Vita in Abbondanza

venerdì 13 novembre 2020

20. BEATI SIETE VOI QUANDO VI INSULTANO E VI PERSEGUITANO PERCHE' CREDENDO FATE LA VOLONTA' DI DIO


Cari lettori, siamo giunti al commento dell'ultima beatitudine che possiamo leggere nel Vangelo di Matteo 5:10-12:

"Beati i perseguitati per motivo di giustizia, perchè di loro è il regno dei cieli. Beati voi, quando vi insulteranno e vi perseguiteranno e, (mentendo), diranno contro di voi ogni sorta di male per causa mia. Rallegratevi e giubilate, perchè il vostro premio è grande nei cieli; perchè così hanno perseguitato i profeti che sono stati prima di voi".

In una società dominata dai tre verbi maledetti avere, salire, comandare, che causano negli uomini la rivalità, l’odio e l’ingiustizia, Gesù propone come alternativa il regno di Dio, l’ambito dove, anziché la cupidigia dell’avere sempre di più, vi sia il condividere, dove al posto del salire al di sopra degli altri vi sia lo scendere a fianco degli ultimi, e dove anziché la brama di comandare vi sia la gioia del servire.

Nel testo greco l'assenza dell'articolo avanti al termine giustizia non consente di collegare quest'ultima alla beatitudine degli “affamati e assetati della giustizia” (Mt 5,6a), che, riguarda una promessa futura che deve ancora realizzarsi (“saranno saziati”, Mt 5,6). L'impiego del presente (di essi è il regno dei cieli), come nella prima beatitudine, indica che questa giustizia è già visibile (“a causa”), ed è il motivo di una persecuzione già in atto.

Nel linguaggio biblico, con il termine giustizia s'intende la fedeltà sia da parte di Dio verso gli uomini che da parte di questi verso Dio con l’osservanza delle leggi del Signore, come appare chiaramente in Matteo dove su sette volte che appare il vocabolo giustizia, in ben sei si tratta di fedeltà/osservanza alla volontà di Dio (Mt 3,15; 5,20; 6,1.33; 21,32). 

Il verbo perseguitare viene adoperato nell'AT per la persecuzione causata dalla fedeltà del giusto ai voleri di Dio, e questo è il significato che si ritrova nel vangelo di Matteo e, prevalentemente, nel NT. La giustizia, che scatena la persecuzione, è la fedeltà alle leggi e ai principi di Dio.

Nessuno è stato calunniato così crudelmente come il Figlio di Dio. E' stato deriso e disprezzato per la sua fedeltà ai sacri principi della legge di Dio ma Egli affrontò serenamente i suoi nemici affermando che quel disprezzo faceva parte dell'eredità del credente. Inoltre dimostrò che se la calunnia può nuocere alla reputazione non può influire sul carattere che è nelle mani di Dio.

Quello delle beatitudini è un percorso, una scalata verso la meta che è quella di avere il carattere di Cristo. La povertà in spirito, l'afflizione, la mansuetudine, la sete di giustizia, la misericordia, la purezza del cuore e le opere di pace possono condurre alla persecuzione a causa di Cristo, ma questa persecuzione alla fine è causa di gioia e di grande ricompensa nei cieli (per una panoramica completa delle beatitudini potete trovare sempre nel mio blog il commento a tutte).

Il mondo, con i suoi idoli, i suoi compromessi e le sue priorità, non può approvare questo tipo di esistenza, incentrata sui principi di Dio. Le “strutture di peccato”, spesso prodotte dalla mentalità umana, così estranee come sono allo Spirito di verità che il mondo non può ricevere (cfr Gv 14,17), non possono che rifiutare la povertà di spirito o la mitezza o la purezza e dichiarare la vita secondo il Vangelo come un errore e un problema, quindi come qualcosa da emarginare, insultare, calunniane e perfino eliminare. Quando appare la santità ed emerge la vita dei figli di Dio, in quella bellezza c’è qualcosa di scomodo che chiama ad una presa di posizione: o lasciarsi mettere in discussione e aprirsi al bene o rifiutare quella luce e indurire il cuore, anche fino all’opposizione e all’accanimento.

E' fondamentale però avere fiducia nel fatto che non c'è nessuna potenza, umana o diabolica, che possa influire su di noi se non consentiamo a peccare. L'uomo che si affida  a Dio godrà, anche nelle circostanze più difficili e scoraggianti, dello stesso equilibrio dei momenti sereni. Le sue parole, le sue motivazioni e i suoi gesti basati sui principi di Dio possono essere fraintesi, ma non se ne preoccupa perchè ha realtà più importanti a cui interessarsi. Egli è paziente come Mosè "... come se vedesse il Dio invisibile" (Ebrei 11:27), rivolgendo la sua attenzione "... non su quello che vediamo ma su ciò che non vediamo: infatti, quel che vediamo dura soltanto per breve tempo, mentre ciò che non vediamo dura per sempre" (2 Corinzi 4:18).

In ogni epoca i messaggeri scelti da Dio che hanno fatto la differenza in mezzo ad un mondo allo sbando, sono stati disprezzati e perseguitati, ma grazie alle loro sofferenze si è diffusa la conoscenza di Dio. L'apostolo Paolo, dimenticando a Roma il peso della prigionia, scriveva riguardo la diffusione del Vangelo "...Di questo sono contento e continuerò a esserlo" (Filippesi 1:18).

Eppure l'apostolo Paolo per amor del Vangelo:

- 5 volte ricevette 40 colpi meno 1 (194 colpi), fu fustigato.
- 3 volte venne battuto con le verghe
- 1 volta lapidato
- 3 volte fece naufragio
- Spesso in viaggio affrontò pericoli tra i briganti, gli stranieri, i suoi connazionali, tra falsi fratelli, vivendo in fatiche, pene, veglie, nella fame e nella sete, nei digiuni, nel freddo e nella nudità.

Eppure, ci invita a rallegrarci sempre nel Signore (Filippesi 4:4). Concludo con le sue parole:

"Ciò che per me era un guadagno, l'ho considerato come un danno a causa di Cristo... per il quale ho rinunciato a tutto... tutto questo allo scopo di conoscere Cristo, la potenza della sua resurrezione, la comunione delle sue sofferenze, divenendo conforme a lui nella sua morte, per giungere in qualche modo alla resurrezione dei morti... e non che io abbia già ottenuto tutto questo... ma corro verso la meta per ottenere il premio della celeste vocazione di Dio in Cristo Gesù". (Filippesi 3)

Possiamo io e voi correre verso la meta per afferrare il premio promesso da Gesù, il Regno di Dio.

Dio benedica te che le leggi e coloro con i quali vorrai condividere questo messaggio.


venerdì 15 maggio 2020

19. BEATI QUELLI CHE SI ADOPERANO PER LA PACE, PERCHE' SARANNO CHIAMATI FIGLI DI DIO (Matteo 5:9)


La beatitudine che affrontiamo oggi tratta un aspetto della vita di cui troppi si riempiono la bocca, un ter-mine che tanti usano ed abusano, ma pochi conoscono davvero in modo personale ed intimo: LA PACE!

Di quale Pace parla Gesù?

Cominciamo queste considerazioni con un testo parallelo, come argomento, in cui Gesù espone in modo più preciso il Suo rapporto con la pace e la distingue dal senso comune che di essa si ha! Nell’ultima fase del Suo servizio sulla terra come Messia del Padre a favore di peccatori, preparando i Suoi alla Sua dipartita, alla Sua morte e poi all’ascensione incielo, Egli afferma in Giovanni 14:27:

“Vi lascio pace; vi do la mia pace. Io non vi do come il mondo dà. Il vostro cuore non sia turbato e non si sgomenti”.

Quella che quindi Egli assicura e promette ai Suoi, è una Pace diversa da quella che il mondo può offrire. E’la pace di cui Cristo è il Donatore, oltre chela Fonte! È una pace che il mondo NON sa, non può e non è in condizioni di dare! Per ‘mondo’ possiamo intendere qualunque cosa o persona ad esclusione di Dio, con una specie di pace che si pensa di ottenere soddisfacendo i vari possibili settori della vita:

- ricchezza (ma quella di cui parla Gesù non è la pace che può derivare dal benessere materiale –anche se fossero innumerevoli milioni di euro);

-partner (ma quella di cui parla Gesù non è la pace che può derivare dall’amore del partner e dall’appagamento della vita con lui –anche se è un aspetto importante della vita);

-politica (ma quella di cui parla Gesù non è la pace che può derivare dalla tranquillità politica, dalla vita serena in una nazione libera–che tanto ci sembra normale e che pure tanti desiderano e sognano ancora oggi, non avendola);

-salute (ma quella di cui parla Gesù non è la pace che può derivare dal benessere fisico –anche se si dice che: ‘se c’è la salute, c’è tutto!’. Sicuramente è molto importante e lo si comprende meglio solo quando la si perde la salute...!);

-lavoro (ma quella di cui parla Gesù non è la pace che può derivare dal posto di lavoro –anche se non c’è dubbio che è molto importante e se non lo si ha, stare in ‘pace’ diventa molto più difficile...!);

-casa (ma quella di cui parla Gesù non è la pace che può derivare dall’avere la ‘propria’ casa – anche se in ‘tempo di terremoto e distruzione può acquisire un valore particolare, sia averla che perderla, e c’è gente che le dà una grandissima importanza, un obbiettivo primario della vita...!).

Potremmo continuare la lista a lungo, con un po’ di fantasia o pensando alla propria condizione... MA la Pace di cui parla Gesù NON è quella parziale che può derivare o applicarsi ad uno di questi aspetti!

Tutte le numerose volte che Paolo ne parla nel N.T. la riferisce a Dio o al Signore Gesù, come Fonte e Dono, oltre che essere una condizione che deriva da una relazione ottimale con Lui! Detto in termini molto semplici: non solo una Pace duratura che Dio ci dona, ma anche una pace da ricercare, perseguire e mantenere costante: infatti non siamo in pace se il nostro rapporto col Signore non è quello che Egli vuole ed ha preparato che sia! Se stai male con Dio, non hai pace e non ne promuovi! La vera Pace dipende dalla relazione che coltivi con Dio! La Pace di cui parla Gesù, quella che procacciano i figli di Dio, i figli del Regno, i cittadini del Suo Regno è proprio quella che fanno tanta fatica a comprendere coloro che invece Dio non Lo conoscono, ed è difficile spiegarla loro!

La Pace di cui parla Cristo è ANCHE la tranquillità, la serenità... quindi la pace nei vari aspetti della vita, ma non è quella che deriva dalla soddisfazione di ognuno di essi!

Eppure, è una Pace che si manifesta in ogni campo della vita anche se non c’è per il credente in quel settore la soddisfazione o possedimento che umanamente preferirebbe...!

Quindi, la pace di cui parla Gesù proviene da Dio, è condizionata dal rapporto con Cristo, ma non ha nulla a che fare con la soddisfazione nelle proprie aspettative umane, di qualsiasi genere! In altre parole, mentre la ‘pace’ umana (che direi è una ‘pace in senso lato’, di cui tanti, troppi si riempiono la bocca, citandola nelle più svariate occasioni e situazioni) ha la caratteristica di manifestarsi, realizzarsi A CONDIZIONE che ci sia la soddisfazione di una o più aspettative di vita (come gli esempi che abbiamo citato prima: ricchezza, partner, salute, lavoro, casa, ecc.), la Pace rivoluzionaria che Cristo è in grado di dare, a partire dal dono della Grazia, del perdono, della Salvezza per il peccatore condannato che non avrebbe altre speranze, è una Pace intima, interiore, capace di regnare, manifestarsi, esprimersi, sempre e comunque, ANCHE quando in ognuno dei settori della vita (che un po’ tutti considerano importanti) non ci sia la soddisfazione sperata!!!

Ecco perché Paolo, scrivendo ai Filippesi (capitolo 4:7) , afferma che le persone che vivono davvero la Grazia, il rapporto privilegiato con Cristo, coloro che sanno di essere stati davvero e definitivamente perdonati per i meriti di Cristo e che lasciano che la loro mente si alimenti e nutra dei pensieri giusti, ossia i sentimenti approvati da Dio, non solo possono davvero essere in un Gioia non soggetta a continui crolli e turbamenti, una gioia che deriva dalla certezza che il Signore è vicino, che sta per realizzare appieno la manifestazione del Suo Regno ma possono non farsi prendere dall’angoscia per qualsiasi cosa, possono presentare i loro bisogni e preoccupazioni a Dio, ringraziarlo sapendo che OGNI cosa è nelle Sue mani.

Chi sperimenta questo tipo di Pace diventerà allora un Procacciatore di pace

Ora, tornando alla nostra ‘beatitudine’ in Matteo 5, forse con l’aiuto del N.T. e in particolare di Paolo il senso dell’affermazione di Gesù diventa più chiaro. Cosa significa allora adoperarsi per la pace? Se abbiamo compreso di quale pace Gesù sta parlando, capiamo anche che si riferisce a persone (i Suoi) che promuovono, ricercano, mantengono, favoriscono, incoraggiano, vivono, godono, realizzano quel tipo di Pace che Dio dona, di cui Dio è la Fonte, che Dio approva e sostiene!

Quindi, quando leggiamo l’affermazione di Gesù: “Beati quelli che si adoperano per la pace...”, possiamo comprendere bene che si tratta di coloro che “saranno chiamati (o riconosciuti) figli di Dio”! Lo comprendiamo, per Grazia di Dio, proprio perché per la vera Pace, quella di Dio, che Egli dona, può essere promossa, può esserne interessato, la può incoraggiare, la può vivere, solo ogni vero figlio di Dio! Cioè coloro che hanno ricevuto quella Pace interiore, che la godono e credo la beatitudine si riferisca in particolare a coloro che curano con impegno e costanza la propria comunione, il proprio rapporto con Dio!

Vorrei perciò andare a concludere, mettendo in evidenza nel modo più concreto possibile che essere procacciatori, promotori di pace, significa non solo avere avuto da Dio in dono la pace, essere sere-ni dentro, ma anche:

-adoperarci perché questa Pace sia trasmessa col Vangelo della Grazia ad altri, a più persone possibili, ribadendo la nostra responsabilità di sentinelle ed annunciatori del Vangelo di Dio;

-impegnarci a favorire che la Pace che Dio ci ha donato, quella che abbiamo dentro grazie a Cristo, venga fuori condizionando la nostra vita, i nostri atteggiamenti, il nostro modo di proporci, di parlare, di comunicare con gli altri. Quindi una pace che passa dal cuore agli atti, alle azioni, agli atteggiamenti! Quando non succede (come dirà Giovanni riguardo all’amore dichiarato per Dio), c’è da sospettare che chi non la trasmette, probabilmente non la possieda davvero, quindi non conosce Dio!

-sostenere la pace, avendola dentro, significa non solo resistere ad ogni forma di conflitto, ma promuovere la pace in tutti e fra tutti! Non a caso Paolo raccomanderà ai credenti in Romani12:18:

“Se è possibile, per quanto dipende da voi, vivete in pace con tutti gli uomini”.

Non sono uomini che si adoperano alla pace, che manifestano le caratteristiche del Regno di Dio, non sono fra i ‘beati’ di cui parla Gesù., coloro che conservano nella loro vita la pretesa di avere il ‘diritto’ di farsi valere, di scaricare la propria ira e risentimento addosso a chi li osteggi, li contesti o comunque li affronti; il presunto diritto di ‘fargliela vedere’! Non sono fra i beati gli iracondi ma quelli che si adoperano per la pace!!!

In fondo, le beatitudini sono i pezzi di un meraviglioso puzzle che rappresenta gli effetti della Grazia trasformatrice di Dio; un puzzle che descrive il carattere cristiano, i segni particolari dei cittadini del Regno di Dio!

Non so tu... ma io voglio cominciare da me: smetto di pensare che debbano essere gli altri a dover fare, a dover migliorare, a doversi impegnare, a dover cambiare atteggiamenti, a trattarmi meglio, a fare di più...! Per la Grazia e la misericordia del Signore, ma soprattutto per la Sua forza io comincio da me e vi incoraggio a farlo con me: con il Signore, con la Sua capacità, desidero essere un vero promotore della pace che Dio mi ha donato; in modo che, oltre a goderla appieno in me, possa seminarla ed impregnare con essa tutti coloro e tutto ciò che mi circonda... per la sola gloria di Dio!!!

Desidero con tutto il cuore, che con la mia beatitudine si sappia quant’è grande il mio Dio, quanto è potente l’opera di cui è capace, quanto sia straordinario il fatto che riesce a manifestare e rappresenta-re il Suo Regno già qui ed ora, nonostante io sia così miserabile.

Dio benedica te che leggi e coloro con i quali vorrai condividere questo prezioso messaggio.

martedì 12 maggio 2020

18. BEATI I PURI DI CUORE PERCHE' ESSI VEDRANNO DIO. (Matteo 5:8)


Stiamo continuando il nostro viaggio verso la felicità così come la intende Dio, una felicità che scaturisce dall’obbedienza ai suoi principi, dalla piena consacrazione a Lui e non dal fare a modo nostro le cose, ma dal farle a modo di Dio, con la certezza che la sua saggezza supera la nostra e nessuno meglio di Colui che ci ha messi al mondo, può sapere cosa è meglio per noi. Nella Bibbia leggiamo:

Non conformatevi a questo mondo, ma siate trasformati mediante il rinnovamento della vostra mente, affinché conosciate per esperienza quale sia la volontà di Dio, la buona, gradita e perfetta volontà. (Romani 12:2).

Questo testo mi piace perché implica il fatto che noi siamo spesso dei testardi, degli orgogliosi, dei figli disubbidienti, che pensano di fare a modo loro e di sapere cosa è meglio per loro. Ma quando ci bruciamo, quando subiamo le conseguenze delle nostre scelte, allora ci rendiamo conto di quanto la volontà di Dio per la nostra vita sia buona, gradita e perfetta. L’esperienza ci insegna che Dio ha sempre ragione e se seguissimo giorno dopo giorno i suoi consigli, non conformandoci a questo mondo ma essendo trasformati mediante il rinnovamento della nostra mente, eviteremmo tante delusioni.

Beati i puri di cuore… Adesso cerchiamo di approfondire come questa beatitudine passi attraverso la purezza del cuore. Prima di tutto dobbiamo capire il significato biblico della parola cuore. Per la cultura ebraica il cuore è il centro dei sentimenti, dei pensieri e delle intenzioni della persona umana. Se la Bibbia ci insegna che Dio non vede le apparenze, ma il cuore (cfr 1 Samuele 16,7), possiamo dire anche che è a partire dal nostro cuore che possiamo vedere Dio. Questo perché il cuore riassume l’essere umano nella sua totalità e unità di corpo e anima, nella sua capacità di amare ed essere amato.

Per quanto riguarda invece la definizione di “puro”, la parola greca utilizzata dall’evangelista Matteo è katharos e significa fondamentalmente pulito, limpido, libero da sostanze contaminanti. Nel Vangelo vediamo Gesù scardinare una certa concezione della purezza rituale legata all’esteriorità, che vietava ogni contatto con cose e persone (tra cui i lebbrosi e gli stranieri), considerati impuri. Ai farisei che, come tanti giudei di quel tempo, non mangiavano senza aver fatto le abluzioni e osservavano numerose tradizioni legate al lavaggio di oggetti, Gesù dice in modo categorico:

«Non c’è nulla fuori dell’uomo che, entrando in lui, possa renderlo impuro. Ma sono le cose che escono dall’uomo a renderlo impuro. Dal di dentro infatti, cioè dal cuore degli uomini, escono i propositi di male: impurità, furti, omicidi, adultèri, avidità, malvagità, inganno, dissolutezza, invidia, calunnia, superbia, stoltezza» (Marco 7,15.21-22).

In che consiste dunque la felicità che scaturisce da un cuore puro?

A partire dall’elenco dei mali che rendono l’uomo impuro, enumerati da Gesù, vediamo che la questione tocca soprattutto il campo delle nostre relazioni. Il vero discepolo di Gesù proverà una vera e propria avversione per i modi, il linguaggio e i pensieri volgari. Ognuno di noi deve imparare a discernere ciò che può “inquinare” il suo cuore, formarsi una coscienza retta e sensibile, capace come abbiamo letto all’inizio di «discernere la volontà di Dio, ciò che è buono, a lui gradito e perfetto» (Romani 12,2). Noi siamo chiamati a custodire la purezza di ciò che abbiamo di più prezioso: i nostri cuori e le nostre relazioni. Questo ci aiuterà a respirare l’aria pura che proviene dalle cose belle, dall’amore vero, dalla santità. Nella Bibbia leggiamo:

Nessuna cattiva parola esca dalla vostra bocca; ma se ne avete qualcuna buona, che edifichi secondo il bisogno, ditela affinché conferisca grazia a chi l'ascolta. (Efesini 4:29)

Come si addice ai santi, né fornicazione, né impurità, né avarizia, sia neppure nominata tra di voi; né oscenità, né parole sciocche o volgari, che sono cose sconvenienti; ma piuttosto abbondi il ringraziamento. Perché, sappiatelo bene, nessun fornicatore o impuro o avaro (che è un idolatra) ha eredità nel regno di Cristo e di Dio. Nessuno vi seduca con vani ragionamenti; infatti è per queste cose che l'ira di Dio viene sugli uomini ribelli. Non siate dunque loro compagni; perché in passato eravate tenebre, ma ora siete luce nel Signore. Comportatevi come figli di luce - poiché il frutto della luce consiste in tutto ciò che è bontà, giustizia e verità - esaminando che cosa sia gradito al Signore. Non partecipate alle opere infruttuose delle tenebre; piuttosto denunciatele; perché è vergognoso perfino il parlare delle cose che costoro fanno di nascosto. (Efesini 5:3-12)

Le persone con un «cuore puro» non sono doppie, non sono ipocrite. Ciò che dicono corrisponde a quello che pensano. Il loro agire è animato da una retta intenzione: senza secondi fini, senza pensieri nascosti. Gesù è certamente il modello. Il suo essere si esprime e si rispecchia nelle cose che fa. Per questo esse lasciano il segno.

Chi è puro di cuore, poi, vale a dire chi agisce rettamente senza ambiguità, è certamente una persona degna di fiducia. Nei rapporti interumani, infatti, la fiducia si basa sulla trasparenza nei pensieri e nelle azioni.

Coloro che hanno un cuore puro sono felici perché non fanno entrare nulla nel loro cuore che li renda infelici.

Invece di avere un cuore pieno di impurità, ingratitudine, incredulità o cattivi pensieri sulla vita e su un altro, invece di lamentarsi sempre per questo o per quell’altro, invece di essere sempre insoddisfatti della propria vita, queste persone hanno dei pensieri puri, buoni, sani e pensano come possono essere di benedizione per gli altri.  Hanno anche una stabile resistenza, senza compromessi nel loro cuore contro tutti i pensieri egoistici, impuri e i pensieri di dubbio e di ansia che potrebbero tentare di entrare.

Se dovessi fermare cento persone per strada, non troveresti una sola persona che non vorrebbe essere felice. Ma non tutti sono disposti a fare tutto il necessario per ottenere un cuore puro.

Ricevere un cuore puro, e mantenerlo, non avviene per caso. Per ottenere un cuore puro devo avere la mia vita in ordine con Dio e con il prossimo.

Sta scritto in Salmi 119:9:

“Come potrà il giovane render pura la sua via? Badando a essa mediante la tua parola.”

La parola di Dio è la guida per aiutarmi a mantenere il mio cuore puro, per tutta la mia vita.

In tutte le situazioni della mia vita devo fare delle scelte, come reagisco con gli altri, cosa faccio nel mio tempo libero, quali pensieri possono occupare la mia mente. Obbedire alla parola di Dio mi dà la direzione nella mia vita e mi aiuta a fare le scelte giuste in tutte le situazioni che incontro.

La conclusione di una vita nella purezza

Questa vita è veramente degna di essere vissuta, una vita in cui non c’è posto per nulla di male nel mio cuore, una vita senza rimorsi!

Davide disse in Salmi 23:6: “Certo, beni e bontà m’accompagneranno tutti i giorni della mia vita; e io abiterò nella casa del SIGNORE per lunghi giorni.”

Questa è una descrizione di una vita con un cuore puro – una persona del genere diventa solo più felice! Non solo bontà e la grazia mi accompagneranno tutti i giorni della mia vita, ma ricevo pure una gioia eterna. Questa vita è veramente degna di essere vissuta, una vita in cui non c’è posto per nulla di male nel mio cuore, una vita senza rimorsi!

I puri di cuore, vivono la loro esistenza come se fossero in presenza di Dio e la promessa è che al suo ritorno lo vedranno faccia a faccia come era da principio prima che il peccato facesse la sua comparsa.

Possa la presenza del Signore accompagnarti in questa giornata, possa la sua Parola essere la tua guida e possa il tuo cuore essere puro affinché chi ti incontra possa riconoscere in te una luce diversa, una luce celeste. Sii degno di essere un figlio di Dio! Sii degno di ricevere la felicità che scaturisce dall’avere un cuore puro!

Dio benedica te che leggi e coloro con i quali vorrai condividere questo prezioso messaggio.

 

20. BEATI SIETE VOI QUANDO VI INSULTANO E VI PERSEGUITANO PERCHE' CREDENDO FATE LA VOLONTA' DI DIO

Cari lettori, siamo giunti al commento dell'ultima beatitudine che possiamo leggere nel Vangelo di Matteo 5:10-12: "Beati i persegu...