ami. Noi non dobbiamo conquistarci l’amore
di Dio e non possiamo nemmeno fare nulla perché Dio smetta di amarci. Il concetto
di amore nelle mente e nelle azioni di Dio nei nostri confronti è molto ben
diverso dal concetto di amore che abbiamo noi esseri umani nella nostra natura
peccaminosa. Dio ci ama in modo incondizionato e continuerà a farlo
indipendentemente dal nostro comportamento, l’unica cosa che cambia è la nostra
salvezza eterna. Gesù è morto sulla croce per amore nei nostri confronti ma la
salvezza derivante da questo non la possiamo avere se non decidiamo di “credere
in Lui”. È una salvezza che ci viene
donata e che non possiamo comprarci in nessun modo ma allo stesso tempo non la
possiamo ricevere se non decidiamo di credere il Lui e di lasciar fluire questo
amore in noi che cambierà la nostra vita, il nostro comportamento, il nostro
modo di vedere le cose.
Il peccato è entrato nel mondo per una mancanza di fiducia
nei confronti di quello che Dio aveva detto e allo stesso modo la salvezza
entra nella nostra vita dal momento in cui accettiamo il sacrificio di Cristo e
decidiamo di tornare a fidarci di Lui e del fatto che Lui vuole il nostro bene
ora e per sempre. La vita cristiana è un cammino nelle vie di Dio, un continuo
processo di santificazione, di trasformazione del nostro carattere a immagine
di Dio, e questo non può mai avvenire se non decidiamo di “frequentarlo” ogni
singolo giorno della nostra vita, conoscendolo e assimilando il suo carattere
quotidianamente.
Per questo nel versetto 14 Gesù dice: io “conosco” le mie
pecore e le mie pecore “conoscono” me.
Quando decidiamo di conoscere Gesù, il suo amore fluirà in
noi e l’amore genererà amore anche verso gli altri nostri simili. L’apostolo
Giovanni che scrisse il vangelo dal quale abbiamo tratto il versetto di oggi,
quando conobbe Gesù era definito “il figlio del tuono”, immaginate il
temperamento che aveva, sicuramente non era un agnello mansueto, era molto
impulsivo e aveva un temperamento irruento. Le persone che cercano Gesù sono
quelle che riconoscono i difetti e i limiti del proprio carattere sentendo di
non essere nulla senza Dio. Questo è quello che fece Giovanni. Egli passò molto
tempo con Gesù, lo frequentò ogni giorno ed ogni giorno attingeva insegnamenti da
Lui. Giovanni sapeva chi era.
Quando tu pensi di essere buono, pensi di essere perfetto,
pensi di bastare a te stesso, pensi che sei bravo a fare tutto, che stai
compiendo ogni tuo dovere, non senti il bisogno di Cristo, ma quando in modo
onesto e sincero ti guardi dentro e ti rendi conto che poi in realtà tanto
perfetto non sei e vedi anche la mostruosità del tuo essere interiore, allora
si che hai bisogno di Cristo, perché ti rendi conto che è l’unica via d’uscita.
Noi pensiamo di essere bravi a risolvere tutto, pensiamo di sapere cosa e come
farlo ma non ci rendiamo conto che così facendo stiamo combattendo una lotta
dalla quale non usciremo vincitori perché le situazioni ci sfuggono di mano. Solo
con Dio possiamo essere vincitori. Il vero cambiamento avviene quando andiamo
ai piedi di Gesù ogni giorno, quando ci sediamo vicino a Lui e passiamo del
tempo insieme. Questa fu l’esperienza di Giovanni, man mano che passò tempo con
Gesù il carattere di Cristo iniziò ad influire su di lui tanto che quando
Giovanni si trovò nell’isola di Patmos il suo appellativo non era più “figlio
del tuono” ma “discepolo dell’amore”. Quando cambiò Giovanni? Non c’è un
momento preciso e spesso e volentieri tu non ti rendi conto che stai cambiando
ma gli altri che stanno con te si, gli altri vedono i tuoi cambiamenti.
Non guardare a te stesso ma guarda a Gesù, il buon pastore
che si prende cura di te. Parla con lui tutti i giorni, confessa quello che sei
apertamente, digli le tue lotte, i tuoi difetti caratteriali, i tuoi lati
negativi che ti creano problemi con gli altri, i tuoi limiti. Passa tempo con
lui e studia la bibbia e vedrai che senza renderti conto arriveranno i
cambiamenti positivi.
Giovanni usa il verbo conoscere molte volte nelle sue
epistole. Per Giovanni conoscere non è teoria ma è sperimentare Cristo, al
punto tale che arriva a dire di Gesù in 1 Giovanni 2:4-6:
Chi dice: «Lo conosco»
e non osserva i suoi comandamenti, è bugiardo e la verità non è in lui; ma chi
osserva la sua parola, in lui l'amore di Dio è veramente perfetto. Da questo
conosciamo di essere in lui. Chi dice di dimorare in Cristo, deve comportarsi
come lui si è comportato.
Come scegliamo di comportarci nella nostra vita quotidiana? Quali
atteggiamenti usiamo? Quali parole scegliamo di dire nelle nostre
conversazioni? Quali pensieri balenano nella nostra mente? Solo quando
sottometteremo tutto questo a Cristo e ci comporteremo come farebbe lui,
possiamo dire allora che abbiamo imparato a camminare con Cristo giorno dopo
giorno, 24 ore su 24.
“Io sono il buon pastore” significa che Gesù è il modello da
seguire. Noi siamo le sue pecore e non importa quanto smarriti ci possiamo
sentire, Gesù è venuto proprio per farci ritrovare la strada e come è scritto nel Salmo 23:2:
“Egli mi fa riposare in
verdeggianti pascoli e mi guida lungo le acque calme”.
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