Vita in Abbondanza

lunedì 14 maggio 2018

Io sono il Buon Pastore


Cari lettori, siamo al settimo e ultimo studio della serie “Pienezza in Cristo”. Il testo chiave di questa riflessione lo troviamo nel vangelo di Giovanni 10:11,14:

“Io sono il buon pastore. Il buon pastore offre la vita per le pecore. Io sono il buon pastore, conosco le mie pecore e le mie pecore conoscono me”.

Gesù dice di se stesso di essere il buon pastore. Il buon pastore dà la vita per le sue pecore. La croce è stata la più grande e meravigliosa dichiarazione d’amore di Dio agli uomini. La croce è manifestazione d’amore di Dio per noi ma allo stesso tempo è sangue, dolore, sacrificio, perché questo è l’amore, l’amore è rinuncia, un amore che si dona completamente, un amore che si sacrifica per l’altro. 

Noi abbiamo scelto di non fidarci di Dio, lo abbiamo tradito e continuiamo a farlo perché la nostra natura ci porta a non dipendere da Lui, a non fidarci di Lui, a non dargli il dovuto rispetto, il dovuto amore, la dovuta gloria. Noi meritavamo e meriteremmo di morire ma Gesù è morto al posto nostro per dimostrarci il Suo amore, che siamo suoi e che se anche noi lo rigettiamo lui è sempre pronto ad accoglierci, a perdonarci, a sacrificarsi per noi. Quale amore più grande! Chi di noi nella nostra debole natura umana è portato a ricambiare con amore i torti subiti? Reagiamo spontaneamente con dolcezza e comprensione e amore al rifiuto, all’indifferenza, al disprezzo, alle offese degli altri? No. Eppure Gesù ha reagito con l’amore al nostro rifiuto nei suoi confronti. Quale esempio più grande di amore! 

La cosa più importante che abbiamo bisogno di imparare è che noi non possiamo fare niente perché Dio ci ami. Noi non dobbiamo conquistarci l’amore di Dio e non possiamo nemmeno fare nulla perché Dio smetta di amarci. Il concetto di amore nelle mente e nelle azioni di Dio nei nostri confronti è molto ben diverso dal concetto di amore che abbiamo noi esseri umani nella nostra natura peccaminosa. Dio ci ama in modo incondizionato e continuerà a farlo indipendentemente dal nostro comportamento, l’unica cosa che cambia è la nostra salvezza eterna. Gesù è morto sulla croce per amore nei nostri confronti ma la salvezza derivante da questo non la possiamo avere se non decidiamo di “credere in Lui”.  È una salvezza che ci viene donata e che non possiamo comprarci in nessun modo ma allo stesso tempo non la possiamo ricevere se non decidiamo di credere il Lui e di lasciar fluire questo amore in noi che cambierà la nostra vita, il nostro comportamento, il nostro modo di vedere le cose. 

Il peccato è entrato nel mondo per una mancanza di fiducia nei confronti di quello che Dio aveva detto e allo stesso modo la salvezza entra nella nostra vita dal momento in cui accettiamo il sacrificio di Cristo e decidiamo di tornare a fidarci di Lui e del fatto che Lui vuole il nostro bene ora e per sempre. La vita cristiana è un cammino nelle vie di Dio, un continuo processo di santificazione, di trasformazione del nostro carattere a immagine di Dio, e questo non può mai avvenire se non decidiamo di “frequentarlo” ogni singolo giorno della nostra vita, conoscendolo e assimilando il suo carattere quotidianamente. 

Per questo nel versetto 14 Gesù dice: io “conosco” le mie pecore e le mie pecore “conoscono” me.
Quando decidiamo di conoscere Gesù, il suo amore fluirà in noi e l’amore genererà amore anche verso gli altri nostri simili. L’apostolo Giovanni che scrisse il vangelo dal quale abbiamo tratto il versetto di oggi, quando conobbe Gesù era definito “il figlio del tuono”, immaginate il temperamento che aveva, sicuramente non era un agnello mansueto, era molto impulsivo e aveva un temperamento irruento. Le persone che cercano Gesù sono quelle che riconoscono i difetti e i limiti del proprio carattere sentendo di non essere nulla senza Dio. Questo è quello che fece Giovanni. Egli passò molto tempo con Gesù, lo frequentò ogni giorno ed ogni giorno attingeva insegnamenti da Lui. Giovanni sapeva chi era. 

Quando tu pensi di essere buono, pensi di essere perfetto, pensi di bastare a te stesso, pensi che sei bravo a fare tutto, che stai compiendo ogni tuo dovere, non senti il bisogno di Cristo, ma quando in modo onesto e sincero ti guardi dentro e ti rendi conto che poi in realtà tanto perfetto non sei e vedi anche la mostruosità del tuo essere interiore, allora si che hai bisogno di Cristo, perché ti rendi conto che è l’unica via d’uscita. Noi pensiamo di essere bravi a risolvere tutto, pensiamo di sapere cosa e come farlo ma non ci rendiamo conto che così facendo stiamo combattendo una lotta dalla quale non usciremo vincitori perché le situazioni ci sfuggono di mano. Solo con Dio possiamo essere vincitori. Il vero cambiamento avviene quando andiamo ai piedi di Gesù ogni giorno, quando ci sediamo vicino a Lui e passiamo del tempo insieme. Questa fu l’esperienza di Giovanni, man mano che passò tempo con Gesù il carattere di Cristo iniziò ad influire su di lui tanto che quando Giovanni si trovò nell’isola di Patmos il suo appellativo non era più “figlio del tuono” ma “discepolo dell’amore”. Quando cambiò Giovanni? Non c’è un momento preciso e spesso e volentieri tu non ti rendi conto che stai cambiando ma gli altri che stanno con te si, gli altri vedono i tuoi cambiamenti.

Non guardare a te stesso ma guarda a Gesù, il buon pastore che si prende cura di te. Parla con lui tutti i giorni, confessa quello che sei apertamente, digli le tue lotte, i tuoi difetti caratteriali, i tuoi lati negativi che ti creano problemi con gli altri, i tuoi limiti. Passa tempo con lui e studia la bibbia e vedrai che senza renderti conto arriveranno i cambiamenti positivi.
Giovanni usa il verbo conoscere molte volte nelle sue epistole. Per Giovanni conoscere non è teoria ma è sperimentare Cristo, al punto tale che arriva a dire di Gesù in 1 Giovanni 2:4-6:

Chi dice: «Lo conosco» e non osserva i suoi comandamenti, è bugiardo e la verità non è in lui; ma chi osserva la sua parola, in lui l'amore di Dio è veramente perfetto. Da questo conosciamo di essere in lui. Chi dice di dimorare in Cristo, deve comportarsi come lui si è comportato.

Come scegliamo di comportarci nella nostra vita quotidiana? Quali atteggiamenti usiamo? Quali parole scegliamo di dire nelle nostre conversazioni? Quali pensieri balenano nella nostra mente? Solo quando sottometteremo tutto questo a Cristo e ci comporteremo come farebbe lui, possiamo dire allora che abbiamo imparato a camminare con Cristo giorno dopo giorno, 24 ore su 24. 

“Io sono il buon pastore” significa che Gesù è il modello da seguire. Noi siamo le sue pecore e non importa quanto smarriti ci possiamo sentire, Gesù è venuto proprio per farci ritrovare la strada e  come è scritto nel Salmo 23:2:

“Egli mi fa riposare in verdeggianti pascoli e mi guida lungo le acque calme”.


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