Vita in Abbondanza

domenica 10 maggio 2020

17. BEATI I MISERICORDIOSI PERCHE' OTTERRANNO MISERICORDIA (Matteo 5:7)

Siamo arrivati al commento della quinta beatitudine.

Il cuore dell’uomo è per natura freddo, triste, insensibile. La beatitudine naturale dell’uomo contrapposta a quella del Vangelo in realtà è:

Beati quelli col cuore vendicativo e coriaceo, sensibili solo a quel che tocca loro o, semmai, i loro familiari. Troveranno durezza, non-amore, rifiuto. Beati i violenti, gli aggressivi. Raccoglieranno ciò che seminano: conflittualità, odio rancore, divisione, distruzione.

L’uomo per natura è egoista, non capace di usare una vera misericordia e di accordare un sincero perdono al prossimo. Quando l’uomo riesce a vivere tutto questo, è solo perché lo Spirito Santo di Dio agisce esercitando il suo influsso. In 1 Giovanni 4:19 leggiamo:

“Noi amiamo Dio, perché egli per primo ci ha mostrato il suo amore”.

E di conseguenza siamo esortati ad essere come lui. Quindi i misericordiosi sono tali nella misura in cui sperimentano personalmente l’amore e la misericordia di Dio, nella misura in cui si relazionano con il Padre celeste e la Bibbia, dove Egli si rivela e si fa conoscere. Più ci relazioneremo con Cristo, più conosceremo il suo carattere e più sperimenteremo la sua misericordia facendone dono anche al prossimo.

AVERE MISERICORDIA NON SIGNIFICA

sacrificarsi malvolentieri per qualcuno, o compiere dei vuoti culti esteriori per ingraziarsi Dio e muoverlo a Sua volta ad avere misericordia di noi.

NON E UN ATTEGGIAMENTO

di permissiva cortesia verso l’altro, il diverso, la persona scomoda. Non basta “sedersi a tavola” con qualcuno che gli altri non hanno accettato. Ma, come ci mostra Gesù nel Vangelo quando mangia con i peccatori e gli emarginati, dobbiamo avere un atteggiamento interiore particolare con le persone più in difficoltà. Non basta condividere il pasto, una festa, una gita, un gioco. Dobbiamo abbandonare i nostri egoismi, essere miti, col cuore libero di amare, essere pronti a dare noi stessi oltre che qualcosa di materiale.

NON BASTA AVERE COMPRENSIONE

verso il prossimo o non giudicarlo. Avere misericordia vuol dire amarlo e partecipare vivamente alla sua storia, soccorrerlo nel bisogno materiale e spirituale, secondo le nostre possibilità, confidando nell’ aiuto di Dio (attraverso la preghiera) che è il primo ad essere misericordioso.

SOCCORRERE CHI HA FAME, SETE

chi è malato, nudo, carcerato o forestiero (Matteo 22,35ss). E’ fare quello che ha fatto Gesù, quello che Dio fa continuamente. Anzi, chi esercita la misericordia verso qualcuno non lo fa soltanto per quella persona, ma per Gesù stesso che ha assimilato a sé chiunque viva nel bisogno.

BEATI .... PERCHÉ TROVERANNO MISERICORDIA

Gesù promette la vita eterna, la “promozione” nel giudizio finale a chi avrà amato il prossimo come ha fatto Lui, anzi, a chi regala gioia, vita e comprensione la riceverà da Dio anche nei giorni della propria esistenza terrena. E come paragonare la nostra misericordia con quella divina?

 

NELLA NOSTRA SOCIETA

spesso dietro gli aiuti che vengono pubblicizzati come tali si nascondono delle pericolose insidie che possono portare alla morte fisica o psicologica. Per superare la depressione, le difficoltà, la povertà materiale, il dolore, il male fisico o il disagio, in genere ci vengono proposte soluzioni o alternative che si dicono “miracolose”. Queste persone con il culto del corpo, la pubblicità, il consumismo, la droga, la magia, il potere, la violenza, sembrano donarci le uniche vie buone per uscire dalle nostre difficoltà. Al contrario queste “opere di misericordia” avviliscono l’essere umano ed arricchiscono soltanto chi le propone.

Quindi domandiamo sinceramente per riflettere:

Nel mio modo di parlare uso dolcezza ed attenzione con tutti o a chi mi parla con durezza ed aggressività rispondo alla stessa maniera?

Il mio silenzio, invece, è un mutismo che ferisce più delle parole? Perché sintomo di indifferenza ed incomprensione?

Se qualcuno con astio si chiude nel suo silenzio cosa faccio?

Quando mi offendono o mi maltrattano prego per queste persone oppure covo vendetta e rancore?

Sono orgoglioso, arrogante, ho paura di soffrire, cos’è che mi impedisce di fare del bene agli altri?

Mi affido a Dio nella preghiera affinché il mio cuore possa cambiare?

Ecco, credo che confrontandoci con queste domande, noi tutti riconosciamo di essere limitati e di avere bisogno dell’intervento di Dio e dello Spirito Santo nella nostra vita per essere in grado di usare misericordia verso l’altro. Allora, ti invito a non scoraggiarti ma allo stesso tempo a prendere posizione. Prega oggi Dio con simili parole:

“Caro Padre, mi rendo conto di essere limitato/a, debole, e non capace di fare il bene in modo naturale. Mi rendo conto che io per primo/a ho bisogno di lasciarmi amare da te, di sperimentare la tua misericordia, di conoscere più a fondo il tuo amore. Sono consapevole che tu desideri liberarmi e guarirmi dalle mie ferite. Per cui, ti chiedo anche oggi di donarmi il tuo Spirito Santo, affinché tramite Lui, il potere del peccato possa essere schiacciato in me. Ti prego, salvami e proteggimi dal peccato del mondo, donami protezione completa contro gli angeli caduti, tienimi lontano dalle tentazioni e strappami, se necessario, per salvarmi dalla mia vecchia natura corrotta. Di conseguenza, rendimi simile a te e capace di usare misericordia anche con il prossimo. Solo tu Padre puoi darmi ogni giorno un cuore nuovo affinché la natura dei miei pensieri, delle mie parole, delle mie azioni cambi e si conformi alla tua immagine per darti gloria. Ti ringrazio perché so che hai già ascoltato e risposto alla mia preghiera. Nel nome di Gesù. Amen”.

Che il Signore benedica te che leggi e coloro con i quali vorrai condividere questo prezioso messaggio.

lunedì 27 aprile 2020

16. BEATI QUELLI CHE HANNO FAME E SETE DI GIUSTIZIA PERCHE' SARANNO SAZIATI

Nella quinta tappa dell'itinerario delle Beatitudini, consideriamo la felicità di chi ha fame e sete della giustizia.

Aver fame e sete della giustizia significa avere la "passione" della giustizia, non solo un interesse passeggero; vuol dire impegnarsi a fondo con tutto se stesso, dalla mattina alla sera, dalla testa ai piedi, come chi è assetato ridimensiona in questa ricerca tutti i propri desideri.

Beati quelli che hanno fame e sete della giustizia, perché saranno saziati» (Matteo 5,6).

Nelle beatitudini più volte senti parlare di giustizia, proprio perché è fondamentale. Ma chi è il "giusto" nella Bibbia, secondo Dio? Chi mette in pratica i comandamenti, o meglio chi fa della propria vita lo spazio di una ricerca appassionata della volontà di Dio. Questa è l'unica cosa di cui dobbiamo veramente preoccuparci. Il resto è dono. E la traduzione che la Bibbia interconfessionale fa di questa beatitudine è illuminante: "Beati coloro che desiderano ardentemente ciò che Dio vuole...".

La coscienza della propria indegnità, quando contempleremo il carattere perfetto di Cristo e il suo sacrificio per la nostra salvezza, farà nascere in noi il desiderio di essere come Lui, perché solo essendo come Gesù e mettendo in pratica i suoi comandamenti potremo aspirare ad una vita veramente benedetta. Coloro che aspirano nel loro cuore ad assomigliare a Dio nel carattere, saranno appagati. Se gli sguardi restano sempre fissi su Gesù, studiando e meditando sulla sua vita, sul suo modo di essere, sul suo carattere, l’opera dello Spirito Santo nella nostra vita continuerà fino alla riproduzione della sua immagine. L’amore sensibilizzerà l’animo e lo renderà capace dei più alti ideali e della conoscenza delle realtà divine, in modo che non gli manchi nessun attributo di perfezione.

La fame e la sete sono l’impulso che ci spinge a cercare ciò che ci consente di vivere davvero. Ma sono anche il sintomo di una mancanza, di un bisogno. Ci rendiamo conto che ci manca qualcosa senza la quale la vita si spegne. Gesù nelle beatitudini ci dice che chi non può vivere senza la giustizia è beato.

A questi affamati e assetati la beatitudine non offre progetti economici, né progetti politici, ma una speranza: “sarete saziati”.

È una speranza solida, al sicuro, perché sostenuta dalla promessa di Dio.

La speranza è indispensabile per uscire dalla rassegnazione che annullerebbe ogni sforzo di cambiamento e dalla disperazione che porterebbe fatalmente alla violenza.
Ma questa beatitudine non è rivolta solo agli affamati perché trovino la speranza e la dignità di affacciarsi come protagonisti sulla scena del mondo, ma si volge anche a noi, ai sazi richiamandoci a una profonda conversione.

L’affamato di giustizia è vivo e proteso in un’appassionata ricerca della volontà di Dio.
La giustizia è appunto la volontà di Dio, il suo disegno, il Regno di Dio che Gesù è venuto a portare e a compiere.
Avere fame e sete di giustizia significa avere la passione della giustizia, per il Regno di Dio, non un languido e sporadico interessamento.

L’assetato desidera l’acqua con tutto se stesso. L’assetato di giustizia è chi si impegna a fondo per la giustizia, con tutto se stesso, dal mattino alla sera.

La parola giustizia ha nel Vangelo un significato globale: non soltanto indica il rispetto dei diritti fra gli uomini, ma ancor prima il rispetto dei diritti di Dio, ecco che è beato e felice colui che osserva i comandamenti di Dio, per avere un rapporto equilibrato con Dio, dal quale riconoscerà di dipendere, e con il prossimo, con il quale condividerà l’ideale di Dio.

Giustizia

La parola giustizia ricorre altre volte nel discorso della Montagna.

Beati i perseguitati per causa della giustizia perché di essi è il Regno dei cieli (Matteo 5:10).

Poiché io vi dico: se la vostra giustizia non supererà quella degli scribi e dei farisei, non entrerete nel Regno dei cieli (Matteo 5:20)

Guardatevi dal fare la vostra giustizia davanti agli uomini per essere da loro ammirati, altrimenti non avrete ricompensa presso il Padre vostro che è nei cieli. (Matteo 6:1).

Cercate prima il Regno di Dio e la sua giustizia, e tutte queste cose vi saranno date in aggiunta (Matteo 6:33).

Possiamo dire che la parola giustizia indica almeno tre atteggiamenti diversi.
Anzitutto indica la giustizia di Dio: è Lui che tramite il sacrificio di Cristo al quale siamo chiamati a conformarci ci fa giusti; il suo amore, il suo perdono ci rendono giusti...

In secondo luogo indica la giustizia dell’uomo: essa è la conseguenza dell’accettazione del dono della salvezza compiuto da Cristo, quando accettiamo il sacrificio e la salvezza che Egli ci ha offerto sulla croce, desidereremo allora essere come Lui, compiere le sue opere buone, osservare le sue leggi.

Infine indica la giustizia sociale: i rapporti giusti, la solidarietà, costruzione della pace.

La giustizia della beatitudine è universale: non è solo per me, o per noi, ma è per tutti, senza distinzioni. La ricerca di giustizia di cui parla la beatitudine è una ricerca non violenta.  Per questo la beatitudine della fame di giustizia è preceduta dalla beatitudine della non violenza: beati i miti perché possederanno la terra.

I non violenti assomigliano a Gesù; sono coraggiosi, si compromettono, non ricorrono mai alla violenza. Credono nella forza dell’amore e della verità. Non sentono il bisogno di ricorrere ad altri mezzi per imporre l’amore e la verità. L’affamato e assetato di giustizia si impegna in una ricerca vera di giustizia, non finta, perché non si limita a denunciare i sintomi, ma va alle cause.

Quindi, a chiunque che leggendo ha fame e sete di giustizia voglio lasciare queste parole:

Ci sono persone che con tanta intensità aspirano alla giustizia e la cercano con un desiderio molto forte. Gesù dice che costoro saranno saziati, giacché presto o tardi la giustizia arriva e noi possiamo collaborare perché sia possibile anche se non sempre vediamo i risultati di questo impegno.
La giustizia che propone Gesù non è come quella che cerca il mondo, molte volte  macchiata da interessi meschini, la realtà ci mostra quanto sia facile entrare nelle combriccole della corruzione, far parte di quella politica quotidiana del “do perché mi diano”, in cui tutto è commercio. 
Quanta gente soffre per le ingiustizie, quanti restano ad osservare impotenti come gli altri si danno il cambio a spartirsi la torta della vita. Alcuni rinunciano a lottare per la vera giustizia.
La giustizia che Gesù elogia incomincia a realizzarsi nella vita di ciascuno quando si è giusti nelle proprie decisioni, e si esprime poi nel cercare la giustizia per il prossimo.

Beati quelli che hanno fame e sete di fare la volontà di Dio, cioè dicono: il mio nutrimento, il nutrimento su cui faccio crescere la mia vita, così come il corpo cresce sul pane e sull’acqua, non è la mia volontà, ma la volontà di Dio. Io ho fame di Dio, ho sete di Lui, la sua volontà è punto di riferimento per la mia esistenza. Mi affido a Dio, Lui è la mia gioia, ciò che Lui mi rivela lo mangio e lo bevo con quella avidità con cui l’assetato e l’affamato bevono l’acqua e mangiano il pane.

Per cui se questa è la tua sete e la tua fame inizia a conoscere di più Colui che può saziarti, Gesù Cristo, studiando e meditando la sua vita. Come fare? Puoi prendere la tua Bibbia e leggere i Vangeli: Matteo, Marco, Luca e Giovanni.

In più se sei interessato a ricevere un libro che parla nei dettagli della vita di Cristo, commentando quindi i Vangeli, scrivimi in privato, ho qualche copia in più che sarei felice di donarti: morenabarone83@gmail.com

Il libro in questione è intitolato “La Speranza dell’uomo”, un libro da cui poter trarre lezioni attuali per la nostra vita quotidiana, un libro attraverso il quale potremo conoscere il carattere e la vita di Gesù alla quale siamo chiamati a conformarci. Se hai fame e sete di conoscere e fare la volontà di Dio, dovresti leggere questo libro meraviglioso.

Dio benedica te che leggi e coloro con i quali vorrai condividere questo prezioso messaggio.

20. BEATI SIETE VOI QUANDO VI INSULTANO E VI PERSEGUITANO PERCHE' CREDENDO FATE LA VOLONTA' DI DIO

Cari lettori, siamo giunti al commento dell'ultima beatitudine che possiamo leggere nel Vangelo di Matteo 5:10-12: "Beati i persegu...